Patto per lo sviluppo: Cna, Confartigianato e Confesercenti si autosospendono

L’Aquila, 10 gen 2012 – Confartigianato, Cna e Confesercenti si autospendono dal Patto per lo sviluppo sottoscritto con la Regione Abruzzo il 14 aprile 2011. La decisione, annunciata stamane alla stampa a Pescara, sraebbe legata al fatto che «le scelte strategiche della Regione sono state compiute fuori d«al Patto per lo sviluppo» e questo strumento sarebbe stato «svuotato dei suoi contenuti».
Alla conferenza stampa hanno partecipato i rappresentanti delle tre associazioni imprenditoriali e cioè i presidenti regionali Angelo Taffo per Confartigianato, Italo Lupo per Cna e Beniamino Orfanelli per Confesercenti, con i rispettivi direttori Daniele Giangiuli, Graziano Di Costanzo e Enzo Giammarino.
Autosospendendosi dal Patto per lo sviluppo, le tre confederazioni dicono che «la collaborazione con la Regione non è più possibile. Occorre rimettere subito l’impresa al centro dell’azione del governo regionale». I rappresentanti delle imprese del commercio, dell’artigianato, del turismo e dei servizi (che garantiscono il 75 per cento dell’occupazione regionale) non sono più disposti a mettersi "in coda" e aspettare il loro turno, hanno chiarito stamane. Le richieste avanzate per uscire da questa situazione di difficoltà sono precise: «Sollecitiamo – specificano Cna, Confartigianato e Confesercenti – l’annullamento e la conseguente rimodulazione del Fondo unico per le attività produttive destinando quei 19 milioni alle imprese. Serve poi un’agenda che preveda una ricognizione profonda delle risorse disponibili e porti l’Abruzzo a una riforna della pubblica amministrazione tagliando drasticamente gli apparati ipertrofici di cui si circonda la politica e dando vita a una Agenzia unica per lo sviluppo regionale e abolendo i doppioni ancora in vita». Da chiudere, questa un’altra richiesta, la stagione dei commissariamenti di enti e settori che ha segnato e segna questa consiliatura».
«Dalla Regione, ha detto Orfanelli aprendo la conferenza, ci attendiamo un rapido cambio di passo» mentre fino ad oggi «abbiamo registrato un atteggiamento insufficiente e inadeguato». Il Patto «non è stato convocato neppure per discutere il Bilancio regionale». «Le piccole e medie imprese (in Abruzzo ce ne sono 130mila) – ha aggiunto – non possono più aspettare, hanno prosciugato le riserve e ora la situazione si fa drammatica».
«Il Patto per lo Sviluppo è nato per chiedere tutti insieme al Governo i Fas. I fondi sono stati accordati, però, tranne una parte utilizzata per diminuire il debito della sanità, del resto non si sa nulla – ha specificato Italo Lupo – La crisi economica sta spingendo nel baratro sempre piu’ le piccole e piccolissime aziende. Si perde tempo in chiacchiere ma di concreto non e’ stato realizzato nulla. Tutto quello che ci aspettavamo dal Patto non e’ stato assolutamente rispettato. Per questo le organizzazioni di categoria si sono autosospese: non vogliamo essere presi in giro, per noi contano i fatti, le chiacchiere non portano da nessuna parte. Resteremo fuori dal Patto fino a quando le decisioni non saranno concertate».
«Siamo disposti a tornare sui nostri passi nel caso in cui la Regione Abruzzo fosse pronta a rimettere mano ai 19 milioni del Fondo unico per le attività produttive, ridistribuendo queste risorse in modo capillare secondo le esigenze delle nostre imprese» Ha commentato Angelo Taffo, presidente regionale della Confartigiano, nel corso di una conferenza stampa convocata per annunciare, insieme con la Cna e la Confesercenti, l’autosospensione delle tre associazioni imprenditoriali dal Patto per lo Sviluppo sottoscritto con la Regione lo scorso anno.
