La Giustizia italiana non insabbi la strage dell’Aquila: la città scende in piazza

di Eleonora Falci e Angelo Liberatore
Verità e giustizia. E’ quello che chiedono con un grido unanime quanti , con una rosa in mano, stanno popolando, di minuto in minuto di più, il piazzale dell’Auditorium di Renzo Piano, al Castello. “Tutti convocati” – la manifestazione organizzata da Vincenzo Vittorini, Massimo Cinque, Maurizio Cora e Pier Paolo Visione, parenti di alcune delle 309 vittime provocate dal devastante terremoto – coincide nella data con una delle scosse più forti avvertite dalla popolazione nei giorni immediatamente precedenti al sisma del 6 aprile 2009.
A questa, seguì la ormai celeberrima telefonata tra l’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso e l’ex assessore regionale Daniela Stati nella quale si parlava di “operazione mediatica” rispetto alla Commissione Grandi Rischi (Cgr) che si sarebbe riunita in città il giorno dopo.
La rosa è il simbolo che hanno inteso portare in piazza “affinché l’indifferenza, la prepotenza ed il silenzio di alcuni non macchino oltre misura la storia della città dell’Aquila e violentino i valori di civiltà e di giustizia che sentiamo nostri fino a prova contraria.”

Ed è Vincenzo Vittorini fra i primissimi ad arrivare nel piazzale antistante l’Auditorium.
“Vogliamo che da oggi parta questo grido di verità e giustizia: noi siamo bravi a chiedere verità e giustizia per gli altri ma non per noi stessi. Al tempo stesso è necessario aprirci al resto d’Italia, far capire tutto quello che è successo in modo che tutti possano averne contezza. Se siamo solo noi, parenti delle vittime, ad invocare sempre verità e giustizia non saremo ascoltati: ma se lo farà tutta la comunità qualcosa forse può cambiare.”
La manifestazione, iniziata con l’arrivo dei primi partecipanti alle 17, si è snodata attraverso una sorta di cronistoria fatta di foto e video che ripercorrono quei giorni: dai funerali del 10 aprile, alla Guardia di Finanza, alla splendida voce di Alessandra Cora che interpreta una canzone.

“Quello è l’inizio di tutto” spiega Vittorini dal palco. “Perché quel 30 marzo dopo quella scossa eravamo tutti fuori, con le nostre famiglie. IL 6 aprile eravamo invece tutti dentro le nostre case. E’ in quella settimana che è cambiato tutto, che il nostro istinto atavico di metterci al sicuro all’aperto è stato sopraffatto”.



Alla folta folla presente sono state anche fatte riascoltare, fra il mormorio generale, le parole intercorse nella famosa telefonata tra Guido Bertolaso e Daniela Stati: “nelle ultime battute” sottolina Vittorini “è evidente che è la politica a chinare la testa di fronte al numero uno della Protezione Civile in nome della rassicurazione”. Non sono mancati, ulteriormente, i mugugni all’ascolto delle parole di Bernardo De Bernardinis che, rispondendo al giornalista Colacito, esortava gli aquilani a bere un buon bicchiere di Montepulciano.



Audio e video si susseguono e quasi si fondono, in un percorso di dolore e ricerca di giustizia che arriva fino ai giorni nostri. Sono le 19 quando Vittorini parla del processo Grandi Rischi Bis, sul quale incombe lo spettro della prescrizione – per la precisione il termine è il 7 ottobre 2016. “Bertolaso si riempie la bocca di frasi, dicendo che rinuncerà alla prescrizione” afferma dal palco il chirurgo aquilano. “Ma finché non formalizzerà questa sua volontà, rimarranno solo parole. Se lo facesse, noi saremmo più tranquilli nella nostra ricerca di verità.”
Riflessioni, spunti, frasi che fanno male e rispecchiano il dolore non solo di un uomo che ha perso moglie e figlia nel crollo della sua abitazione il 6 aprile: ma quella di una intera comunità. Un vero e proprio bagno del dolore, se così può essere definito, nel quale però la lucidità non manca mai. “Parlo da consigliere comunale: a me della ricostruzione non interessa nulla, perché a me interessa capire cosa è successo in quei giorni. Anche se la città sarà ricostruita più bella di prima, resterà sempre un peccato originale che macchierà tutto quanto.”

Ad intervenire anche l’avvocato Maurizio Cora, in un intervento più stringato ma non meno efficace. Per lui la sentenza con cui la Cassazione ha motivato la decisione presa nei confronti degli allora imputati nel processo della Grandi Rischi “è scritta in giuridichese e non entra nel merito dei fatti. Eppure leggendola attentamente si nota che viene trattata effettivamente come se fosse una strage. Non ci fermeremo qui: ci rivolgeremo anche alla Corte di Giustizia Europea per avere giustizia”. E propone una lettera, da consegnare al Tribunale Penale dell’Aquila entro il 6 aprile, in cui quanti vorranno firmare – moltissimi nel corso della serata – chiedono che Bertolaso rinunci alla prescrizione nell’ambito del procedimento noto come Grandi Rischi Bis.


Moltissime le persone presenti. Da evidenziare anche la presenza di una delegazione dei Red Blue Eagles, i tifosi dell’Aquila Calcio, che da sempre hanno manifestato al fianco dei parenti delle vittime, arrivando anche a partecipare al presidio di fronte alla Cassazione di poche settimane fa. Loro stessi si sono impegnati a portare la lettera in curva, domenica prossima, per farla firmare a quanti vorranno farlo.
Nei giorni scorsi avevano dato la loro adesione alla manifestazione odierna diversi gruppi consiliari, dal PD ad Appello per l’Aquila, come anche le organizzazioni sindacali e associazioni aquilane.