6 aprile in Senato, ‘Stefania Pezzopane comizio indecoroso’

Durante la seduta del 6 aprile del Senato della Repubblica si è commemorato con un minuto di silenzio il settimo anniversario del terremoto di L’Aquila, al termine del quale ha preso la parola la senatrice aquilana Stefania Pezzopane.
“Un intervento fuori luogo – ha dichiarato Carlo Giovanardi al Capoluogo – un comizio inserito in un momento non adeguato”.
Il senatore nel suo intervento successivo al discorso della Pezzopane aveva giudicato inopportuno il dibattito aperto dal presidente Grasso dopo il minuto di silenzio. “Diventa indecoroso – ha detto Giovanardi, senatore del gruppo Identità e Azione, nel suo intervento in aula – aprire un dibattito, successivo ad un momento di commozione e commemorazione, durante il quale la gente se ne va e chiacchiera, nel disinteresse generale”.
“Ancora peggio – ha aggiunto il senatore -quando una commemorazione diventa uno scontro politico, in cui vengono inseriti giudizi ingenerosi o di parte, assolutamente fuori luogo, come quello acceso dalla collega. Ho ritenuto di dover intervenire a fine seduta per dire queste cose, affinché anche a L’Aquila si sappia che nel Senato, in questa occasione, non c’è stata soltanto polemica politica. La collega Pezzopane ha definito una «deportazione» l’aver dato occasione alle persone di avere nuove case in tempo record, quando si sa che in Italia le persone sono rimaste nelle baracche per dieci, venti e trent’anni dopo i terremoti i storici. Il Friuli è stata un’eccezione. Poi, questa mattina, abbiamo sentito apprezzamenti terribili su Bertolaso e non si capisce che attinenza avessero questi interventi con la commemorazione. Ricordo solo, affinché rimanga come testimonianza, che il dopo terremoto di L’Aquila c’è stata abnegazione e generosità, ma ci sono stati anche atteggiamenti minacciosi, denunce e perfidie; si è cercato perfino di incriminare e mettere alla sbarra il vescovo di L’Aquila, monsignor D’Ercole, poi pienamente assolto, per una questione di invidie e di bassa politica di bottega. Il Dipartimento di cui ero a capo – continua Giovanardi – stanziò 9 milioni di euro subito dopo il terremoto, che sono rimasti lì. Sono andato più volte a L’Aquila per segnalare personalmente la possibilità di spendere questi soldi, ma non mi è stato detto come potevano essere spesi. Passata l’emergenza è poi stata istituita una Commissione con tutti i crismi ed è stata stilata una graduatoria e il vincitore, colui che era arrivato primo e doveva ricevere più soldi di tutti per fare asili nido o strutture per gli anziani, ha fatto ricorso al TAR, perché riteneva che fossero pochi. Avendo perso dinanzi al TAR, ha fatto ricorso al Consiglio Stato e dopo anni e anni, i soldi ancora non sono stati spesi, ma non per cattiveria: c’erano ed erano stati stanziati.