Il presidente della Confartigianato ha spiegato che l’uscita dal Patto è dovuta al fatto che la Regione non condivide, non concerta le scelte». Taffo ha aggiunto che se non ci sarà un’inversione di tendenza «saranno messe in campo iniziative di protesta».
Tra le questioni evidenziate da Taffo, la stretta creditizia è «un elemento vitale per la sussistenza delle imprese». Allo stesso tempo il presidente regionale di Confartigianato ha fatto notare che i due strumenti principali per fronteggiare la situazione relativa all’accesso al credito, vale a dire i Consorsi Fidi e l’Artingiancassa, «sono state completamente dimenticati dal governo regionale. Aspettiamo ancora il saldo – ha proseguito – dei Consorzi Fididel 2009, del 2010 e del 2011: a tutt’oggi viene sbandierata come promessa, ma non viene mantenuta. I Consorzi – ha sottolineato – sono l’unica ancora di salvezza per il mondo imprenditoriale».
Taffo ha inoltre evidenziato che le micro e le piccole imprese sono il fulcro dell’economia regionale e creano occupazione: «gli artigiani e le piccole imprese – ha sostenuto – non possono essere martoriati anche da chi dovrebbe tutelarli. Anche noi, quindi, condividiamo l’autosospensione voluta da Cna e Confesercenti, perchè la Regione non condivide scelte importanti a livello economico con l’imprenditoria».
Il presidente della Confartigianato ha posto anche la questione del tasso di insolvenza pari al 2 per cento, dei commissariamenti e della ricostruzione dell’Aquila: «dopo tre anni – ha rilevato il presidente regionale della Confartigianato – non si riesce a capire qual è la problematica che non consente di farla partire. La ricostruzione può essere un altro volano per le imprese regionali». Taffo, quindi, ha reclamato attenzione per le imprese: «Oggi – ha evidenziato – la politica non pensa a chi crea reddito ed occupazione. Mettere in ginocchio l’imprenditoria vuol dire mettere in ginocchio se stessi, l’economia, i lavoratori, le famiglie, i giovani e le donne. Questa volta – ha concluso il presidente – agiremo con forza e determinazione».
CARAMANICO (SEL): «QUESTA È LA PROVA DEL FALLIMENTO DELLA POLITICA DI CHIODI» – «La decisione di Confartigianato, Cna e Confesercenti di uscire dal Patto per lo sviluppo è la riprova del fallimento della politica di concertazione del Presidente Chiodi, che a parole invita alla collaborazione, ma di fatto continua a pensare di essere un uomo solo al comando e di poter fare e disfare a proprio piacimento». Così il Consigliere regionale Franco Caramanico interviene sulla presa di posizione delle tre associazioni di categoria «con le quali – continua – non posso non essere d’accordo in merito ai motivi di questa decisione maturata dalla consapevolezza che il Patto altro non è che un contenitore vuoto. Ed è per questo che avevamo scelto di non aderirvi, sapendo che si trattava dell’ennesimo manifesto di intenti cui non avrebbe fatto seguito alcunché». Per Caramanico «l’uscita delle associazioni dal Patto per lo sviluppo, così come le diatribe interne messe in piazza dall’assessore Giuliane, che ha denunciato, come del resto avevamo fatto anche noi, la politica campanilistica del Governatore, dovrebbero servire a Chiodi a fare un sincero esame di coscienza e a trarne le dovute conseguenze».
