Sciame sismico: E’ la faglia del 1703

La scossa di magnitudo 3.4 con epicentro tra Pizzoli e Barete fa tornare la paura nell’Aquilano.
Dalla prima decade di Novembre è in corso uno sciame sismico che ha registrato circa 200 piccoli terremoti e tre scosse superiori a magnitudo 3 [nello specifico: M 3.3 il 5 gennaio, 3.0 l’8 gennaio e 3.4 il 9 gennaio 2017].
“Questa attività è ricondotta alla faglia di Pizzoli che poi si inabissa e scende verso Cagnano e Barete”- spiega Leonardo Nicolì, Fondatore e Direttore iAReSP Association.
“Lo sciame in corso non è un evento diretto della sequenza del Centro Italia”. Nello specifico “la faglia di Montereale-Pizzoli non è stata interessata da eventi sismici rilevanti né dopo il 2009 né a seguito del terremoto del 24 agosto. La sequenza ancora in atto dopo la scossa di Mw 4.4 del 29 novembre fra Capitignano e Montereale è dovuta alla faglia di Campotosto che si era già attivata nel 2009 e che produsse tre terremoti maggiori di M 5.0″ – precisa Nicolì.
“Quello che si sta verificando tra Barete e Montereale non è una conseguenza diretta dei terremoti del Centro Italia, dal 24 agosto tutta l’aria a sud di Amatrice non era stata interessata dall’attività se non poco prima della metà di novembre”- ribadisce l’esperto.
“LA FAGLIA DEL 1703 FU QUELLA DI PIZZOLI” – La struttura sismica di Barete-Pizzoli-Arischia è ben nota in letteratura scientifica e associata all’evento del 1703.
“Il terremoto non è memoria, fare paragoni è assurdo. Nel 1703 ci fu una sequenza di di tre eventi molto forti, cosa che non sta accadendo adesso. Bisogna considerare la struttura sismogenetica degli appennini che tendono a cadere e destabilizzare le faglie vicine. Nel 1703 la faglia interessata fu proprio quella di Pizzoli, la stessa che ha generato la scossa della scorsa notte. Ma è una faglia rimasta silente nel 2009 e dopo Amatrice”.
FAGLIE CHE SI INTERSECANO – Le scosse avvertite in queste settimane nell’aquilano, che tanto fanno pensare a quelle che hanno preceduto la scossa più forte del 6 aprile 2009 sono dovute all’incontro di più faglie:
“Ci sono faglie che si intersecano: Campotosto – Amatrice – Montereale – Pizzoli. Quest’ultima scende in obliquo in profondità e arriva fino a Coppito. Cosa diversa dalle placche indiana e asiatica che si scontrano verticalmente. Lo stesso vale per la faglia di Paganica e quella di Monte Roio, la prima che arriva in superficie a Paganica scende in modo obliquo e incrocia l’ipocentro del 2009”.

Cosa sta accadendo nell’Appennino centrale? Lo sciame sismico in atto nel Centro Italia arriva fino al Molise “che è una struttura a parte, differente da quella nell’aquilano. Ci fu uno sciame esattamente un anno fa, nel gennaio del 2016, e dall’altro ieri se ne sta verificando un altro a 25 chilometri di profondità”.
Cosa bisogna aspettarsi e come si risponde all’apprensione dei residenti nell’Alta Valle dell’Aterno e non solo?
Il terremoto può arrivare quando vuole, dove vuole e come vuole. Prevedere non è ancora possibile. Il terremoto del 2009 avrebbe già dovuto insegnare molto alla popolazione: messa in sicurezza e prevenzione, aumento del grado sismico della propria abitazione, luci di emergenza, mobili ancorati alle pareti”.
LA RICERCA VA AVANTI CON LE STAZIONI SISMICHE – Intanto l’Associazione internazionale per la Ricerca dei precursori sismici Iaresp* continua a studiare i dati, diventati fondamentali, forniti dalla stazione sismica di Pizzoli due giorni prima dei terremoti del Centro Italia. “Da qui si parte per pensare a una possibile previsione di un evento sismico. Noi ci stiamo provando con le stazioni di Cagnano e Pizzoli e stiamo lavorando per istallarne una terza a Campotosto”.
*L’associazione Iaresp è titolare di due importanti progetti: “Tellus Project” e “Fenice Project”. Il primo progetto è di tipo multidisciplinare. “Poiché i terremoti sono fenomeni fisici”, spiega l’introduzione a Tellus “le tecniche utilizzate allo scopo di prevedere un sisma sono basate su approcci geofisici, sismologici, campi magnetici, campi elettrici e geodesia. Diversi tipi di gas presenti nel sottosuolo esalano da faglie attive e processi geodinamici profondi possono produrre anomalie nelle emissioni, variazioni della temperatura e livelli delle acque, conducibilità elettrica e altro. In linea generale, tutte le anomalie osservabili prima di un terremoto potrebbero essere utili per una migliore comprensione dei precursori sismici. Il Radon (222Rn), in modo particolare è studiato come un precursore dei terremoti. È un gas inerte generato dal decadimento radioattivo del Radio (226Ra) nella catena di decadimento dell’Uranio. Variazioni di concentrazione di Radon, sia in acqua che al suolo, associati ad attività sismica sono noti da oltre mezzo secolo, ma uno degli scopi principali della nostra organizzazione è quello di far avvicinare i numerosi ricercatori, attivi in diversi studi, per creare nuovi importanti progetti di ricerca unendo sforzi e sacrifici”.
Per quanto riguarda il progetto Tellus, in cui rientra anche la stazione sismica di Pizzoli, l’obiettivo è quello di monitorare territori con un’area di circa 625 Km² nei quali saranno installate 14 stazioni di rilevamento multidisciplinare così composte:- Radonometro professionale per la rilevazione delle emissioni Radon;
– Stazione Sismometrica per la registrazione di terremoti anche di magnitudo prossime allo 0;
– Stazione Meteo professionale completa di barometro, pluviometro, anemometro, igrometro e termometro;
– Centrale per il monitoraggio della componente elettrica del campo elettromagnetico nelle bande ELF e VLF;
– Telecamera di Lettura Ottica Vibrazionale utilizzabile sia nel campo edilizio che su animali da fattoria;
– Utilizzo di dati interferometrici disponibili da satellite;
– Utilizzo di dati sui campi termali disponibili da satellite.