Commissione Grandi rischi: querelle sulla relazione antropologica

25 gennaio 2012 | 17:39
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Commissione Grandi rischi: querelle sulla relazione antropologica

L’Aquila, 25 gen 2012 – Torna in aula il processo ai 7 componenti della Commissione Grandi rischi il giorno dopo che l’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, è stato inscritto, sempre in merito al terremoto del 6 aprile 2009, nel registro degli indagati dalla procura della Repubblica dell’Aquila con l’accusa di omicidio colposo, come è stato notificato stamane nel corso dell’udienza. Un procedimento parallelo che muta totalmente la luce sulla deposizione che Bertolaso dovrà rendere il prossimo 8 febbraio. Da indagato, infatti, l’ex capo della Pc si potrà avvalere della facoltà di non rispondere e potrà essere assistito dal suo legale di fiducia.

Poche le probabilità che il procedimento bis venga accorpato con quello “madre” incentrato sui componenti della commissione Grandi rischi dato le due fasi diverse in cui si trovano. Per valutare l’accusa di omicidio colposo mossa a Bertolaso, la Procura dovrà eseguire indagini approfondite che potranno durare dai 6 ai 18 mesi per poi attendere l’eventuale giudizio del giudice per l’udienza preliminare. Tempi troppo lunghi che andrebbero a ingolfare la serrata calendarizzazione del processo giunto, con oggi, alla dodicesima udienza e che vede alla sbarra, per aver sottovalutato il rischio sismico e fornito false rassicurazioni ai cittadini aquilani, Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis,Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva, Mauro Dolce, i membri dell’organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri che il 31 marzo 2009 vennero convocatati a L’Aquila per valutare la sequenza sismica in atto nel capoluogo abruzzese ormai da mesi.

In aula molte le obiezioni dei legali degli imputati sulla deposizione, bloccata in partenza di Antonello Ciccozzi, docente di antropologiaculturale all’Università degli Studi dell’Aquila, consulente della Procura. A Ciccozzi era stato chiesto di stabilire se la comunicazione della Commissione avesse influito o meno sulla popolazione. Ciò che ha infuocato i legali della difesa, è stato che per redigere la relazione, depositata circa due settimane fa, il 12 gennaio, il professore abbia avuto accesso a tutti gli atti, sia quelli dibattimentali sia quelli probatori del fascicolo del Pm. Infatti, un intero capitolo è costituito da testimonianze: «Vi sono frasi estrapolate dai verbali di sommarie informazioni non acquisiti ad accezione di quelle di Ilaria Carosi e Daniela Stati – ha obiettato l’avvocato Stefano -. Tramite la deposizione confluirebbero nel procedimento delle dichiarazioni non inserite nel dibattimento e che, dunque, non potrebbero entrarci».

Billi ha sciolto il nodo affidando all’antropologo la redazione di «un ulteriore lavoro che contenga unicamente quello che è stato riferito nelle testimonianze in aula» da depositare alla segreteria del Pm, che effettuerà la comunicazione di deposito, il 26 marzo. L’esame è stato dunque rimandato all’11 aprile.

Il geofisico Fabio Sabetta, del dipartimento di Pc, ufficio Valutazione, prevenzione e mitigazione del Rischio sismico, il quale lavora sul database di valutazione del rischio sismico che fornisce una stima del livello di danno che potrebbero subire gli edifici in relazione con una determinata scossa di terremoto. «Prende in esame il tipo di costruzione, muratura piuttosto che cemento armato, le matrici di probabilità di danno ricavate da tutti i terremoti storici verificati in Italia, sulla mappa ufficiale di pericolosità dell’Ingv, sulle zone sismogenetiche e si basa su 4 categorie di vulnerabilità».

Il programma è stato utilizzato anche per il terremoto del 6 aprile 2009: «Le stime rilevate sono state molto simili a quello che è stato registrato a L’Aquila sia in termine di vittime sia a livello di danneggiamento degli edifici. È una stima fatta a terremoto già avvenuto dei danni attesi fatta 30 minuti dopo la scossa delle 3:32: 1200 persone coinvolte in crolli, 132 mila abitazioni danneggiate, 31 mila senza tetto, 22 mila abitazioni inagibili». Un’istantanea che sembra avvicinarsi allo scenario reale dei danni.

«Se il comune di Viterbo, speriamo mai, fosse coinvolta da una scossa di magnitudo 6 – ha chiesto Picuti – lei sarebbe in grado di fare la stima dei danni?». «Si», la risposta secca e decisa del geofisico.

Il procedimento è stato segnato dalle testimonianze delle parti civili difese dell’avvocato Alessandroni. Nella prossima udienza, prevista per il primo di febbraio, sarà la volta dei testi dell’avvocatessa Della Vigna: dal geologo crescenti al vulcanologo stoppa, dallo psichiatra Casacchia al criminologo Sidoti.

di Sarah Porfirio