MASCITELLI (IDV): CRONACA DI UN FALLIMENTO ANNUNCIATO– «Siamo stati lasciati soli quando abbiamo denunciato più volte che il Patto per lo Sviluppo, nella sua presentazione fumosa fatta di soli titoli ma priva di contenuti e di priorità, era solo un contenitore vuoto, utile per guadagnare tempo e per fare passerelle mediatiche. Oggi, invece, importanti associazioni di categoria, con una comprensibile esasperazione, sono arrivate alle nostre stesse conclusioni: assenza di concertazione e di capacità di confronto, mancanza di una visione d’insieme del modello di sviluppo da perseguire per la nostra regione, irresponsabilità nel non comprendere che il fattore tempo è decisivo nella drammaticità della crisi che si attraversa. Inesistenza dell’Abruzzo nel Piano Nazionale delle Infrastrutture per il Sud; briciole nella riprogrammazione delle risorse comunitarie con il Piano Barca, dal nome del nuovo ministro; proposta di uti
lizzo dei Fondi FAS come una lista della spesa, senza alcuna progettualità di valenza extra-regionale; bassissima percentuale di utilizzo dei Fondi comunitari, come ha riferito lo stesso ministro Barca in audizione alle commissioni parlamentari, e l’elenco potrebbe continuare. Senza contare che le esperienze e le competenze delle associazioni di categoria e del mondo del lavoro sarebbero, in questi tempi, più che mai preziosi rispetto ad alcune sfide non più rinviabili, come le riforme strutturali in settori chiave e come le politiche attive del lavoro, utilizzando i già scarsi strumenti messi a disposizione dai governi nazionali. L’Abruzzo vive con un governo regionale che sta dimostrando, nella sua programmazione economica, soltanto la capacità di annunciare, di tanto in tanto, come specchietti per le allodole, qualche bando pubblico, e poi , in realtà, di farlo tardi e male e soprattutto senza alcuna verifica dei risultati raggiunti e dei benefici ottenuti". "Da abruzzese – conclude il senatore – è triste constatare che, a questo punto, per la nostra regione il vero Patto per lo Sviluppo sarà chiudere questa legislatura regionale al più presto e iniziare una nuova storia».
CONFESERCENTI: ATTEGGIAMENTO REGIONE INADEGUATO– «Giungiamo a questa conferenza stampa dopo che le nostre tre confederazioni, fra le maggiori associazioni imprenditoriali in Abruzzo e in Italia, sono state impegnate in un’azione costante, quotidiana, pressante di denuncia della estrema gravità in cui versa il mondo che rappresentiamo, quello delle 130 mila piccole e medie imprese di questa regione. In questi anni, soprattutto negli ultimi mesi, abbiamo formulato proposte, avanzato critiche, lanciato appelli. Con la Regione abbiamo sottoscritto il 13 aprile un documento storico, il Patto per lo Sviluppo, annunciato come lo strumento che avrebbe dovuto guidare l’Abruzzo nella vertenza con il governo nazionale e condiviso, al suo interno, gli strumenti per consentire al tessuto produttivo di uscire dalla drammatica crisi che sta vivendo. Alla nostra assunzione di responsabilità, per nulla scontata e non dovuta a nessuno se non alle nostre imprese, è corrisposto però un atteggiamento della Regione insufficiente e assolutamente inadeguato. In tutta Europa si continua a parlare delle enormi difficoltà di accesso al credito per le imprese, in tutta Italia si studiano soluzioni ma in Abruzzo ai consorzi fidi si continua a negare quel supporto istituzionale che altrove invece viene garantito. Non solo le risorse stanziate per le piccole e medie imprese del commercio, dell’artigianato, del turismo e dei servizi sono assolutamente insufficienti i fondi da sempre destinati ad agevolare l’accesso al credito, quelle cioè derivanti dal Fondo unico per le attività produttive, sono state dirottate addirittura verso altre voci».
