Commissione Grandi rischi: per Bertolaso fu solo «un’operazione mediatica»

19 gennaio 2012 | 15:39
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Commissione Grandi rischi: per Bertolaso fu solo «un’operazione mediatica»

L’Aquila, 19 gen 2012 – Un vortice si è aperto sul processo della Commissione Grandi rischi iniziato lo scorso 20 settembre a L’Aquila. L’ombra, pesante e profonda, calata sull’organo consultivo e propositivo del dipartimento di Protezione civile che si riunì nel capoluogo abruzzese il 31 marzo 2009, solo 5 giorni prima del terremoto che ha messo in ginocchio migliaia di persone e spezzando 309 vite, la getta Repubblica con la diffusioni di una conversazione tra l’allora capo della Pc Guido Bertolaso e l’assessore di riferimento della Regione Abruzzo, Daniela Stati.

La riunione di tecnici, Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Gian Michele CalviClaudio Eva, Mauro Dolce alla sbarra con l’accusa di omicidio colposodisastro colposo e lesioni personali colpose, fu una «operazione mediatica» secondo quanto emerso dall’intercettazione estrapolata dalle 2 mila e 200 registrate dal Ros di Firenze in merito al processo sullo scandalo del G8 della Maddalena.

Bertolaso vuole «zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni» inviando «i luminari del terremoto in Italia. Li faccio venire a L’Aquila o da te o in prefettura… Decidete voi, a me non me ne frega niente… In modo che è più un’operazione mediatica, hai capito? Così loro, che sono i massimi esperti di terremoti, diranno: è una situazione normale… sono fenomeni che si verificano… meglio che ci siano cento scosse di 4 scala Richter piuttosto che il silenzio, perché cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa male…».

E ancora, «e che non è perché siamo spaventati e preoccupati, ma è perché vogliamo tranquillizzare la gente. E invece di parlare io e te… facciamo parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia». Questa intercettazione “madre” della commissione Grandi rischi, squarcia anche la deposizione che la Stati ha reso davanti al giudice titolare del procedimento, Marco Billi, lo scorso 7 dicembre.

Una bomba ad orologeria che rischia di esplodere prima che Bertolaso venga sentito come testimone il prossimo 8 febbraio. L’ex capo della Pc non fu iscritto nel registro degli indagati dai Pm, Fabio Picuti e Roberta D’Avolio, perché non era presente alla riunione.

La riunione “farsa” durò 60 minuti, fu solo «un’operazione mediatica».

(s.p.)

LOLLI (PD): «PAROLE AGGHIACCIANTI» – «Ho ascoltato le parole pronunciate da Guido Bertolaso nella telefonata con l’Assessore Stati. Le ho trovate agghiaccianti. Compito della Protezione civile non è quello di tranquillizzare l’opinione pubblica addirittura ricorrendo a “sceneggiate mediatiche” al contrario è quello di predisporre tutte le misure di prevenzione possibili tra le quali c’è anche quella di informare correttamente i cittadini e di renderli consapevoli dei rischi e dei comportamenti adeguati necessari. Personalmente considero il periodo di gestione della Protezione Civile diretta da Guido Bertolaso e il tentativo che in quel periodo si è fatto di trasformarla in uno strumento “politico-mediatico” e addirittura in una Spa, una pagina molto negativa e per alcuni versi inquietante della nostra storia recente. Presenterò un’interrogazione per chiedere cosa pensi l’attuale Governo di questa vicenda e quale modello di protezione civile abbia in testa per oggi e per il futuro». 

CENTOFANTI (COMITATO VITTIME CASA DELLO STUDENTE) –  «Lo Stato non può seppellire ciò che uccide. Questo pensammo quel venerdì 10 aprile del 2009 e decidemmo di riportare il nostro ragazzo, appena 19 anni, a “casa”, rifiutando la vetrina mediatica e indecente dei funerali di Stato. Oggi l’ennesima  sconvolgente intercettazione testimonia che quella fu una scelta giusta e lucida, pur se dolorosa, perché la solitudine rende il dolore ancora più aspro». Sono le dichiarazioni di Antonietta Centofanti, presidente del Comitato Vittime della Casa dello Studente. «Ho pena di questa città ferita, vilipesa, attraversata da corsari di ogni fatta e di ogni credo che saccheggiano, derubano, ridono nella notte, pensando agli affari o manovrano per accaparrarsi la benevolenza dei potenti. Come fece il signor Bertolaso che la mattina dei “solenni” funerali si affaticava, rozzamente, per recuperare “un posto in prima fila” al salvatore della patria di turno: l’ex premier,  intrufolato tra i familiari delle centinaia di vittime innocenti, assassinate dalla indifferenza, dalla incuria, dalla superficialità , dalla tracotanza di chi avrebbe dovuto, invece, predisporre misure di prevenzione, tra cui anche una corretta informazione ai cittadini. “Li faccio venire a L’Aquila o da te o in Prefettura, a me non me ne frega niente” Dice Bertolaso alla Stati, neo assessora alla Protezione Civile, annunciando l’invio di un gruppo di sapienti – La Commissione Grandi Rischi – per “mettere a tacere qualche imbecille”. E aggiunge “E’ più una operazione mediatica, hai capito?”. Ma la morte non è mediatica, la morte è l’assenza di chi ami, una assenza “per sempre”, che ti sconvolge la vita. Bertolaso dovrà tornare a L’Aquila ai primi di febbraio per essere interrogato nell’ambito del processo alla Commissione Grandi Rischi. Come affronterà lo sguardo di chi quella notte ha perso ciò che aveva di più caro?»