
L’Aquila, 18 feb 2012 – Un inedito Cialente 2.0 quello degli ultimi tempi. Si è portato rapidamente al passo coi tempi e anche lui, come consolidata tradizione nazionale, e locale inizia a comunicare "in remoto". Rispondendo per esempio, ad alcune questioni di importanza generale per la città: Piano di ricostruzione, ascolto e partecipazione, Piano C.a.s.e. la riproponiamo, perché molti avrebbero voluto queste risposte.
1. Piano di ricostruzione. «Lamenti che ho impiegato molto tempo: due anni! Temo che tu non l’abbia letto, eppure lo puoi trovare sul sito del Comune, dove ormai sono riportati in modo completo tutti gli atti di giunta o consiglio. Se lo leggi capirai il grande lavoro che c’è dietro. Di fatto si tratta di 50 piani di ricostruzione, L’Aquila centro storico (entro le mura), più altri 49 centri storici delle nostre frazioni. In totale 403 ettari di centri storici perimetrati. Pensa che l’intera Umbria ha 1500 ettari di centri storici! E’ stato un grande lavoro, partito sin dall’aprile 2010, quando il Comune dell’Aquila ha redatto per primo la perimetrazione, e che si è costruito sulle proposte avanzate da tutti i proprietari di unità immobiliari ed aggregati strutturali. Per fare un raffronto, il nostro comune ha redatto il piano con un gruppo di tecnici costato complessivamente 400 mila euro, se avessi dovuto fare come Fontana ha indicato agli altri comuni, con incarichi alle Università, avrei dovuto spendere oltre 10 milioni di euro. Il piano è stato quindi "fatto in casa", e credo sia un grande piano, fatto molto bene, aperto anche a una visione strategica, che delinea la vision della futura città».
«Se fai il rapporto tra entità del danno, estensione del centro storico, complessità del lavoro, capisci che siamo il Comune che più rapidamente e completamente, in modo efficace ed efficiente, ha redatto il piano. Massimo tra 15 giorni i cittadini potranno presentare i loro progetti, sia quelli di singoli edifici, sia quelli degli aggregati. La polemica sui piani perché è nata? Perché con il decreto 3 di Chiodi, i piani sono divenuti qualcosa di impenetrabile ed artificioso, che potrà bloccare la ricostruzione. Nel decreto, Chiodi , come ricorderai, ha inserito 6 aree a breve. Noi chiedevamo solo una cosa: poichè il rientro nei centri storici e la ricostruzione del centro è vitale, chiedevamo che lì dove fosse possibile un recupero degli edifici in modo conforme al PRG, si partisse subito. Chiodi e Fontana non hanno voluto, io credo perché per molto tempo hanno inseguito l’idea di dividere la città in spicchi e farla ricostruire da 15-20 grandi imprese nazionali che poi avrebbero distribuito i subappalti. Il mio dolore è che nessuno ci ha appoggiato in questa richiesta. Devo dire che la stessa assemblea cittadina ha di fatto appoggiato Chiodi e Fontana. Se fosse passata la nostra linea, oggi avremmo o no dei cantieri già partiti? Allora scusa, ma ti chiedo di riflettere su questo aspetto. E soprattutto di provare a capire che l’assessore Di Stefano, la Dirigente Chiara Santoro e tutti gli altri hanno fatto un grande lavoro, con la partecipazione vera e reale dei cittadini, in un tempo eccezionalmente breve. Oggi ci dicono con l’ordinanza che i progetti potranno partire subito. Perché non ce lo hanno concesso un anno e mezzo fa? Ripeto, il mio dolore è che la città non ha capito che avevamo ragione noi. Vi è stata da parte di molti, la voglia di credere al Commissario, non al Comune. Oggi si scopre che forse avevamo ragione noi…lasciami dire, come sempre. E sai perchè noi" indoviniamo" di più? Semplice: perché noi stiamo sul pezzo da quella maledetta notte, e ci stiamo tutti i giorni. Gli altri, commissario, vice commissari, capostruttura tecnica, vengono una due volte a settimana, e non conoscono la città. Un giorno dovetti spiegare a Fontana, che era a L’Aquila ormai da un anno dove si trova San Berardino. Adesso mi aspetto la presentazione dei progetti, subito, soprattutto anche da coloro, scusa la polemica, tanto mi hanno attaccato ed insultato nelle assemblee, gridandomi di dimettermi, e che spesso hanno scoperto questa nuova e redditizia professione di presidenti dei consorzi. Ora la palla é nel loro campo».
