Tassa sulle disgrazie, Consulta: É incostituzionale

16 febbraio 2012 | 19:52
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Tassa sulle disgrazie, Consulta: É incostituzionale

Roma, 16 feb 2012 – La Consulta ha dichiarato la illegittimità costituzionale della cosiddetta "tassa sulla disgrazia", la norma introdotta l’anno scorso nel Milleproproghe che stabiliva che in caso di calamità naturali, le Regioni prima di poter accedere a eventuali aiuti da parte dello Stato, dovessero elevare al massimo le proprie addizionali fiscali per recuperare fondi per l’emergenza.

Secondo i giudici la norma è in contrasto con gli articoli 77, 119, 23 e 123 della Carta. A impugnare la tassa, contenuta in un decreto del governo Berlusconi convertito in legge nel febbraio 2011,erano state 6 Regioni: Abruzzo, Liguria, Basilicata, Puglia, Marche e Toscana. 

Secondo la Corte le norme in questione «in quanto impongono alle Regioni di deliberare gli aumenti fiscali in esse indicati per poter accedere al Fondo nazionale della protezione civile, in presenza di un persistente accentramento statale del servizio, ledono l’autonomia di entrata delle stesse». Come pure «l’autonomia di spesa, poiché obbligano le Regioni ad utilizzare le proprie entrate a favore di organismi statali (Servizio nazionale di protezione civile), per l’esercizio di compiti istituzionali di questi ultimi, corrispondenti a loro specifiche competenze fissate nella legislazione vigente». E’ per queste ragioni che i giudici ritengono violato l’articolo 119 della Costituzione, come pure «sotto il profilo del legame necessario tra le entrate delle Regioni e le funzioni delle stesse, poiché lo Stato, pur trattenendo per sé le funzioni in materia di protezione civile, ne accolla i costi alle Regioni stesse».

Peraltro l’obbligo di aumento «pesa irragionevolmente sulla Regione nel cui territorio si è verificato l’evento calamitoso, con la conseguenza che le popolazioni colpite dal disastro subiscono una penalizzazione ulteriore». E non vale obiettare, come ha fatto la difesa dello Stato nell’udienza davanti alla Consulta che i soggetti danneggiati non verrebbero coinvolti nell’aumento della pressione fiscale, perché per loro è sospeso o differito ogni adempimento o versamento; perché scaduti i termini di sospensione, gli aumenti tributari in questione «finirebbero per gravare, pro quota, anche sulle popolazioni colpite dalla catastrofe, le quali dalle istituzioni riceverebbero in tal modo una risposta non coerente con il dovere di solidarietà di cui all’articolo 2 della Costituzione».

E non è tutto: le norme impugnate "contraddicono" la stessa ratio dell’articolo 119 della Costituzione perché «anziché prevedere risorse aggiuntive per determinate Regioni per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, al contrario, impongono alle stesse Regioni di destinare risorse aggiuntive per il funzionamento di organi e attività statali». E ancora: stabilendo che sia il Presidente della regione interessata a deliberare gli aumenti fiscali per fronteggiare l’emergenza «si pone in contrasto con l’art. 23 Cost., in quanto viola la riserva di legge in materia tributaria, e con l’art. 123 Cost., poiché lede l’autonomia statutaria regionale nell’individuare con norma statale l’organo della Regione titolare di determinate funzioni». Ma soprattutto la Consulta insiste sul contrasto di queste norme con l’articolo 77 della Costituzione, che disciplina il ricorso da parte del governo ai decreti legge. E la violazione consiste nell’aver inserito nella conversione del Milleproroghe queste norme sulla protezione civile che sono «del tutto estranee alla materia e alle finalità» del provvedimento. 

CHIODI: SODDISFATTO PER LA SENTENZA – «La decisione della Consulta che ha sancito l’illegittimità costituzionale della norma conosciuta come "tassa sulle calamità" mi vede pienamente soddisfatto. Infatti, sono stato sempre convinto, al pari dei presidenti delle altre Regioni ricorrenti, che si trattasse di una norma profondamente iniqua. Infatti, andava a penalizzare cittadini già colpiti da eventi calamitosi costringendoli, per giunta, a subire la beffa di una ulteriore tassazione».

PAGANO: ETICAMENTE INGIUSTA – «Esprimo soddisfazione per la sentenza pronunciata dalla Consulta che, sul piano giuridico, pone un rimedio a un errore di valutazione del legislatore nazionale. Era una legge eticamente ingiusta, che penalizzava le regioni sul piano economico anziché sostenerle in un momento di difficoltà. Il governo ora faccia la sua parte, sostenga le regioni che hanno subito ingenti danni dal maltempo».

