Stupro Pizzoli: ‘Se parli ti diffamo!’

7 giugno 2016 | 15:39
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Stupro Pizzoli: ‘Se parli ti diffamo!’

rosa“ Una repressione inaccettabile che colpisce chi porta solidarietà e che mira a perpetuare la cultura dello stupro”. Si scaglia come un macigno l’accusa della rete “Coordinamenta” di femministe e lesbiche italiane, impegnate in iniziative di sostegno a Rosa, la ragazza stuprata a Pizzoli nel 2012 e lasciata in fin di vita nel parcheggio di una discoteca.
Oggetto della contestazione, la denuncia per diffamazione aggravata e il sequestro da parte dei Carabinieri, avvenuto qualche giorno fa, di tutti i dispositivi digitali mobili ai danni di un’attivista romana.
La donna sarebbe “rea” di aver intrapreso azioni di sensibilizzazione tramite mail, messaggi su facebook e telefonate , insieme ad altre collaboratrici, affinché la Casa Internazionale delle Donne non ospitasse l’ Avvocato Antonio Valentini – difensore dello stupratore Francesco Tuccia, ex militare campano di stanza a L’Aquila– quale relatore in un convegno sulla Commissione Rischi, tenutosi presso quella sede nel novembre del 2015.
La questione esplode e rimbalza in queste ore a livello nazionale tra blog e radio militanti, a dipingere il territorio aquilano come fortemente succube di logiche politiche e militari , che avrebbero “influenzato”- secondo le attiviste – lo stesso Pronto Soccorso locale nella redazione del primo referto, non coerente con la gravità della situazione riscontrata.
“Quelli mi volevano uccidere”, avrebbe dichiarato la ragazza  durante la convalescenza. Perché in realtà fuori dalla discoteca – oltre al militare Tuccia, condannato in cassazione nel 2015 alla pena di 7 anni e 8 mesi –  erano stati fermati anche altri due commilitoni del 33esimo Reggimento Artiglieria Acqui, insieme alla fidanzata di uno dei due.
“Un rapporto amoroso consensuale”, la linea difensiva del legale Valentini, responsabile – dichiara il coordinamento – di aver sconfinato in arringhe volte a suscitare dispregio e criminalizzazione della donna che ha subito la violenza. “Le prime udienze  sono state tenute a porte chiuse e ci hanno permesso a fatica di rappresentare anche fuori dal tribunale la nostra vicinanza a Rosa.  Abbiamo organizzato un’assemblea a Roma ,  domani mercoledì 8 giugno in via Ostiense presso le ‘Cagne Sciolte’, per sottolineare che si tratta di una rivendicazione collettiva , anche se la denuncia penale subita dalla nostra collega è di natura personale”. La donna, secondo le attiviste, sarebbe stata oggetto di azioni persecutorie anche su facebook.
Un’assunzione di responsabilità condivisa dunque, per iniziative di sensibilizzazione contro una cultura della violenza che tocca tutte le donne. Violenza reiterata nelle aule dei tribunali , ogni qual volta il diritto alla difesa di chi compie un abuso sessuale non viene amministrato in modo strettamente tecnico ; ogni qual volta  le vittime diventano ‘offender’ costrette a dimostrare la violenza , oltre l’evidenza delle gravi lesioni subite, sottoposte a racconti morbosi di particolari, per giustificare le reazioni maschili ‘a provocazioni implicite di chi se l’è cercata. Perché all’istinto non si comanda’.