«A proposito di ascolto e partecipazione. Io credo che in questi mesi ho sempre seguito, sempre, ed ascoltato, sempre, quanto veniva prodotto, in termini di riflessione, di scelte, decisioni, proposte, riflessioni, da parte dei cittadini. Nelle mie decisioni ed atti ne ho sempre tenuto conto, e spesso ho anche rivisto alcune mie convinzioni. Tra l’altro ho sempre cercato di assicurare, anche con mie personali, pesanti responsabilità dirette, spazi di incontro e confronto, che credimi, non erano scontati. E tu lo sai bene perchè ne abbiamo parlato anche recentemente. Non credo di avere un’idea astratta della partecipazione. E’ che io poi sono chiamato, quotidianamente, a compiere con la giunta ed i dirigenti, atti concreti, amministrativi. Allora proprio perchè tutto alla fine deve tradursi in atti ufficiali, ho ritenuto necessario creare uno strumento democratico che assicurasse delle regole per tradurre la partecipazione in uno strumento capace di influire realmente sui processi amministrativi, e che nel contempo desse lo stesso diritto di parola a tutti i 70 mila aquilani, e non solo ad alcuni. Ecco perché è nato questo nuovo strumento di partecipazione, che raccoglie tutto ciò che era stato proposto dalla stessa assemblea cittadina. Il regolamento è stato preparato dall’assessore Pelini, che anche con me vi ha lavorato a lungo».
«Siamo partiti dal l testo proposto da voi, e se è diverso è perchè molti punti erano già presenti nel nostro statuto, che probabilmente l’assemblea non conosce bene. Poi è stato arricchito da sei incontri pubblici, dove abbiamo raccolto le istanze e proposte dei cittadini; tra l’altro io stesso ho inserito, in questo percorso, da cittadino, l’articolo che riguarda l’adunanza pubblica. Qualcuno ha detto che arriva tardi. Ma vi rendete conto del lavoro che dobbiamo affrontare ogni giorno? E’ chiaro che un atto così impegnativo ha richiesto tempo, condiviso con il folle lavoro che si conduce per l’assistenza alla popolazione, delega di Pelini e quindi del suo dirigente. Oggi credo che quello sia davvero uno strumento avanzato. E’ chiaro che adesso è ancora una scatola vuota. Il contenuto lo dovremo costruire insieme: l’amministrazione ma anche i cittadini. Entrambi dovranno imparare ad utilizzarlo. Ripeto: c’era bisogno di uno strumento, perché la democrazia si sostanzia soprattutto nella forme, che a mio avviso, in politica, diviene anche sostanza. Personalmente sono molto grato al lavoro di Fabio Pelini, ed orgoglioso di averlo realizzato come amministrazione».
«Piano C.a.s.e. Provo a ricostruire. La mattina dell’otto aprile Berlusconi, scende
ndo dall’elicottero, mi avvicina e mi dice…caro sindaco non ti preoccupare, costruiremo una new town (letteralmente), case sicure, antisismiche, di 50 metri quadri nei quali quattro persone stanno benissimo, ci saranno tre strade, una per pedoni, una per auto, una per biciclette, con tanti alberi e prati, io le ho già fatte, stai tranquillo, vedrai poi un domani ci mettterai giovani coppie e studenti, vedrai ti piacerà. Non hai forse giovani coppie? I tuoi cittadini saranno felici, ci metteremo i migliori mobili ecc. ecc. Cara Anna era l’otto aprile. Ero solo, non c’era nessuno. Se vedi la ripresa televisiva, vedi che mentre il Presidente parla io scuoto la testa. L’idea della new town mi terrorizzava. Ma sapevo che era decisa. La notte la passai al telefono a cercare di raggiungere i dirigenti ANCE, che poche settimane prima avevano affermato di avere 3000 appartamenti invenduti. Volevo dire loro di metterli subito a disposizione al fine di bloccare l’iniziativa di governo e protezione civile. Dopo tanto riuscii a parlare con loro. Non avevano neanche 200 appartamenti, peraltro non finiti o con danni. Nei giorni seguenti la Protezione Civile cominciò a lavorare, ed una sera venne Bertolaso, tornava da Roma, e mi disse che Tremonti aveva trovato l’area: l’intera piana di Bagno, sino ad Onna. Io gli dissi che non condividevo assolutamente, che comunque quell’area era a rischio idrogeolgico, e che in ogni caso mai avrei permesso che gli abitanti delle frazioni venissero deportati nella new town. A quel punto mi diedero il sabato, credo fosse intorno al 15 aprile, come termine ultimo per identificare le aree. Considera che non avevamo neanche la possibilità di recuperare le tavole del PRG; chiamai due miei amici architetti, che fortunatamente erano a L’Aquila, e mi feci portare le tavole. La scelta fu quella di distribuire gli insediamenti dove si potevano realizzare dal punto di vista idrogeologico e soprattutto di realizzarli lì dove i cittadini, anche nelle frazioni, avevano perso la casa. Arrivarono i tecnici del DPC il sabato pomeriggio, già avevano escluso molte aree sulla base del rischio idrogeologico, ed identificarono le aree».