CHIAVAROLI (PDL): SBAGLIATO USCIRE – «Una decisione miope, strumentale, non orientata al bene dell’Abruzzo né, spiace dirlo, delle categorie che pure dovrebbero rappresentare. I patti per essere duraturi e soprattutto per cogliere risultati importanti, devono fondarsi sul senso di responsabilità e sul rispetto reciproco, nella consapevolezza che facendo fronte comune si può proiettare prima e meglio l’Abruzzo nel futuro. Se poi a prevalere sono le vecchie logiche e le piccole convenienze di parte, ce ne faremo una ragione e continueremo a sostenere il presidente Chiodi nella sua azione di governo, un lavoro difficile che ha iniziato a mostrare invidiabili risultati. La disponibilità al confronto non significa sottostare, come in un passato poco edificante, agli egoismi corporativi di pochi. Se altri vogliono sottrarsi alle loro responsabilità e imboccare la più comoda scorciatoia della polemica personale, vorrà dire che saremo ancora una volta noi a farcene carico».
CHIODI: «SPERO IN RIPENSAMENTO MA NO A VECCHI MODELLI» – «Il Patto per lo sviluppo non è la riproposizione del vecchio tavolo della concertazione dove si distribuivano alle corporazioni risorse che, per la verità, neppure c’erano ipotecando, attraverso la spesa pubblica in deficit, il futuro dei giovani abruzzesi. Il mondo è cambiato e lo stesso Governo Monti sta tentando di correggere questa anomalia che contraddistingue l’Italia. Oggi la novità è l’esplicita ammissione da parte dei governi nazionali e regionali che i soldi pubblici sono ridotti al lumicino. Non si può pensare di tassare ulteriormente i cittadini o indebitarci di più sottraendo definitivamente il futuro ai giovani abruzzesi. Spero in un ripensamento che non significhi però il voler riproporre vecchi modelli concertativi che ormai non sono più adeguati alla realtà».
PASQUALONE (UDC): «SEGNO DELLA MIOPIA DEL GOVERNO REGIONALE» – «Approviamo e sottoscriviamo la grave e difficile ma, al tempo stesso, doverosa decisione presa dalle tre associazioni Confartigianato, Cna e Confesercenti di autosospendersi dal Patto per lo sviluppo. La miopia del governo Regionale, in merito alle più volte denunciate condizioni di estremo disagio in cui versano le piccole e medie imprese, non può più essere tollerata. Non sono lontani i giorni in cui il Presidente Chiodi, formulando i suoi auguri per il nuovo anno, dipingeva una regione, la nostra, in ripresa e quasi virtuosa per merito anche dei grandi progressi conseguiti in questi anni. In realtà, a ben vedere, i dati sono altri e denotano invece che, se va in sofferenza il popolo delle partite iva del comparto imprese su cui principalmente si fonda la nostra economia, allora qualcosa da rivedere e ripensare nel nostro sistema regionale forse c’è:basta volerlo».
D’ALESSANDRO (PD): «CHIODI SIMBOLO DELLA VECCHIA POLITICA» – «Se c’e’ uno che e’ legato mani e piedi alla vecchia politica questo e’ il Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, che sara’ ricordato come il peggiore dei governatori che la nostra storia abbia mai avuto. Se c’e’ uno che ha messo le tasse agli abruzzesi quello e’ lui». Lo dice il capogruppo regionale del Pd, Camillo D’Alessandro. «Chiodi-Attila e’ riuscito a sfasciare anche il Patto, cioe’ la piu’ grande occasione mai concessa da opposizione e parti sociali ad un Governo regionale: assumersi la responsabilita’ dei problemi, al di la di ogni divergenza. Veniva prima l’Abruzzo, per questo il PD sottoscrisse il Patto, pur dall’opposizione. Ma Chiodi – ha detto ancora D’Alessandro – ha sistematicamente mentito – riprende D’ Alessandro – agli abruzzesi. Ora i nodi sono venuti al pettine. Nessuna partita aperta e’ stata vinta: infrastrutture? 