RICCARDO CHIAVAROLI: SENTENZA DA ESTENDERE AI DANNI NEVE – «Soddisfazione per la sentenza della Corte Costituzionale che riconosce l’illegittimità della tassa sulla disgrazia.Tra i ricorrenti contro questa tassa c’è anche la Regione Abruzzo e il merito è ascrivibile al presidente Chiodi e la Giunta regionale che l’hanno prontamente impugnata, raccogliendo al riguardo il tempestivo e determinato invito dell’assessore regionale Giuliante al momento dell’alluvione che lo scorso anno colpì la nostra regione. Tale sentenza, di cui attendiamo le motivazioni va estesa anche ai danni delle nevicate dei giorni sorsi per le quali il presidente Chiodi ha già manifestato al presidente del consiglio dei ministri le richieste del territorio».

MASCITELLI: CONSULTA COLMA MANCANZE POLITICA – «E dovuta intervenire la sentenza di oggi della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’illegittimità della cosiddetta tassa sulle disgrazie, per colmare la mancanza di buonsenso e di coraggio che non è stata in grado di esprimere la politica. Questa è una notizia importante perché il governo centrale, a questo punto, non può più avere l’alibi che le regioni, in caso di gravi calamità naturali, devono provvedere prima di tutto con proprie risorse. Ora, però, spetta al tavolo della conferenza Stato-Regioni concordare l’entità delle risorse che il governo intende destinare alle singole regioni, tenendo conto  non solo della fase di emergenza ma dei successivi gravi effetti prodotti sul sistema economico. Se il governatore Chiodi, allergico all’aiuto dei parlamentari, ritiene utile il nostro sostegno, noi siamo a completa  disposizione per il bene dell’Abruzzo, ma ci dica almeno come intende muoversi e noi gli diremo come potremo muoverci».

GIANFRANCO GIULIANTE – «Sin dopo l’alluvione nel teramano sono intervenuto (primo in Abruzzo!) chiedendo al Presidente Chiodi di sollevare il problema dell’incostituzionalità del decreto, meglio conosciuto come “tassa sulle disgrazie”. La richiesta prevista nel decreto di aumentare al massimo la tassazione regionale per creare un fondo emergenze da cui attingere in caso di necessità anche e soprattutto quando, come nel caso dell’alluvione nel teramano, c’era stato il riconoscimento di calamità nazionale, era una mostruosità giuridica ed un intervento a gamba tesa sulle prerogative previste dal titolo V della Costituzione che assegna in via esclusiva alle Regioni alcune competenze. La Corte Costituzionale ha dato ragione a quanti hanno ritenuto ineludibile la necessità di una impugnativa che oggi viene finalmente accolta. Ciò consentirà anche di riaffrontare il problema dei danni provocati dall’alluvione del marzo 2011 ristorandoli con fondi nazionali. Nell’aprile 2011 il senatore Mascitelli dichiarò: “ha ragione Giuliante nel dire che la tassa sulle disgrazie è una vergogna che penalizza l’Abruzzo oltre ogni accettabile tolleranza.”. Oggi lo ringrazio anche per le sue recenti pos
izioni sull’argomento e sono certo che insieme saremo convinti sostenitori del ripristino di un fondo di solidarietà nazionale da utilizzarsi in caso di gravi calamità».

SODDISFAZIONE DAL PD Il Pd in Regione esulta per la decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la «tassa sulle disgrazie». «Da parte nostra non puo’ che esserci approvazione per la decisione della Consulta – commenta il consigliere regionale, Claudio Ruffini , secondo il quale si apre ora uno spiraglio per il risarcimento dei danni provocati dall’alluvione nel Teramano dello scorso marzo. D’altronde il Pd era stato vigile e promotore fin da subito di azioni politiche affinchè vi fosse giustizia ed equita’ di trattamento per i territori colpiti dall’alluvione. Fu il Gruppo Consiliare del Pd – prosegue Ruffini – a richiedere a maggio 2010 la convocazione di un consiglio regionale straordinario sulla stato di emergenza della Provincia di Teramo per gli eventi alluvionali del marzo 2010, impegnando il presidente della Regione, Gianni Chiodi ad agire con tempestivita’ e determinazione, di concerto con le altre Regioni interessate, per promuovere il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale nei confronti del Milleproroghe. Questo e’ solo un primo passo – conclude Ruffini – non vogliamo fare le prime donne ma da noi sono arrivate sempre azioni positive, di pungolo, ed anche soluzioni concrete. Di recente siamo stati noi ad indicare la strada a Chiodi per recuperare 10,3 milioni di euro dai vecchi Fas 2000/2006 che il Cipe ha definanziato. Chiodi ora deve raccordarsi con la Regione Marche e la Basilicata perche’ sia attivato il fondo nazionale della protezione civile sia per pagare le somme urgenze degli enti locali (12 milioni di euro gia’ spesi) sia per ottenere il ristoro dei danni alle imprese ed ai cittadini, nonche’ il ripristino delle infrastrutture pubbliche degli enti locali».