«In poche parole in quei pochi concitati giorni io ho solo cercato di ridurre i danni. Poi, te la faccio breve, nonostante le mie segnalazioni precedenti, nel mese di luglio agosto si accorsero che il numero di case necessarie era ben superiore. Finalmente riuscii allora a far realizzare i MAP per le frazioni. Ecco perchè poi gli aquilani sono dovuti andare sparsi ovunque. Sia perchè era stata sbagliata la previsione del numero di alloggi, sia perchè intorno alla città non vi era un numero di aree sufficienti ad accogliere i nuovi quartieri. Mi si rimprovera di non aver coinvolto la città in quelle ore. Forse non si capisce che il governo aveva deciso, il DPC aveva deciso. Io ho solo cercato di ridurre i danni. Credo di esserci riuscito. Dovevo confrontarmi. Ma ti ricordi la situazione dei primi dieci giorni dopo il sisma? Ma lo sai che ho temuto che in molti fossero rimasti feriti o sotto le macerie perchè non trovavo nessuno? Io solo conosco la disperazione della solitudine di quei giorni. Dove dovevo trovare la gente? I consiglieri comunale? eravamo io, Stefania Pezzopane, Lolli, la mia giunta. Questa è la verità. Tra l’altro in quei giorni sul tema case vi fu una grande "offensiva " mediatica. I cittadini delle tendopoli, quelli esiliati sulla costa le volevano. Dopo di che, una riflessione. Avremmo dovuto chiedere i container, altri 5000 MAP? Si parla molto di consumo del territorio. Altri 5000 MAP, che vuol dire tutte le urbanizzazioni, dove li avremmo dovuti realizzare? Quanto territorio avrebbero consumato? Come vedi il tema è particolarmente complesso. L’importante ora è avere un progetto per il domani dei nuovi quartieri. Io credo, come leggerai fra qualche giorno, di averlo e molto chiaro. Comunque ribadisco. Anche se mi fossi dato fuoco per protesta, le new town sarebbero nate, e non sono nate quando avete visto i cantieri, ma entro 15 giorni dopo il sisma. In quei giorni non c’erano neanche i cittadini…passeranno molti mesi prima che essi comincino a segnare una forte ed organizzata presenza. Ti ricordo che il vero movimento nasce a febbraio, con i moti delle carriole, quando i danni erano già fatti, sulle teste di noi tutti, a cominciare dalla mia. Questa è la storia vera»
Caro Sindaco, ti scrivo (o meglio, ti rispondo):
Il piano di ricostruzione – Supponi male ritenendo che non abbia letto il piano di ricostruzione. Se si trova sul sito del Comune è perché i cittadini, io fra loro, rilevando l’abisso di informazione e trasparenza del Comune dell’Aquila, scrissero, più di due anni fa, un regolamento sull’informazione e sulla trasparenza, che il Comune ha approvato a luglio del 2010 e applicato solo recentemente, come al solito tardivamente e solo in parte, rendendo il sito del Comune, prima vergognosamente inconsultabile, ora appena più accettabile. L’ho letto, quindi, ma , non essendo un tecnico, e riconoscendo i miei limiti, ne affido la discussione ad un’assemblea che veda coinvolti i soggetti adatti a discuterne con cognizione di causa che superi l’interpretazione di buon senso che può essere la mia e la stessa dei cittadini comuni. Opera ciclopica, dici. E voglio dartene atto. Forse, se avessi riconosciuto che era indispensabile, come hai infine dovuto fare, pur stilandolo “in casa” , avresti potuto investire nel lavoro di più persone, per portarlo a termine in tempi più accettabili. La polemica è sorta, e tu ti ci sei ficcato dentro senza escludere colpi di sorta, e sfiancando i cittadini .Alla fine hai capitolato. Battaglia persa, quindi.
