L’Aquila su “Presa Diretta” (Rai Tre): i dubbi sulla ricostruzione

L’Aquila, 30 gen 2012 – Le stazioni del Calvario aquilano sono state ripercorse dai giornalisti di "Presa Diretta" su Rai Tre nella serata di domenica. Le tappe, scandite nel servizio di apertura della trasmissione televisiva condotta da Riccardo Iacona, mettono in fila dati più o meno noti della storia del terremoto aquilano: dalla città fantasma nel centro storico ai nuovi quartieri c.a.s.e., dal consumo selvaggio di suolo alla condizione dell’università, dalla non ricostruzione ai contraccolpi sulla qualità della vita.
Tutti insieme questi dati compongono una specie di "Bignami" che serve a ricordare e a far conoscere l’attuale condizione del capoluogo abruzzese, aprendo la riflessione al tema delle catastrofi naturali in un paese dove vengono spesi più soldi per le emergenze che per la prevenzione.
A L’Aquila si ricostruisce su una delle tante faglie presenti sul territorio, ma senza poter adeguare gli edifici ai livelli di sicurezza previsti, lo dice anche il presidente dell’Ordine degli architetti Gianlorenzo Conti parlando per L’Aquila di assurdo caso di «deroga, in tema di sicurezza, alla legge nazionale» così la sicurezza di un palazzo scende ad una percentuale de 60 per cento, invece che al 100, previsto per legge. Mancanza di soldi e di una pianificazione territoriale, mancanza di decisioni all’altezza della situazione. Non solo all’Aquila. Quindi si presevera nell’errore che ha fatto morire 309 persone con il terremoto del 6 aprile 2009. Ma tant’è. E con la stessa agghiacciante evidenza scorrono le immagini di Vernazza e dell’alluvione di Genova. La "buona notizia" è che L’Aquila è in buona compagnia. (a.m.)
GIANNI CHIODI: «BASTA CON QUESTA DISINFORMAZIONE» – A commento della puntata sulla bacheca di facebook del presidente della Regione Abruzzo e Commissario alla ricostruzione Gianni Chiodi appare in serata lo sfogo «Se io fossi il sindaco di una città "rappresentata" su un canale televisivo nazionale come L’Aquila stasera su presadiretta…mi sarei indignato. E’ giusto, necessario, mai ripetitivo far appello alla responsabile prevenzione, ma è folle descrivere una città che faticosamente cerca di rianimarsi come:
regno dell’abusivismo edilizio; eden della speculazione e del consumo del suolo; coacervo di depressi, aspiranti suicidi e disadattati; rifugio di architetti ed ingegneri avviliti, frustrati e insoddisfatti; sede di un’università buia, brutta e deserta; luogo ancora e ancor più insicuro da tutti i punti di vista.
Se io fossi il genitore di uno studente che deve iscriversi all’università, il titolare di un’impresa che vuole lavorare, un cittadino che deve scegliere se restare o andar via, un medico, un neolaureato… perché dovrei stare all’Aquila? Sarebbe da folli, da autolesionisti. Basta con questa disinformazione!».