L’Aquila Calcio e quel ritiro ad Amatrice

di Claudia Giannone
3 agosto 2014. I tifosi dell’Aquila Calcio seguono la squadra nel ritiro di Amatrice, uno dei più sentiti da molto tempo. Uno dei più accoglienti, uno di quelli che maggiormente vengono portati nel cuore.
Tipica tappa per il pranzo all’Hotel Roma: amatriciana, come di consueto, per poter consumare un piatto conosciuto in tutto il mondo, ma proprio nel luogo in cui tutto acquista più sapore. La casa dell’amatriciana, che come sempre, al termine del mese di agosto, avrebbe portato migliaia di ospiti per la tradizionale sagra. Come ogni anno.
Terminato il pranzo, c’è tempo per un caffè tra i vicoli di un paese che per tanti dettagli fa sentire gli aquilani a casa. Ma dopo, tutti a scaldare gli spalti di quella struttura pronta ad ospitare i rossoblù in ritiro: il campo di Amatrice, sotto un sole splendente che riesce a domare le poche nuvole nel cielo d’agosto, vede i supporters aquilani ancora una volta pronti a sostenere la propria squadra, sotto la guida di mister Giovanni Pagliari.


Un mese all’inizio della nuova stagione, tra la speranza di un futuro degno del nome “L’Aquila” ed il timore per il campionato ormai alle porte, ancora con dubbi da risolvere e nodi da sciogliere. Un campionato terminato poi nel peggiore dei modi. Con l’inganno. L’inizio della fine. Un inganno capace di spazzare via la fiducia sempre presente nel cuore dei tifosi. E quel calore sugli spalti, dipinti di rosso e di blu, proprio come i colori dell’Aquila Calcio.
Un calore che, a distanza di due anni, verrà raffreddato da un altro inganno. L’inganno di una terra che ha preso molto dalle persone a lei fedeli, ma che ha restituito la distruzione.
23 settembre 2016. Gli spalti sono desolati. Il verde del campo da gioco totalmente rimosso, sovrastato da terra, sassi e tende della Croce Rossa Italiana. Una tensostruttura in costruzione, per ospitare la funzione religiosa ad un mese dal dramma.



Un mese in cui gli abitanti di Amatrice hanno realizzato di aver perso ciò per cui avevano speso la propria vita. Un mese in cui hanno ricevuto aiuti, fondi e parole di conforto. Una grande dimostrazione del cuore dell’Italia, nel momento del bisogno, ma allo stesso tempo un tentativo di comprendere una situazione che pochi riusciranno davvero a comprendere. Solo chi ha vissuto sulla propria pelle la stessa sorte.
Sono trascorsi due anni da quel lontano ritiro dell’Aquila Calcio ad Amatrice. E tutto è cambiato. Lo dimostra la struttura sportiva, che nel suo piccolo rappresenta una parte del legame che negli ultimi anni ha unito ancor di più L’Aquila e Amatrice, proprio come quella terra che ha tradito i propri figli. Lo dimostra lo sfondo, in cui le case una volta innalzate alle spalle del campo si sono trasformate in cumuli di macerie. Lo dimostra il calore, che sembra avere ormai abbandonato questo luogo.
Eppure, il sole è rimasto lo stesso. Osserva dall’alto, nascosto dietro quelle nuvole che ora sono riuscite a prendere il sopravvento, ma cerca ancora di riscaldare coloro che, nonostante tutto, non hanno abbandonato la loro terra. Il sole che accompagnava i tifosi aquilani per le vie di Amatrice, il sole che ancora illumina un centro su cui, prematuramente, i riflettori si sono già spenti.
Un sole che tornerà a splendere per L’Aquila Calcio, così come per Amatrice.