Voglio porre l’accento sul discorso che mi sta a cuore: la partecipazione. Sostieni che il piano è stato partecipato al massimo con i presidenti dei consorzi. Curioso che, ad esempio, i presidenti dei consorzi delle due proprietà che ho in centro, e che sicuramente mi leggono in questa nota, mai siano stati chiamati a partecipare ad alcunché. Stessa sorte per il presidente del consorzio di casa di mia madre, di mia suocera, di mia cognata, di mio fratello. Tutti con proprietà in centro. Come hai scelto chi doveva partecipare a questi tavoli operativi? A campione? Per estrazione? Per conoscenza? Per simpatia? Non posso tacere, inoltre, sul gravissimo errore che commetti sostenendo che l’Assemblea cittadina abbia appoggiato Chiodi e Fontana. Tutto ciò nasce dalla profonda ignoranza circa il lavoro che noi svolgiamo con grande sacrificio e dedizione ed è l’osservazione che potrebbe fare l’uomo di strada che passa e parla di cose che non sa. Non è accettabile da parte di un Sindaco che dice di porre ascolto ai cittadini. L’Assemblea con Chiodi e Fontana ha visto un mese di preparazione durante il quale si sono tenuti molti incontri per stilare le domande. Ricorderai che facemmo un incontro anche in Comune, con te e Stefania Pezzopane, proprio per farvi capire quali erano le nostre intenzioni. E chi ora continua a ripetere, a mo’ di disco rotto, che quell’incontro fu fatto per sostenere i soggetti di cui sopra, si guardò bene dal partecipare agli incontri preparatori. I soliti inutili Soloni di cui la nostra città, purtroppo, è piena. L’Assemblea ha aperto persino un forum di discussione sulle risposte fornite da Chiodi. I Soloni non sono mai intervenuti, tu ed il tuo staff neanche. Volevate l’arena ,nel tendone, nella quale continuare a sbranarvi? Ebbene, non l’avete trovata. A tal proposito farò un’ulteriore nota con la mia int
roduzione a quell’Assemblea che spiega bene quale fu lo spirito dell’incontro che sarebbe dovuto essere costruttivo e non polemico, come sempre, invece, è stato.
L’Assemblea, caro Sindaco, non prende le parti di alcuno e, per poter giungere a questo punto, ha dovuto fare un percorso impervio e doloroso. E ci è riuscita. L’Assemblea informa, tentando di sopperire alle lacune delle Istituzioni, dà voce ai cittadini ed alle stesse istituzioni, non trae le conclusioni, perché presume che i cittadini siano capaci di formare una propria idea, di trarre le proprie conclusioni. Di essere attori, appunto. Non burattini da indottrinare.
Partecipazione – Dici che gli spazi di confronto non sono scontati. Ciò non fa che confermare quanto ho esposto nel mio precedente intervento. In una città da ricostruire, nella quale i cittadini devono programmare il loro futuro, gli spazi di confronto non solo dovrebbero essere scontati, ma già posti in essere dal giorno successivo al terremoto. Sarebbe dovuto essere il primo impegno di un Comune e di un Sindaco che con i cittadini, insieme con loro, vuole agire. Sei orgoglioso del regolamento della partecipazione approvato in Consiglio comunale. Noi siamo orgogliosi di aver iniziato a parlare di partecipazione dal 7 aprile 2009. Noi siamo orgogliosi di aver lavorato alacremente per favorire e porre in atto la partecipazione. Dal 7 aprile 2009, ripeto. Non siamo orgogliosi di vederla regolamentata solo oggi, quando troppe decisioni sono state prese senza i cittadini. Guardo con materna bonomia l’assessore Pelini, che ringrazio per il suo impegno. Se non ci fosse stato lui, il regolamento, seppur snaturato rispetto a come noi lo avevamo pensato, giacerebbe ancora dimenticato in qualche cassetto comunale.
Ricordo la prima volta che Fabio Pelini arrivò in un confronto pubblico in Assemblea, era stato nominato da poco. Cercava di spiegarci quali fossero i tipi di assistenza alla popolazione, elencandoli per ordine, a noi che li vivevamo sulla nostra pelle. Ignorava il lavoro che i cittadini avevano condotto sino ad allora. Non sapeva che in assemblea si leggevano e si studiavano le ordinanze e ad esse si facevano le pulci. Non sapeva quanto noi sapevamo. Continuava a ripetere di essere stato da poco nominato . A te non è venuto in mente di affiancargli qualcuno di noi (non parlo di incarichi remunerati, ché noi lavoriamo gratis, solo per la città) che sul territorio ci stava radicato, lo ripeterò sino alla nausea, dal 7 aprile 2009. Sì, Sindaco, c’è chi “sul pezzo”, come dici tu, ci sta da tre anni, spinto solo dall’amore per questa terra. Il regolamento approvato dal Comune dite essere figlio del regolamento nato in Assemblea ,anche quello, sofferto e realmente partecipato. Peccato che, quando è stato stilato l’altro, il figlio, la madre nulla sapeva. Ma queste sono questioni di forma. Passiamo oltre.
