La rivolta delle casette post sisma

di Roberta Galeotti
Un altro terremoto si sta abbattendo sulla città di L’Aquila. La redazione del Capoluogo è stata letteralmente sommersa di segnalazioni di proprietari di casette di legno costruite nel post sisma, che stanno di nuovo ricevendo le ordinanze di demolizione dei manufatti.
Ad un censimento sommario risultano edificati nell’immediato post sisma circa 4000 manufatti provvisori, per una media di due persone a casetta significa più di 8000 persone di nuovo per strada.
Il vice sindaco Trifuoggi, ci riferiscono i lettori, avrebbe richiesto ai Vigili Urbani di conoscere la situazione di ogni Ordinanza di demolizione non eseguita nel lontano 2011. Questo, a lume di naso dei tanti proprietari che si sono rivolti alla redazione, rischia di aver attivato una macchina infernale che porterà tutte questi proprietari difronte ad una costosissima ed estenunate guerra legale.
Le casette che hanno luce, acqua, gas e fognature insistono in «terreni non edificabili, ma limitrofi a zone urbanizzate e lottizzate, di cui il comune potrebbe recuperare una quota forfettaria per l’incremento del valore del terreno, senza richiederne la demolizione – ha spiegato al Capoluogo il presidente del Consiglio Carlo Benedetti, ascoltato in merito, -. La delibera 58 ha inciso in aree che sono fuori dallo strumento urbanistico, ma in aree limitrofe ad esso che hanno acquisito vocazione edificatoria grazie alle varianti degli ultimi 20 anni.».
Circa 4000 famiglie si vedranno recapitare nei prossimi giorni delle istanze di demolizione che attiveranno una nuova guerriglia legale urbana e che rappresenteranno un nuovo ‘terremoto’ per queste persone.
E’ vero che molte famiglie hanno investito molti soldi in terreni urbanizzati e lottizzati ma non ancora edificabili, su cui hanno costruito delle casette di legno per far fronte all’emergenza del post sisma. «In un primo tempo questa soluzione ha aiutato la stessa amministrazione comunale a far fronte all’assistenza post sisma alla popolazione – ci dicono i nostri lettori -, poi però sono sopraggiunti i problemi».
I proprietari, ora, dovranno difendersi legalmente dalle responsabilità penali di tali ordinanze e dovranno richiedere l’esosa sospensiva al Tar. Molto più complessa risulta la situazione delle numerose casette costruite ad una distanza non regolamentare dal fiume Aterno (soprattutto nella zona limitrofa alla caserma della GDF) che sono identificate come a rischio esondazione e, per ciò, per la Procura espongono il primo cittadino a ripercussioni legali, qualora non venissero demolite, ma venissero interessate da una esondazione mettendo a rischio delle vite umane.
L’ispettorato urbanistico, con la stessa quantità di personale a disposizione che aveva prima del sisma, si è visto in questi anni sopraffatto di pratiche di abusi edilizi che, per ciò, viaggiano lentissime. Il sistema usato è molto semplice: i tecnici sovrappongono i rilievi aerofotogrammatici del 2008 e li sovrappongono a quelli fatti nel 2015 e tutto ciò che di nuovo si intravede nelle carte viene denunciato e, per ciò, deve essere demolito.