L’Aquila: Piano di ricostruzione, approvazione senz’anima

9 febbraio 2012 | 16:34
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L’Aquila: Piano di ricostruzione, approvazione senz’anima

L’Aquila, 9 febbraio 2012 – Si è perso tempo e si arriva a due mesi dalle elezioni e in maniera frettolosa ad approvare il piano di ricostruzione. Queste alcune delle critiche che le opposizioni hanno sollevato sul provvedimento approvato per il quale non c’è stato quel momento di solennità che in molti si aspettavano per l’approvazione del provvedimento più importante degli ultimi 300 anni. É stato licenziato fra le solite polemiche il Piano di ricostruzione della città dell’Aquila approvato con 24 voti favorevoli e quattro astenuti: (D’Eramo, Imprudente, Lombardi e Sciomenta). All’una a causa di diffuse crisi  ipoglicemiche si è persa mezz’ora per decidere se interrompere per la pausa pranzo oppure no, concludendo la discussione con un “solenne” appello nominale.

C’è stato anche chi invece ha dimostrato di aver “studiato” arrivando in aula preparato come il presidente del Consiglio comunale Carlo Benedetti che ha proposto di intervenire successivamente sul testo con disposizioni relative al riconoscimento di una priorità per l’asse centrale , attraverso  il silenzio assenso a 60 giorni e il sistema dell’appalto unico, da concordare con l’Ance. Molto articolato anche l’intervento di Luigi D’Eramo  il quale ha  sottolineato che lo strumento avrebbe dovuto essere condiviso con i cittadini per apportare proposte di modifica e di emendamento. D’Eramo ha bollato il piano come «nebuloso e inefficace.  Il consiglio attraverso il piano accetterà supinamente la mancanza di fondi per le seconde case del centro storico. Infine lasciare all’iniziativa del singolo la ricostruzione significa rinunciare ad una idea di città».

Problemi di natura tecnica sono stati sollevati anche dal consigliere Corrado Sciomenta secondo il quale si sarebbe giunti ad una approvazione frettolosamente: «Si è vista più gente per la variante alla centrale del latte che per il piano di ricostruzione. Sono stati distribuiti  i dischetti, ma in realtà mi chiedo chi li ha visti?  Perchè non delocalizzare gli immobili  sulle aree bianche anziché sul  quelle  per attrezzature generali?». «Avremmo voluto maggiore consapevolezza di ciò che si va a votare – ha aggiunto il consigliere Enzo Lombardi –  Questo strumento va approvato con una certa rapidità ma non senza  approfondimento». Di qui la proposta non accolta di un rinvio della discussione «Presentiamo il piano a due mesi dalle elezioni per ricominciare con lo scaricabarile con il commissario – ha spiegato Emanuele Imprudente –  Come dire: il piano l’ho fatto. Avremmo dovuto farlo due anni fa. Eppoi  visto che trenta  piani sono stati già presentati ci chiediamo se quello del comune è in coda». Per avere risorse aggiuntive Vincenzo Rivera ha proposto l’estensione del  vincolo paesaggistico a tutti i palazzi del centro storico. Il consigliere Angelo Mancini ha invece sottolineato che le risorse potrebbero scarseggiare, pertanto è necessario ribadire la priorità dell’Aquila.  «Da domani –  ha chiosato Enrico Perilli –  non apriranno i cantieri ma cominceranno i guai per avere l’intesa».

A.Cal.

Le reazioni

D’ERAMO (LA DESTRA): «INTERVENTI IN CENTRO STORICO LASCIATI AL CASO»

«Ricostruzione del centro storico lasciata al caso e all’iniziativa del singolo, senza sostegno e guida dell’Amministrazione comunale e priva di una visione d’insieme, reale e futuribile della Città». Il Consigliere comunale di La Destra, Luigi D’Eramo, esprime così il suo dissenso, con voto di astensione, rispetto al documento di programmazione urbanistica licenziato «tardivamente» da Palazzo Margherita ed adottato oggi dal Consiglio Comunale.

«In questa riunione di Consiglio – prosegue il Consigliere – dovevano essere invitate le rappresentanze degli ordini, delle professioni e delle associazioni con le quali confrontarci. La sinistra si riempie la bocca di partecipazione e poi non la applica mai. A distanza di 3 anni dalla disgrazia avrei voluto vedere il Comune “firmare” un impegno con gli Aquilani mettendo, nero su bianco, date e tempi certi».

«Il Piano di ricostruzione appare, invece, nebuloso e inefficace – prosegue D’Eramo – quando non determina i comparti o sub-comparti autonomi, assimilando l’intera Zona A del centro storico – zona omogenea – a un unico comparto dove si interviene in assenza del Piano; quando nega il coordinamento tra edifici singoli e comparti, demanda alle società di gestione la Programmazione delle urbanizzazioni e trascura qualsiasi problema in assenza di un piano delle Interferenze; quando accetta supinamente la logica delle seconde case negando la ricostruzione dei centri storici (si pensi alle frazioni dove sono tutte seconde case)».

«Inefficace quando non tutela il patrimonio artistico e storico cittadino, in applicazione dell’OPCM 3996, perché i parametri, stabiliti nell’Ordinanza, delle percentuali di concessione del contributo sopra soglia sono in base al numero dei componenti il nucleo familiare, al reddito e alla rendita – prosegue D’Eramo –  La proprietà potrebbe non avere la possibilità di intervenire o semplicemente decidere di non farlo, compromettendo il completo recupero dell’edificio in danno dell’intera collettività; quando individua il termine di presentazione delle domande di contributo entro 180 giorni dalla pubblicazione dell’atto di adozione del Piano, dovendo tener conto però della localizzazione rispetto a percorsi sicuri, della disponibilità dei servizi a rete, del livello di interferenza con altre attività nello stesso ambito. Tutte queste condizioni, sembrano derivare dal caso e non da una precisa programmazione comunale; quando non chiarisce, nel caso della proprietà mista pubblico-privata,  a quali finanziamenti può accedere la parte pubblica. Cosa accadrebbe se il pubblico rappresentasse la minoranza di un aggregato e il privato facesse valere la sua posizione di dominanza sulla conduzione degli affidamenti, degli appalti e dei lavori che vedono, per la parte privata, la possibilità della concessione del contributo? quando individua come priorità la facilitazione del rientro nelle abitazioni e favorisce, ove possibile, “la diretta e libera azione di recupero degli edifici danneggiati” a determinate condizioni.Ciònon è coerente con lo spirito del Piano visto che incoraggia il recupero di singoli edifici, avulsi da una coordinamento d’insieme».

«A mio avviso la ricostruzione per parti della Città – conclude – con il coordinamento degli interventi, consentirebbe di avere un disegno complessivo – conclude D’Eramo – Lasciare all’iniziativa non coordinata del singolo la ricostruzione significa rinunciare a un’idea nuova dell’Aquila, a un luogo urbano nuovo dove trovino soluzione gli annosi problemi che hanno sempre costituito il nodo della riqualificazione urbana del centro storico».