Pitari (Policentrica): un Palazzo delle esposizioni all’Aquila

L’Aquila, 31 gen 2012 – «La popolazione aquilana è fortemente legata alla sua città e lo testimonia il fatto che, almeno nell’immediato, non è avvenuto lo spopolamento massiccio che si temeva. L’assenza di prospettive materiali e, forse ancor di più, l’assenza di un progetto dell’intero territorio che descriva la città e il cosiddetto “contado” non solo come ricostruzione degli immobili, ma anche come “vocazione”, sta determinando disaffezione e la mancanza di certezze può avviare una sorta di emigrazione verso altri comuni». Questo l’esordio della nota dell’associazione Policentrica, firmata da Giusi Pitari, pro rettore dell’Università dell’Aquila che aggiunge «Esprimendo la nostra visione policentrica e spostando l’attenzione sui centri cosiddetti minori, sulle popolose periferie vecchie e nuove, il centro della città non è stato in alcun modo messo da parte, ma anzi nella visione di una città nuova, aperta, sicura e improntata sulla bellezza, il centro all’interno delle mura può essere ridisegnato, evitando gli errori che nel passato ci hanno regalato una città caotica, disordinata e poco godibile in termini culturali e di bellezza. Se pensiamo nostalgicamente al com’era dov’era non possiamo non includere, in questo pensiero, gli errori strategici che non hanno mai permesso una valorizzazione delle nostre bellezze e nemmeno la loro fruizione sia da parte dei cittadini che da un punto di vista turistico».
«Cosa sarà il nostro centro città? -Prosegue la nota – Ancora un luogo caotico, accentratore con servizi (tutti), uffici e automobili? La grande sfida della ricostruzione della città, le cui linee-guida dovrebbero essere oggetto di un ampio e approfondito dibattito, ancora non la stiamo giocando. Il centro storico deve restare il luogo della memoria e dell’identità cittadina e dovrà essere finalmente pedonalizzato, sicuro, pulito, insomma bello, e diverrà il cuore pulsante di un più vasto organismo urbano immerso nella natura circostante. In centro potrebbero essere collocate attività culturali che, in maniera continua, attirino gli aquilani e anche i turisti. Per esempio un bel “Palazzo delle esposizioni“: grande spazio espositivo interdisciplinare nel centro della città, in un palazzo d’epoca, ricostruito ad hoc; con una polifunzionale (cinema e multimediale); uno spazio di cultura e suggestioni, capace di presentare al pubblico progetti qualitativamente elevati, nel quale gli standard tecnologici siano di eccellenza. Un vero e proprio centro culturale, in continuo e proficuo scambio con importanti istituzioni culturali internazionali. Un Palazzo che possa ospitare le grandi mostre anche scientifiche, per affiancare nella realizzazione e nell’assistenza agli utenti, personale qualificato delle scuole, dell’Università e dei vari istituti di ricerca e formazione della città; che coinvolga le forze giovanili del territorio nella gestione; che abbia un calendario d’eccellenza che ogni anno porti in città le migliori mostre classiche, moderne, multimediali, scientifiche. Un vera iniziativa qualificante che, come dimostrano i dati di altre città, con iniziative anche non continue, si ripagherebbe da sé.
Dove collocarlo? Questo al momento è un problema per chi, come cittadino, non è stato in alcun modo coinvolto nelle scelte e nella discussione delle stesse. Quindi, ammettendo che immobili molto danneggiati, quali la ex-scuola De Amicis, verranno davvero ricostruiti prioritariamente, nonostante l’esosità dell’intervento, bene, questo potrebbe avere la destinazione descritta. Una decisione da prendere subito per dedicare la ricostruzione degli interni proprio a questa destinazione. O anche la caserma attigua, ridisegnata all’uopo, anche con innesti moderni, che diano respiro e luce a Piazza San Bernardino.
Il centro della città come luogo fruibile nella sua bellezza architettonica e per l’offerta culturale variegata e di qualità».