Piano C.A.S.E. – Sbagli, Sindaco, sbagli di grosso, quando affermi che i cittadini attivi non c’erano, nell’immediato post terremoto. Non pensare che la cittadinanza attiva e organizzata si sia formata solo quando quelli che ora scopro essere i tuoi supporter arrivarono nel centro storico da noi aperto con le carriole. Loro allora si svegliarono, insieme ad altri. Ma noi lavoravamo da quasi un anno. Ed eravamo tanti, coesi e molti più di adesso. Non dirmi che non ricordi il fiorire di comitati, associazioni, gruppi che si riunivano all’aperto, al parco Unicef. Una forza viva, sana, vigile fatta di persone di tutte le età che immediatamente capirono quello che si voleva consumare sulle loro teste. Capirono che il piano c.a.s.e. sarebbe stato un’atroce speculazione, che quella speculazione non sarebbe stata sufficiente per dare alloggio a tutti i senza tetto, che altre possibilità potevano essere poste sul piatto. Non saresti stato solo se tu, invece di ignorarli, da lì fossi partito per metterti alla testa di tutti gli Aquilani. Ché lì erano rappresentate le migliori menti. Cosa facevi, dove eri, quando a quei cittadini, me compresa, si impediva di fare assemblee con i loro concittadini nei campi tenda? Non ricordo neanche un parola da parte tua, a tal proposito. Puoi dire, in tutta sincerità, di aver favorito la partecipazione dei tuoi cittadini? Se tu lo avessi fatto, avresti trovato i tuoi concittadini pronti a darsi fuoco insieme con te e saremmo stati in tanti e tu avresti trovato forza in noi e noi in te. Questa l’iperbole per dire che non sei stato capace di guidarci e non hai neanche accettato che noi ti guidassimo. Vieni a ricordare a me quando il movimento è nato? Non lo posso accettare e non lo accetto. Io posso essere la memoria storica del movimento aquilano dal 7 aprile 2009 ad oggi, ché mai dalla mia terra e da esso mi sono allontanata. E sempre ho partecipato.
L’ultima nota che mi fa quasi sorridere, se non fosse tragica. Dici che non avresti mai accettato che gli abitanti delle frazioni fossero allontanati dai loro luoghi per abitare nella new town. Bene: hai accettato che gli Aquilani fossero deportati in massa nelle frazioni. Un esempio personale, su tutti: la mia famiglia e quella di mio marito abitava tutta su Costa Masciarelli, in abitazioni diverse. Le assegnazioni del piano c.a.s.e (che in parte abbiamo rifiutato): mia madre Roio, mia suocera Camarda, mio fratello Tempera, io non so, forse, se avessi scelto in quel senso, starei a Collebrincioni. Neanche il concetto di territorialità sei riuscito ad imporre. Hai permesso che la tua gente fosse deportata, in preda ad una diaspora vergognosa. E noi parlavamo di queste cose dal 7 aprile del 2009. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Io le urlavo, disperata, nel mio blog. L’unica cosa che il terremoto non mi aveva tolto. Taccio sulle alternative che avevamo proposto al piano c.a.s.e. Sono scritte. Mi fermo qui, anche se ci sarebbero fiumi di inchiostro da spendere ancora.
Sai, mi arrivano messaggi privati, persino sms, telefonate, che mi accusano di essere la tua spalla. Di averti offerto l’input per iniziare la tua campagna elettorale telematica. Altri mi accusano di stare, invece, preparando la mia candidatura con la destra. Sono, invece, come ben sai, unicamente una voce ed una persona libera che dice quello che pensa. Ma le persone equivocano, proprio come hai fatto tu, quando hai detto che in Assemblea abbiamo tenuto bordone a Chiodi. Pensiamo alla sostanza e andiamo avanti. Io nella mia strada di impegno civico e basta, alle elezioni sarò solo un elettore, tu nella tua campagna elettorale.
Ti auguro il meglio. Auguro a tutti noi il meglio.