Riperimetrazione Sirente Velino: facciamo chiarezza

Né smantellamento, né parco nazionale.
Sul parco regionale Sirente Velino e sulla sua riperimetrazione se ne sono sentite di tutti i colori in queste ultime settimane. Affermazioni e smentite, seguite da nuove affermazioni che però non chiariscono perché ci sia così tanta ostilità attorno ad un progetto regionale che intende dare ordine ad un parco che in 26 anni ha vissuto delle lunghissime fasi commissariali che ne hanno impedito lo sviluppo.
Cerchiamo allora di fare il punto della situazione, consci degli ultimi tavoli regionali ai quali hanno partecipato i comuni interessati: lo facciamo con Luigi Fasciani, sindaco di Molina Aterno ed ex Vice Presidente del Parco regionale.
“Il Parco ha sempre avuto una composizione ibrida, con componenti nominati fra i sindaci, la Provincia, la comunità montana, tecnici e ambientalisti. Un miscuglio di cariche che rendeva anche difficoltosa la gestione del parco stesso che, di fatto, nei 26 anni di vita è stato per più tempo commissariato che gestito ordinariamente. La Regione ha intenzione di investire sul nostro Parco e per questo ha deciso di concertare con noi sindaci e con altri protagonisti del territorio dei cambiamenti che servono sia per rendere più snella l’amministrazione del parco stesso, riducendo a sei i componenti del consiglio direttivo, sia per rilanciare il parco e l’economia dei comuni che vi sono compresi” dice Fasciani.
Alcuni comuni hanno fatto presente la loro volontà di entrare, con porzioni del proprio territorio, nella riperimetrazione del Parco: parliamo della parte aquilana delle Doline di Ocre come pure di Castel di Ieri (ve lo abbiamo raccontato qui). Altri comuni hanno fatto domanda non per uscire dal parco, ma per ridisegnare alcuni confini,tenuto conto della forte antropizzazione dell’area. Molina Aterno, per esempio, è uno dei pochissimi comuni ad avere il 100% del proprio territorio comunale all’interno del parco. “Certo, ci sono pregi ma anche difetti. Dal punto di vista dell’agricoltura, ad esempio, si ha il vantaggio di poter usufruire del risarcimento danni da fauna selvatica. Purtroppo negli anni i cinghiali si sono moltiplicati senza che vi fossero iniziative, anche da parte degli enti locali, di contenimento del fenomeno: le colture ne hanno risentito, tanto da portare alcuni agricoltori a smettere di seminare. Essere nel Parco consente, in tempi non lunghissimi, un minimo risarcimento. Cosa che però non succede se, ad esempio, si ha un incidente stradale a causa di un cinghiale: il danno non è risarcibile nè dall’Anas né dalla Provincia” spiega Fasciani. “Ma ci sono anche dei difetti, principalmente legati all’economia. Nel Parco non possono essere installate pale eoliche e questo significa sia impossibilità di accedere a una energia pulita, sia un mancato investimento sul territorio che avrebbe potuto portare a nuovi posti di lavoro, contenimento delle spese e anche a tasse minori nei confronti dei cittadini. Ci sono state delle responsabilità, certo, nella gestione di tutte queste problematiche e noi amministratori locali siamo anche disposti a prenderci le responsabilità” chiosa Fasciani “ma non dipende né è dipeso tutto da noi, anzi.”
Il problema è che a fronte dell’adesione al Parco, con tutti i vincoli che ne conseguono, non sono mai state messe in pratica misure compensative: e allora da qui nasce la volontà da parte della Regione di fare chiarezza e mettere un punto prima di investire.
Dunque, nessun tentativo di smantellare il parco, nè tantomeno di estromettere alcuni territori, visto che nella nuova ipotesi di amministrazione saranno presenti un rappresentante per ognuno dei tre territori interessati, ovvero Marsica, Valle Subequana e Altopiano delle Rocche.
Nessun, infine, danno al parco in quanto area verde che tutela fauna e flora: tanto che anche il WWF, in una delle ultime riunioni, ha espresso soddisfazione per questo progetto. Luciano di Tizio, presidente del WWF, ha infatti affermato che “I sindaci hanno l’esigenza di avere un parco che funziona e dopo 26 anni di attesa la priorità è il piano del parco che deve essere adottato e approvato. Siamo pronti a dare il nostro contributo e chiediamo che il parco inizi a funzionare con gli strumenti che aspetta da tempo”
Ora si attendono i prossimi incontri con l’Assessore Di Matteo e i rappresentanti del territorio per mettere a punto gli ultimi particolari. Si passerà poi dalle Commissioni e dal consiglio regionale per cercare di dare un senso e dignità ad una istituzione nata con i migliori intenti ma cresciuta trascinandosi stancamente.