
L’Aquila, 16 gen 2012 – Sulla restituzione di tributi e contributi sospesi durante l’emergenza sisma, la cui prima rata scade oggi, regna la confusione. La legge di stabilità 2012 stabilisce che il versamento dei tributi sospesi dal 6 aprile 2009 al giugno 2010 avvenga, nella misura del 40%, in 120 rate mensili di pari importo a decorrere dal mese di gennaio 2012. Non c’è solo l’aspetto tecnico del rateizzo a mettere in croce pensionati, dipendenti e imprese e i professionisti ai quali si rivolgono.
Alle difficoltà tecniche si aggiunge anche «l’assenza della politica». In una conferenza stampa questa mattina commercialisti e consulenti del lavoro hanno accusato i rappresentanti politici e istituzionali di averli «lasciati soli a gestire l’uscita dall’emergenza». Dal punto di vista tecnico della restituzione delle tasse, infatti, oggi – ultimo giorno stabilito da Inps, Inail e Inpdap, vige «la più totale confusione», hanno spiegato i professionisti. «Non c’è uniformità di norme, sono confuse le modalità, le circolari emesse sono spesso sbagliate e inducono in errore anche commercialisti e consulenti del lavoro, non si capisce sulla base di quale motivo sia stato stabilito l’importo minimo di 50 euro delle singole rate».
Di questo si è discusso nel corso dell’incontro, molto tecnico e animato. A cercare di spiegare cosa succede, lanciando l’ultimo sollecito alla classe politica a darsi da fare presso governo e istituti previdenziali e tributari, c’erano il presidente dell’ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili, Americo Di Benedetto, il presidente dei giovani commercialisti dell’Aquila, Ettorre Perrotti, il tributarista Luigi Fabiani, il consigliere provinciale dei consulenti del lavoro, Salvatore Del Cimmuto, il consigliere nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Marcello De Carolis.
I professionisti hanno lanciato strali contro la politica, «incapace di farsi ascoltare a Roma a tutti i livelli: dal governo ai direttori nazionali degli istituti previdenziali», ha tuonato Di Benedetto. Una situazione che colpisce come sempre i cittadini terremotati, che devono combattere contro il tempo e contro le scadenze per rientrare nella normalità. «Sulla restituzione di tributi e contributi all’Inps, Inali, Inpdap e Agenzie delle entrate c’è un grande caos. Ciascuno fa come gli pare, non esistono circolari che uniformino il metodo che i contribuenti devono seguire per restituire le tasse». Una conseguenza, ha aggiunto Di Benedetto, «dell’incapacità della classe politica a tutti i livelli di farsi ascoltare e di difendere i diritti dei propri cittadini». Un immobilismo che danneggia la città.
Fatto sta che oggi commercialisti e consulenti del lavoro sono tornati a chiedere «una circolare che uniformi metodo, codici, rata minima, ravvedibilità degli adempimenti, sistema sanzionatorio, rapporti con Equitalia, scadenze e altri aspetti», ha spiegato Fabiani, e faccia da vademecum per una restituzione che è sempre più complessa. L’Agenzia delle entrate il 13 gennaio ha diffuso una nota per fare il punto sulle modalità della restituzione sollecitata dai professionisti stessi «e tuttavia incompleta», ha spiegato Del Cimmuto. «Ne serve subito un’altra per completare le parti mancanti. Ma deve essere frutto di un coordinamento tra istituti di previdenza, Agenzia delle entrate e professionisti». Un tavolo al quale dovrebbe partecipare anche la politica. Un’altra richiesta fatta dai professionisti a istituti previdenziali e Agenzia delle entrate è di rendere più flessibile i termini di scadenza per i pagamenti.
«Gli istituti previdenziali stanno facendo come gli pare», ha aggiunto Del Cimmuto, «ad esempio: l’Inail ha cambiato i codici 4 giorni prima della scadenza, da essa stessa indicata, del 16 gennaio con di mezzo il finesettimana, e ha stabilito che la rata mensile da restituire debba ammontare a 50 euro. Ci devono spiegare perché. Chi non ha questa somma da restituire come deve fare? E poi: perché proprio il 16 gennaio?». L’Agenzia delle entrate aveva indicato, con una sua circolare, come scadenza la fine di gennaio. «Il che significa», hanno precisato i professionisti, «il 31 gennaio e non il 16, come invece stabilito da Inps, Inail e Inpdap».
«Siamo ancora in piena emergenza», ha concluso Del Cimmuto, «non si può imporre una scadenza così ravvicinata senza renderla almeno flessibile. Chiediamo dunque che le scadenze non siano improrogabili. Anche perché», ha fatto notare, «corriamo il rischio di sbagliare e dunque incorrere in sanzioni».
M.Gianf.