Le elezioni nel centrodestra: Verini, sì alle primarie ma serve un governo di unità

L’Aquila, 4 dic 2011 – Il candidato sindaco alle elezioni amministrative di maggio per Futuro e libertà, il consigliere Enrico Verini apre alle primarie e strizza l’occhio a una coalizione allargata.
Dopo la conferenza stampa di Gianfranco Giuliante in cui l’assessore regionale ha annunciato la sua volontà di candidarsi nel caso in cui le primarie del centrodestra non si facciano e dovessero arrivare nomi imposti dai veritici romani, Verini cambia posizione e lascia la casacca di battitore solitario. «Giuliante oggi non ha detto nulla di nuovo», spiega l’esponente Fli, «ha solo lanciato la proposta di fare le primarie. In attesa che questa proposta diventi certezza, noi ragioneremo sul da farsi», aggiunge, llasciando intendere che a Futuro e libertà le primarie piacciono. «Questa idea delle primarie a noi piace», spiega Verini, «perché riteniamo che sia l’unico metodo accettabile per arrivare alle elezioni attraverso un percorso democratico. Deve essere la gente a scegliere il candidato migliore a sindaco dell’Aquila. Se le primarie ci saranno noi apriremo a un ragionamento anche con altri partiti. Saremo ben contenti di misurarci con altri candidati».
E precisa la sua idea per le elezioni: «Accetteremo, eventualmente, di entrare nella coalizione di centrodestra soltanto se questa sarà aperta a chiunque, perché per questa città serve un “Polo per L’Aquila” ».
Un polo, insomma, che sia capace di unire tutte le forze politiche per governare, con un consiglio comunale “straordinario”, una città in emergenza. «E’ importante che la politica, di centrodestra e di centrosinistra, esca dagli schemi ottocenteschi della ricerca del consenso e dell’elettorato», spiega Verini. «Questa città ha bisogno di un governo di coalizione, unitario, in cui tutte le forze facciano la loro parte per il bene della città. Poi alle elezioni regionali e provinciali ognuno vada con chi vuole e come vuole. Ma all’Aquila serve un consiglio comunale unito. Un “Polo per L’Aquila”, appunto».
Verini non risparmia una sfida al vicepresidente vicario del consiglio regionale, Giorgio De Matteis, al quale da più parti viene tirata la giacchetta per sapere dalla sua viva voce una decisione data per presa da esponenti di centrodestra e centrosinistra, e cioè la sua candidatura a primo cittadino. Una candidatura data invece per incerta da Verini, che tuttavia lascia aperta una possibilità: «Se De Matteis si candida sono disposto a un confronto con lui. Anzi lo invito a confrontarsi con me, ma dobbiamo passare per le primarie». Sull’argomento De Matteis è tornato anche Giuliante nel corso della conferenza stampa.
Il consigliere di Fli ricorda anche che quella di Futuro e libertà è l’unica uscita pubblica concreta in vista delle elezioni comunali nel capoluogo di regione. Per il resto, solo proclami e lotte su chi debba candidarsi, sulle primarie sì-primarie no, sull’attesa di risposte dalla stanze romane dei partiti, a destra come a sinistra. «In questo momento gli unici a dire cosa vogliono fare per questa città siamo noi», dice Verini, «gli altri sono ancora impelagati a combattere sul nome del candidato sindaco. Noi di Fli ci abbiamo messo la faccia. Tuttavia siamo siamo disposti a un confronto con chiunque, ma non in nome di un’ideologia politica o degli interessi di parte e di partito. Noi siamo aperti al confronto per costruire un “Polo per L’Aquila” che esca fuori dalle logiche anche nazionali della politica. Per governare questa città, che si trova a vivere un momento difficilissimo della sua storia, bisogna uscire dagli schemi».
E se Verini dovesse alla fine correre da solo e vincere, questo è il suo manifesto pre-elettorale, con il sapore di una promessa: «Mi impegno a non essere tanto limitato a pensare di governare da solo L’Aquila o contando soltanto su un gruppo di persone. Se dovessi vincere», spiega, «farei un governo di unità cittadina, con i migliori nel centrodestra, nel centrosinistra e nel cosiddetto terzo polo. Buoni e incapaci ce ne sono in tutti gli schieramenti. Cercherei di mettere insieme i migliori per ricostruire e amministrare la città».
Città bloccata nella ricostruzione pesante e in crisi economica e sociale anche a causa di un “peccato originale” compiuto dal sindaco uscente Massimo Cialente: non aver convocato, all’indomani del sisma, tutti i partiti attorno allo stesso tavolo per difendere compatti la città messa in ginocchio dal sisma. «Cialente ha sbagliato. Il non riunire i politici il 7 aprile per cercare di capire cosa dovesse essere fatto per affrontare la tragedia del terremoto è stato un errore grave compiuto dal sindaco. Non è stato fatto allora, io cercherò di farlo adesso se dovessi vincere le elezioni».
M.Gianf.