0 Euro. Credito alle imprese? 0 Euro. FAS? 0 Euro. Sanita’? 160 milioni di mobilita passiva. Tasse regionale? Aumentate. Imprese? Tradite. Di fronte ad una situazione eccezionale – insite D’Alessandro – era necessario un nuovo modo di fare: chiarezza, trasparenza , carte scoperte e confronto per scrivere insieme l’agenda delle cose da fare stabilendo le priorita’ su cui tutti convergere. Questo era l’obiettivo del Patto, ma Castiglione e Chiodi hanno utilizzato ed evocato il Patto quando a loro serviva per poi scomparire e consumare scelte diametralmente contrarie, sul bilancio e finanziaria, dall’indirizzo dato dal Patto. Ora si apre una fase diversa – chiarisce l’esponente del PD – Chiodi e’ inaffidabile e non ci possiamo piu’ fidare delle cose che dice, alle quali puntualmente non seguono comportamenti e decisioni conseguenti e coerenti. Il Gruppo regionale del PD nei prossimi giorni chiedera’ un incontro alle parti sociali per riprendere l’agenda delle cose da fare e con i gruppi parlamentari che sostengono il governo Monti aprire una nuova fase di confronto con il nuovo Governo, con o senza Chiodi,con o senza Patto, ma certamente in modo diverso. L’unico modo per salvare il Patto – conclude D’Alessandro -e’ chiedere a Chiodi di fare un passo indietro. Le decisioni assunte e non concordate , tra l’altro contrarie all’indirizzo
che ci siamo dati, devono essere ridiscusse e modificate, per poi procedure insieme su altre questioni».
PDCI: «PER CHIODI UNA SERIE DI FALLIMENTI» – Anche il Partito dei comunisti italiani interviene sulla «dura presa di posizione di Confartigianato, Cna e Confesercenti che si sono autosospese dal Patto per lo sviluppo sottoscritto con la Regione Abruzzo il 14 aprile 2011, è chiaramente il segnale di allarme delle tre associazioni di categoria che non vedono prospettive di sviluppo per il futuro dei loro associati. Il patto per lo sviluppo, – afferma una nota di Pdci L’Aquila – lo abbiamo denunciato fin dall’inizio, nasceva male ed era solo un escamotage per rinviare scelte politiche fondamentali per la tenuta delle piccole e medie imprese in Abruzzo. Questo tavolo nasceva dopo il fallimento della task force che era il fiore all’occhiello del Presidente Chiodi. In questi anni il Presidente ha messo insieme una serie di fallimenti politici sul fronte dello sviluppo della nostra Regione. Il nostro Consigliere regionale nei giorni di dibattito per l’approvazione dl Patto chiedeva una serie di impegni alla Giunta regionale (concordare con le banche la sospensione di 12 mesi per tutti i procedimenti in corso; produrre in tempi brevi, un provvedimento analogo a quello sui mutui per la prima casa; avviare uno studio approfondito sulla realtà debitoria abruzzese delle famiglie, in generale, ed in particolare per la situazione delle piccole e medie imprese in situazione di difficoltà; rifinanziare in maniera adeguata, gli interventi previsti dall’art.101 della L.R. 17 aprile 2003, n.7 e s.m.i).Erano una serie di provvedimenti che sicuramente avrebbero evitato una crisi più generalizzata delle piccole e medie imprese abruzzesi. Non aver assunto neanche un provvedimento in tal senso ed aver decantato solo “successi” che il presidente Chiodi sogna solo di notte, ha fatto sì che i buoi non solo sono scappati ma sono arrivati in un bivio di non ritorno. Aver ovattato la crisi con dichiarazioni fantasiose sulla nostra Regione che superva il Friuli, l’Emilia Romagna e non so quant’altro, ha solo aggravato i fattori di crisi. Con le chiacchiere non si governa».
