Commissione Grandi rischi, ex capo Protezione civile: «Sindaci, i Bertolaso del territorio»

15 febbraio 2012 | 21:45
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Commissione Grandi rischi, ex capo Protezione civile: «Sindaci, i Bertolaso del territorio»

L’Aquila, 15 feb 2012 – «Intendo assolutamente rispondere». Poteva decidere di avvalersi della facoltà di non rispondere l’ex capo della Protezione civile nazionale, Guido Bertolaso, giunto finalmente nell’aula di tribunale in merito al processo ai componenti della Commissione Grandi rischi.

Nel corso della sua testimonianza fiume, durata poco più di 4 ore, ormai lasciata la veste del testimone della Procura di L’Aquila per indossare, suo malgrado, la fascia da coindagato, ricorda di «non aver avuto prima della convocazione della Commissione Grandi rischi alcuna sollecitazione dalla Protezione civile della Regione Abruzzo, da quella della Provinciale e da quella comunale, su quali potessero essere le evoluzioni» dello sciame sismico attivo nell’aquilano da alcuni mesi e che nel mese di marzo 2009 aveva avuto un incremento.

Eppure secondo l’ex capo della Pc «il sindaco ha sempre avuto un ruolo determinante nell’ambito del proprio territorio. I sindaci erano i Bertolaso del loro territorio attraverso i piani di emergenza e le esercitazioni. Non vi è alcun rapporto gerarchico tra le strutture locali e le strutture a livello nazionale. Solo quando si è di fronte ad un’emergenza di tipo C, cioè di livello nazionale, la Protezione civile nazionale entra in gioco. Nel caso di L’Aquila dopo le 3.32 è diventata la responsabile dell’emergenza, fino alle 3.31, per legge, le responsabilità non erano del Capo della Pc».

La legge a cui fa riferimento Bertolaso è la 401 del 9 novembre 2001, e in particolare all’articolo 5, che riorganizza la struttura della Protezione civile indicando gli «scenari nazionali, per esempio l’eruzione del Vesuvio» come quelli di competenza dell’organo nazionale, «non un dettaglio di seconda rilevanza».

Allora perché convocare il massimo organo in materia di sismicità proprio nel capoluogo abruzzese? Perché quell’operazione mediatica, come carpito dall’intercettazione telefonica stralciata dalla Procura di Firenze che vede come interlocutori Bertolaso e l’allora assessore alla Pc regionale, Daniela Stati, fresca di avviso di garanzia? «Quella riunione non fu un’operazione mediatica nell’accezione dispregiativa del termine, ma la risposta più adeguata per dare informazioni, visti gli allarmismi anche di persone incompetenti e, addirittura, la divulgazione di notizie incontrollate fatte anche con auto che giravano con gli altoparlanti per le zone interessate dalle scosse. Era già capitato di convocare la Commissione in “tempo di pace” dove c’era la necessità di vagliare i rischi del nostro paese, idrogeologico, vulcanico, incendivo».

Lo scambio di opinioni con la Stati non era, dunque, volto a sollecitare risposte rassicuranti ma semplicemente l’esposizione di conoscenze apprese in 10 anni da diversi esperti di sismologia sul fatto che più scosse non di grande entità fanno sì che non si manifesti una scossa distruttiva e, soprattutto, per farle una “tirata di orecchie” per un comunicato diffuso il 30 marzo 2009 dalla sala operativa della Pc regionale dove si affermava che non erano previste altre scosse nell’aquilano: «Le spiegai che dire che non ci sarebbero state più scosse era demenziale. Il problema del terremoto, lo sappiamo tutti, è molto complicato, mi sembra che parlai di terreno minato».

Nel corso della testimonianza Bertolaso non ha confermato l’esistenza di un verbale bis della commissione del 31 marzo 2009 come affermato nel corso di altre udienze da alcuni testi.

Al termine della lunga deposizione Bertolaso si è detto tranquillo: «Per quanto mi riguarda io ho sempre agito in maniera corretta e quindi non ho avuto difficoltà a deporre oggi. Sono totalmente tranquillo della correttezza del mio operato». Alla domanda su quali siano i suoi sentimenti nei confronti degli aquilani, ha risposto: «C’é sempre grande amore».

di Sarah Porfirio