
L’Aquila, 17 gen 2011 – Ieri uno dei candidati alle prossime elezioni comunali dell’Aquila, Vincenzo Vittorini (Lcv), ha tenuto un incontro con le associazioni culturali del capoluogo abruzzese ai fini dell’elaborazione del programma elettorale, facendo il punto con i vari soggetti che in città operano in tale ambito. L’associazione Animammersa spettacolo commenta l’incontro con una lettera aperta rivolta allo stesso Vittorini definendo «Programma molto coraggioso, quello di riunire attorno allo stesso tavolo tanti rappresentanti istituzionali del panorama culturale cittadino con il dichiarato intento di ascoltare, condividere, raccogliere suggestioni per arricchire il suo programma elettorale dedicato alla città».
«La ringraziamo moltissimo – scrivono – per avere invitato anche noi di Animammersa, fra il cosiddetto “associazionismo minore” – come ci ha carinamente definito la dott.ssa Ciano nel moderare l’incontro – anche se il suo gentile invito ci ha creato un leggero spaesamento, soprattutto nel leggere i nomi degli altri invitati. Enti morali, Teatro Stabile d’Abruzzo, vecchi leoni che hanno fatto la storia della Cultura aquilana, direttori di Conservatorio, neo eletti responsabili del Centro sperimentale di cinematografia (new entry cittadina), la signora Prayer, direttori di Accademie…Un parterre de roi».
«Veniva piuttosto da chiedersi “ma io che ci faccio qua?” – si chiedono -e non per timidezza o per sentimento di inadeguatezza, piuttosto per un concreto e vistosissimo divario di problematiche e di interessi. Cosa può legare una associazione culturale, ancorché formata da solide competenze nel campo della cultura, pure giovane nella formazione, con strutture che hanno come problemi finanziamenti ministeriali, molti posti lavoro e fantasmi di casse integrazioni, pareggi di bilancio e standard da rispettare per riaprire le casse ministeriali, per l’appunto? Veniva da chiedersi, nell’ascoltare tutte le persone riunite sul suo palco, a quale ganglio di sinergia (termine ancora molto in uso) potessero agganciarsi i nostri differenti interessi.
La riflessione ci porta a dire che la nostra crisi ci ha facilitato, probabilmente, nel senso che grazie all’agilità, alla competenza e alla faccia tosta di noi minori, dopo il sei aprile la spinta culturale non si è fermata. Si sono fermati i grandi, noi no. Le sinergie di cui hanno giustamente parlato i funzionari della politica – pardon della cultura – stasera, noi l’abbiamo praticata davvero, andando a cercare spazi dove non ce n’erano. Abbiamo visto teatri nuovi nati nelle frazioni, che funzionano e teatri chiusi nelle Accademie, abbiamo voluto il territorio costantemente rappresentato e portato fuori città in moltissime piazze d’Italia, per dire cosa è successo, per far capire come ci si sente, per portare testimonianza».
Da Animammersa proseguono con la riflessione, anche su quanto fatto dall’associazione «raccogliamo i racconti delle persone, li confrontiamo con altri operatori, ci rivolgiamo ai giovani video maker per creare nuove opere, chiediamo ospitalità nei teatri piccoli e gremiti di gente delle frazioni, e ce la offrono, andiamo al Petruzzelli di Bari e facciamo il tutto esaurito, facciamo teatro fra le macerie senza piangerci troppo addosso, andiamo a raccogliere il disagio nei piani case e ne facciamo un grande mosaico drammaturgico e sociale. E non siamo gli unici. Altri “minori” come noi arricchiscono tutti i giorni il tessuto culturale aquilano, lo portano fuori le mura, lo coccolano in casa, lo accudiscono. I grandi non se ne accorgono, non ci conoscono, non possono, i loro problemi sono altri. Magari si preoccupano che vengano severamente distinte le categoria “professionista” versus “amatoriale”, per vigilare sulla quantità di denaro che viene versato all’uno o all’altro. Volesse il cielo ci si sbagliasse. Noi, Dottor Vittorini, che non ci lamentiamo, viviamo sull’economia dello sbigliettamento, sulla ricerca di sponsor, sui finanziamenti locali e regionali, quando ci sono».
«Allora Dottor Vittorini – conclude la nota -, dopo aver assistito con grande interesse al suo incontro sulla Cultura, ci permettiamo di darle un piccolo consiglio relativo alle procedure: invece di riunire in un grande straordinario incontro tutti quanti, sarebbe bellissimo poter discutere con lei e la sua squadra, fino in fondo e testate sulla nostra pelle quotidianamente, tutte le magagne e tutti i successi (ci sono anche quelli, per fortuna) di noi piccoli. Magari potremmo impegnarci a stilare un manifesto, o un cartello di priorità da presentare anche ai grandi, ma soprattutto a chi amministrerà la nostra città, senza caos e con i dovuti distinguo del caso».
SEBASTIANO SANTUCCI (CORALE GRAN SASSO): «La riflessione di Animammersa sulla convocazione di ieri delle istituzioni e associazioni culturali della città mi hanno destato perplessità. Premesso che il sottoscritto lavora in una grande istituzione ma è molto attivo nell’associazionismo che viene chiamato "minore" e che ho partecipato alla riunione non come ospite su palco ma come spettatore interessato, vorrei condividere con i lettori una riflessione che mi sta molto a cuore. Quanto scritto da Animammersa è condivisibile su alcuni punti come quello del mischiare tante cose insieme in queste convocazioni "elettorali" ma voglio dire che è insopportabile la parte del "ma io che ci faccio qui". Forse bisogna fare una riflessione fra "amatori" e "professionisti". Se ragioniamo in ordine alla qualità e alla professionalità potrebbero non esserci differenze se non che le associazioni non hanno dei lavoratori da stipendiare. Ma è proprio qui il punto. Se si continua a pensare alle "grandi" istituzioni come macchine mangiacontributi, se si continua a pensare a ciò che "divide", alle differenze, al dire "io faccio questo… io… io… io" e non piuttosto a ciò che unisce, allora mi domando… ma qual’è l’obiettivo culturale tanto sbandierato? Se leggo "si sono fermate le grandi… noi no" che cosa si vuole dimostrare? A parte la falsità dell’affermazione e la generalizzazione… ancora stiamo a questi livelli? E poi… perché è così difficile da capire che anche un solo posto di lavoro che si perde nelle "grandi" istituzioni è una perdita per tutto il sistema e quindi anche per le "minori" associazioni. Le esigenze di avere un Comune più vicino alle associazioni… tutte… più attento ai servizi per tutti (dalla tassa dell’affissione, fino ai luoghi dove fare le attività) è forse un problema esclusivo di una o di un’altra??? o è un problema che riguarda tutti? Il voler polemizzare fra politica e cultura.. con tutta la generalizzazione, l’approssimazione e la banalizzazione di ogni problema contenuto in questo articolo di Animammersa… non fa bene ne’ alla città, ne’ alle associazioni culturali nel loro complesso. Fuori i nomi… se ci sono attacchi da fare… per rispetto di chi ha sempre operato nella massima trasparenza e con l’unico obiettivo di "fare" cultura lavorando con passione. Per questo l’articolo mi offende come operatore culturale e come rappresentante di quell’associazionismo (a tutti i livelli) che è la linfa vitale di questa città».