L’Aquila, proseguono indagini per stupro di sabato notte

L’Aquila, 13 feb 2012 – Le prime parole della ragazza vittima della violenza nella notte tra sabato e domenica nella discoteca "Guernica" del comune aquilano di Pizzoli hanno tracciato una situazione ancora tutta da chiarire, con diversi elementi che ancora la giovane, come naturale che sia, non ricorda. Avrebbe raccontato di essere stata invitata ad uscire fuori dal locale dal militare di stanza all’Aquila che è stato trovato dal gestore e dai buttafuori del locale con gli abiti sporchi di sangue vicino a lei, svenuta in mezzo alla neve e seminuda. E’ questo il responso del primo contatto avuto in ospedale dalla ventenne di Tivoli, studentessa all’Aquila ascoltata con grande cautela da psichiatri e psicologi.
La ventenne è ancora in stato di choc ma le sue condizioni generali migliorano. Tuttavia non si sa se i medici daranno l’assenso al sostituto procuratore dell’Aquila David Mancini e ai carabinieri che stanno conducendo le indagini di poterla ascoltare. Al punto in cui sono le indagini diventa determinante la testimonianza della giovane per ricostruire il fatto: solo un’accusa ed una denuncia da parte della studentessa potrebbe innescare provvedimenti da parte della magistratura nei confronti di una o più persone. In particolare ci sono sospetti sul giovane militare di stanza all’Aquila bloccato dal gestore e dal buttafuori del locale e poi consegnato ai carabinieri nella notte tra sabato e domenica. Il giovane è stato interrogato ed ha respinto ogni addebito parlando di rapporto consenziente. Intanto le indagini continuano a ritmo serrato e con il massimo riserbo: i carabinieri stanno ascoltando altre persone. I militari sono anche in attesa dei risultati tecnico- scientifici dei Ris per confrontarli con le testimonianze del giovane militare, delle persone ascoltate ma soprattutto della ventenne studentessa.
TESTIMONE: STAVA PER ANDAR VIA INSIEME AD ALTRI – «siamo andati a bloccare il presunto aggressore in una macchina dove era insieme a due amici e una amica. Non guidava lui ma stavano per andare via. Se non ci fossimo accorti, la giovane sarebbe rimasta sola perché una sua amica era andata a casa prima. Il fatto? Non so se è successo fuori, oppure hanno portato la ragazza fuori, questo sarebbe un caso più grave»
TRACCE DI SANGUE DENTRO IL LOCALE – I carabinieri tengono ogni pista aperta sul presunto stupro. Il maggiore sospettato – il giovane militare di stanza all’Aquila, secondo quanto si appreso originario della provincia di Avellino – si è difeso spiegando che il rapporto è stato consensuale. Ma gli investigatori non escludono che il giovane possa avere avuto dei complici, visto anche che era accompagnato da due amici e un’amica. A questa ipotesi si pensa alla luce della netta differenza di statura tra il giovane militare, descritto come minuto, e la giovane studentessa: in sostanza, come avrebbe fatto l’uomo da solo a ridurre la donna in gravi condizioni? E inoltre: come avrebbe potuto trasportarla da solo dall’interno fuori dal locale? All’interno del locale sarebbero state trovare tracce di sangue in un luogo diverso da quello dove era stata trasportata dopo il soccorso. Ma se la giovane dovesse continuare a non ricordare e a non denunciare il fatto, allora la vicenda si potrebbe chiudere senza provvedimenti.
PER POTER PROCEDERE SERVE QUERELA
Gli inquirenti attendono di sentire la vittima non solo per ricostruzione nel dettaglio i fatti, ma anche per sapere se intende formalizzare la querela nei riguardi del suo aggressore. Diversamente che per i casi di violenza sessuale di gruppo – per i quali si procede d’ufficio – lo stupro commesso da una singola persona, infatti, è punibile a querela della persona offesa (sempre che sia maggiorenne).
Il termine per la proposizione della querela è più lungo di quello «ordinario» (tre mesi) ed è di sei mesi. La querela, una volta proposta, diventa irrevocabile. Sempre nei casi di violenza commessa da una sola persona, si procede, inoltre, d’ufficio se il fatto è commesso nei confronti di una persona che non ha compiuto 14 anni; se il fatto è commesso dal genitore, anche adottivo, o dal convivente, dal tutore, o da altra persona cui il minore è affidato; se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio nell’esercizio delle proprie funzioni; se il fatto è connesso con un altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio.
Anche l’altro reato allo stato ipotizzabile nella vicenda del presunto stupro avvenuto due sere fa nell’aquilano – quello di lesioni personali – è allo stato perseguibile a querela: la vittima ha avuto una prognosi di 20 giorni, ed in tal caso il codice impone che vi sia la querela per avviare un procedimento penale. Il quadro di procedibilità fin qui delineato, potrebbe, peraltro, modificarsi anche nel caso in cui venissero ipotizzate specifiche circostanze aggravanti che rendano i reati perseguibili d’ufficio.
PEZZOPANE SOLLECITA FONDI PER CASA ANTIVIOLENZA – «C’è urgenza di costruire in città la Casa Antiviolenza. Un luogo dove le donne possano ricevere aiuto e calore, protezione e coraggio; dove si alimenti e cresca la cultura del rispetto. Torno allora a sollecitare il Ministro Fornero perché sia testimone dei tempi che cambiano, perché i fondi ex Carfagna, dirottati dalla perversione politica di Berlusconi e Chiodi sulle diocesi abruzzesi e sull’assessorato di parità della regione Abruzzo, vengano destinati alla realizzazione del Centro Antiviolenza a L’Aquila, così come previsto».
ARCIGAY, CONDANNA VIOLENZA ED ESPRIME SOLIARIETA’ – «Apprendiamo da un paio di giorni di un odioso atto di violenza sessuale perpetrato ai danni di una ragazza di soli 21 anni. Arcigay Consoli L’Aquila, esprime totale vicinanza e solidarietà alla ragazza vittima della violenza e alla sua famiglia. Inoltre l’Arcigay vuol far presente che a parte la dovuta dura condanna nei confronti degli stupratori, si augura che questi soggetti vengano perseguiti anche per il reato di ‘tentato omicidio’ e per ‘omissione di soccorso’ in quanto la vittima, dopo aver subito l’ignobile atto, è stata lasciata abbandonata mezza nuda fra la neve senza alcun soccorso e ci si aspetta che i magistrati non credano alla solita ‘favola’ del ‘rapporto consensuale’. Infine l’Arcigay si mette a completa disposizione della ragazza violentata e dei suoi cari per qualunque cosa possa occorrere, confermando ora e sempre la propria vicinanza a tutte le vittime di violenza».