Non ci sono soldi in più per le seconde case del centro storico

L’Aquila, 14 gen 2012 – É giunta dal capo della Protezione civile l’amara verità: le risorse aggiuntive promesse per le seconde case e per le attività produttive del centro storico, che dovevano essere assicurate dal piano di ricostruzione, non ci sono. In una nota il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli ribadisce, da una parte l’imprescindibilità del piano di ricostruzione, dall’altra sottolinea che «per quanto attiene ai contributi riconosciuti per la ricostruzione degli edifici privati si è richiamata la normativa vigente fuori dal centro storico». Come dire: non ci sono soldi in più.
«Abbiamo fatto e inviata la nostra bozza di ordinanza il 28 dicembre scorso- ha spiegato l’assessore Pietro Di Stefano – La nostra proposta tendeva ad uno snellimento delle procedure al fine di evitare l’ingorgo della ricostruzione che si sta verificando per le case E. Chiedevamo in sostanza l’accesso al buono contributo per tutte le unità immobiliari per qualsiasi uso fossero adibite. L’anno scorso i commissari dissero che i piani di ricostruzione avrebbero finanziato tutte le seconde case. Invece non c’è nulla di più rispetto alle ordinanze vigenti ordinanze». Il Comune chiedeva inoltre che gli esiti di agibilità fossero certificati dai progettisti e la possibilità dell’unicità del buono contributo sia per le parti comuni sia per le parti singole «dopo quanto accaduto fino ad oggi – ha spiegato Di Stefano – visto che abbiamo ferme mille domande perché non arrivano i progetti delle parti comuni».
Chiesta inoltre l’eliminazione del livello di sicurezza massimo al 60% lasciando la scelta al professionista. Nella proposta si chiedono i rinforzi attraverso un gruppo di tecnici chiamato ad esaminare i progetti visto che ad aprile andrà via la filiera. «Rischiamo di avere un passivo ad aprile di 2 mila pratiche – ha spiegato di Stefano – . Il gruppo tecnico serve a fare lo sportello unico, richiesto da mesi, per l’istruttoria e l’autorizzazione».
Di Stefano chiede ancora che l’Opcm preveda il ricorso a varianti in corso d’opera che ora sono vietate con la rimodulazione delle risorse; e ancora: la possibilità di interventi in anticipazione da parte dei privati. Avviare i lavori cioè subito dopo aver depositato il progetto». intanto il piano di ricostruzione dovrebbe andare in giunta il 26 gennaio. Non poteva essere presentato prima, chiosa Di Stefano, perché le regole sono state definite solo nel maggio 2011.«In questa tragedia, in questo mare in tempesta noi stiamo navigando a vista – è un fiume in piena il sindaco Massimo Cialente – L’ordinanza per il centro storico ordinanza è decisiva e non si può cadere nei soliti errori. Abbiamo saputo che stava per uscire per sbaglio ed io ho dovuto bloccare l’emanazione. Vogliamo sederci intorno ad un tavolo per confrontare tutti i punti? Con questa Opcm non si ricostruisce. È penalizzata anche la sicurezza con il tetto del 60%. Vogliono dirci cosa succederà ad aprile quando andrà via la filiera? Chi esaminerà i 2000 progetti presentati dopo il 31 agosto 2011? Forse qualcuno vuole sabotare addirittura il governo. Se questo governo emanerà l’ordinanza così com’è sarà peggiore di quello che lo ha preceduto. Non si può giocare all’Aquila una partita politica. Si tratta dell’ennesima presa in giro».
A.Cal.
CNA L’AQUILA:UNIRE LE FORZE PER PROPOSTE CONCRETE – «Non si intravedono segnali che fanno ben sperare da chi si erge a rappresentante politico per la futura conduzione amministrativa della Città capoluogo di Regione, mentre i cittadini sono impegnati a far fronte alle innumerevoli difficoltà per il pagamento delle tasse sospese, in una corsa affannosa generata dalla poco chiara e tardiva emanazione di regole e modalità applicative, la cui conseguenza viene sempre scaricata sulle spalle dei terremotati, evidenziato dalla numerosa richiesta di aiuto presso il patronato Epasa della Cna». Lo dichiara il direttore provinciale, Agostino Del Re. «Ciò, unitamente a quanto sta accadendo aggiunge Del Re – per quanto collegato alla ricostruzione non solo materiale dell’intero territorio, non ultimo il centro storico, volano vero dell’economia ormai di una città che si vede anche ostacolata la possibilità di essere ricostruita, immobili adibiti ad abitazione principale a parte, rinviando in base a quanto previsto nell’O.P.C.M. N. 3790 del 9 luglio 2009 gli edifici esclusi dei centri storici, per i quali il governo, sempre attraverso delle ordinanze, avrebbe emanato una specifica disciplina che terrà conto dei piani di ricostruzione del centro storico della città che, da quanto emerge, è diventato l’elemento di maggiore incomprensione tra il/i comune/i e la struttura commissariale delegata per la ricostruzione. Di certo se ne deduce dal mancato livello di collaborazione nel porre obbiettivi comuni, a quasi tre anni dal 6 aprile 2009, la netta evidenza di quanto ciò abbia impedito la rinascita del tessuto economico nonché della ricostruzione. Ne consegue un forte appello a tutti i cittadini sia essi proprietari residenti che operatori economici ai vari livelli di unirsi intorno a concrete proposte per integrare e supportare quanto ad oggi non si è stati in grado di elaborare nell’interesse generale, che non può ridursi ad una mera applicazione di norme urbanistiche, ma di implicazioni socio-economiche dell’intero territorio. Congiuntamente e sinergicamente obbligarsi a difendere la città dalla poco conoscenza di taluni ed ancor peggio dall’aggressione di crescenti speculatori, spesso di dubbia provenienza, a cui la giustizia deve far fronte per ostacolare ogni infiltrazione malavitosa».
RIFONDAZIONE, LASCIARE SPESA PER F35 ALLA RICOSTRUZIONE – «Ieri il capo della Protezione civile ha dichiarato che le risorse aggiuntive promesse per le seconde case e per le attività produttive del centro storico che dovevano essere assicurate dal piano di ricostruzione, non ci sono. Nel frattempo da più parti in Italia ci si sta accorgendo dello spreco assoluto rappresentato dall’acquisto della flotta di aerei da guerra F35, cosa che Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti sostengono da tempo. Per di più noi dicemmo nel 2009 che parte di quella folle spesa per strumenti di guerra e di morte andava destinata proprio alla ricostruzione materiale e sociale della città dell’Aquila. Questo mentre l’allora ministro dell’economia del Governo Berlusconi, Giulio Tremonti, proponeva che la ricostruzione fosse finanziata dalle lotterie di stato e dai gratta e vinci,forme di tassazione indiretta alimentate dal sogno di ricchezza di persone, per lo più povere, che affidano il riscatto della loro sorte alla fortuna di un biglietto da 2 euro».