Mafia e ricostruzione: restano in carcere gli indagati

L’Aquila, 10 gen 2011 – Il tribunale del Riesame ha rigettato le richieste di revoca delle misure cautelari di Massimo Maria Valenti (ai domiciliari perché invalido) e il fratello, Vincenzo Antonino Valenti (anche lui arrestato), in carcere a Reggio Calabria, entrambi difesi dall’avvocato Amedeo Ciuffetelli, il quale ha annunciato l’intenzione di leggere le motivazioni sul rigetto, prima di ricorrere alla Corte di Cassazione. Questo è quanto riporta oggi "Il Messaggero" sulla vicenda dei due calabresi indagati insieme al giovane imprenditore aquilano Stefano Biasini con l’accusa, per concorso esterno in associazione mafiosa. Gli indagati sono stati arrestati alcuni giorni fa dal Gico delle Fiamme gialle. Secondo l’accusa queste persone, ognuno con un proprio ruolo e attraverso legami con un clan malavitoso calabrese, stavano cercando di ottenere appalti per la ricostruzione. L’esame della posizione di Biasini è stato invece fissato per la giornata del 12 gennaio, come richiesto dagli avvocati Attilio Cecchini e Vincenzo Salvi, entrambi legali di fiducia dell’arrestato.
I difensori, nella breve udienza di ieri, hanno comunque prodotto della documentazione in merito alla quale «l’indagato intendere rendere dichiarazioni a propria discolpa. È un giovane psicologicamente prostrato – ha rimarcato l’avvocato Salvi si legge su "Il Messaggero"- per la vicenda carceraria che sta vivendo in cuor suo da persona innocente». Intanto dal verbale dell’interrogatorio di garanzia spuntano altri particolari. Per esempio Biasini, interrogato dal pm titolare dell’inchiesta Fabio Picuti e dal Gip del Tribunale, Marco Billi ha definito Massimo Maria Valenti, anche lui arrestato nell’ambito della stessa attività antimafia della Dda dell’Aquila, suo amico. «Lo conosco bene», ha raccontato il giovane imprenditore ai due magistrati. Sulla circostanza del perché si fosse dotato di operai provenienti da fuori città, Biasini ha risposto affermando: «Gli operai? Erano più le pretese che avevano che non la voglia di lavorare. Ho avuto una serie di difficoltà a lavorare dopo il sisma. Ho contattato degli operai che conoscevo i quali mi avevano detto che sarebbero tornati se io gli avessi trovato un alloggio». Gli operai chiamati a lavorare all’Aquila «erano persone che lavoravano nel romano, ci stava pure Latella» (piccolo artigiano, amico di Carmelo Gattuso, quest’ultimo commercialista di Biasini, e socio in affari del 34enne aquilano).