CNA, CONFARTIGIANATO, CONFESERCENTI: «ORA RISPOSTE RAPIDE» «Dalla politica abruzzese le 130 mila piccole e medie imprese si aspettano ora risposte chiare, scelte decise, un’agenda concreta. Queste imprese sono il pane quotidiano per 75 lavoratori abruzzesi su 100 e meritano rispetto: le ‘corporazioni’ sono molto lontane da noi» affermano Cna, Confartigianato e Confesercenti. «Le nostre confederazioni hanno mosso critiche puntuali e dettagliate su precise scelte che la Regione Abruzzo ha compiuto negli ultimi mesi” proseguono le tre associazioni, “e ci aspettiamo ora che proprio su queste scelte ci sia un rapido ripensamento e si apra una fase in cui si scelga con nettezza quali sono le vere priorità dell’Abruzzo. Bisogna dare subito ossigeno alle aziende e rimetterle in pista per non aumentare il divario competitivo con altre regioni e per salvaguardare l’occupazione: è su questo che i piccoli e medi imprenditori aspettano risposte precise, ma soprattutto rapide, dal presidente Gianni Chiodi».
ACERBO: «IL PATTO NON SERVE, MEGLIO ATTUARE LO STATUTO» «L’autosospensione di Cna, Confartigianato e Confesercenti dal Patto per lo sviluppo credo rappresenti con chiarezza il fallimento di un’iniziativa volta principalmente a dare la sensazione che qualcosa contro la crisi si stava pur provando a fare. Mi pare che il bilancio del Patto confermi le ragioni per le quali come consiglieri della Federazione della Sinistra io e il compagno Saia decidemmo di non aderire». Questo il commento di Maurizio Acerbo che specifica «Ci era sembrata una trovata pubblicitaria ipocrita quella di far finta di allargare la partecipazione alla determinazione delle scelte quando in realtà si è assistito a una progressiva espropriazione delle prerogative del Consiglio Regionale e alla mancata attuazione delle disposizioni statutarie per quanto riguarda la concertazione. Al fine di restituire al confronto caratteri non spettacolari ma di sostanza noi crediamo che vadano abbandonati modelli di governante improvvisati e recuperate le regole proprie della sovranità democratica a partire dalla piena attuazione dello Statuto. Quando Confartigianato, Confesercenti e Cna lamentano di non aver potuto discutere su come destinare i 19 milioni del Fondo unico per le attività produttive e più in generale di Finanziaria e Bilancio non fanno altro che lamentare la mancata attuazione dello Statuto – spiega Acerbo – Il coinvolgimento delle parti sociali non è una benevola elargizione del Presidente ma un obbligo dettato dallo Statuto della Regione Abruzzo che forse molti non hanno letto. Non vi è bisogno di alcun Patto per lo sviluppo quanto di una corretta applicazione dello Statuto regionale a cui la maggioranza, il Presidente e la Giunta di turno non possono che adeguarsi. Infatti la concertazione è prevista all’articolo 11 dello Statuto e il comma 8 dell’articolo 12 prevede che sia disciplinata con legge regionale come dovrebbe avvenire anche per quanto riguarda gli Istituti di partecipazione e di democrazia diretta. Invece di dare attuazione allo Statuto si è scelta la strada delle tavolate ad uso e consumo delle telecamere, una strada che non porta da nessuna parte come si comincia finalmente a constatare».
CHIAVAROLI (PDL): ATTEGGIAMENTO EGOISTA – «Il Patto è nato con uno scopo preciso quello cioè di rappresentare un momento nobile di confronto. Uscire, sbattendo la porta, solo perché non si è ottenuto subito quello che si voleva, mi sembra un atteggiamento egoista, strumentale, ma soprattutto miope di fronte al momento eccezionale che stiamo vivendo. Non è certo questo il modo per difendere gli interessi della regione e costruire le basi per un futuro di sviluppo. I rappresentanti delle associazioni che oggi lamentano il mancato raggiungimento di presunti obiettivi, chiedendo una rimodulazione del Fondo Unico per le Attività, ad aprile sapevano benissimo quale era la situazione e le difficoltà a cui si sarebbe andati incontro. Più che lanciarsi in accuse sarebbe molto più utile e costruttivo elaborare proposte, cercare insieme il modo per reperire nuove risorse, per esempio attraverso la vendita delle società di trasporto».