Marchetti: nella ricostruzione non ci sono stati ritardi

20 febbraio 2012 | 18:15
Share0
Marchetti: nella ricostruzione non ci sono stati ritardi

L’Aquila, 20 feb 2012 – Una struttura commissariale più snella, burocrazia “intelligente” e ricerca di finanziamenti aggiuntivi per le seconde case e per i beni culturali. Sono alcuni dei cambiamenti di rotta richiesti dal governo e dal ministro per la Coesione sociale, Fabrizio Barca nel corso dell’incontro con il commissario Gianni Chiodi prima e con i sindaci in tarda mattinata. A descrivere l’umore e gli aspetti emersi nel corso dell’intensa mattinata del delegato del governo è stato il vicecommissario ai Beni culturali, Luciano Marchetti, il primo uscito dalla Sala Celestino della giunta regionale.

«Il governo ha deciso di far funzionare in maniera più snella la struttura commissariale, trasferendo delle competenze in più ai Comuni», ha spiegato Marchetti, «e quindi ridurre le spese che questa struttura affronta. Trasferendo alcuni aspetti della ricostruzione ai sindaci è ovvio che saranno probabilmente rafforzati di più i Comuni e distribuite competenze finora accentrate e diminuito il personale della struttura commissariale». Ma «non è stato deciso di mandare tutti a casa», precisa il vicecommissario. «L’idea è di cambiare la governance, renderla più snella, eliminando sovrapposizioni. Ma non di toglierla».

Quanto ai ritardi, Marchetti ha detto che non ci sono stati. «Ritardi? Io credo che non ci siano, visto che il piano di ricostruzione del centro storico dell’Aquila, ad esempio, è di pochi giorni fa». Ha chi ha fatto notare che ci sono dei piani di ricostruzione di Comuni che sono stati presentati tempo fa e ancora non ottengono il via definitivo e che la ricostruzione in periferia non è partita ancora, Marchetti  ha risposto che «la periferia è partita, se guardate il report del commissario ci sono 7mila progetti approvati relative alle case E sulle quali la filiera ha dato l’approvazione, mentre ce ne stanno altri 1.500-2mila per i quali sono state richieste integrazioni. Poi ci sono quelli presentati dopo la scadenza del termine, per cui c’era l’accordo che sarebbero stati esaminati dopo la fine dell’esame degli altri. La filiera secondo l’accordo deve portare a compimento questo tipo di esame complessivo entro marzo. In realtà lo finirà entro febbraio, anticipando i tempi».

Insomma la ricostruzione, secondo il commissario, «è partita. Qualcuno a casa ci è rientrato, perché gli sfollati assistiti si sono ridotti del 50%», ha aggiunto Marchetti. «Poteva certamente esser fatto meglio e più in fretta, ma su ogni cosa si possono fare errori. Voglio fare capire una cosa: questo terremoto è stato di grandi dimensioni e concentrato in una piccola area geografica, con effetti distruttivi notevoli. Pensare che si potesse risolvere tutto nel giro di un anno o due è una sciocchezza. I tempi sono quelli: si è dovuto puntellare per mettere in sicurezza gli edifici, fare le norme; poi ci sono i tempi per fare i progetti».

L’impressione emersa nel corso dell’incontro è che il governo vuole accelerare, che si vuole un lavoro di maggiore rapidità e spessore. «In qualche modo si vuole dare un impulso alla ricostruzione trovando anche dei fondi certi per la ricostruzione. Oggi abbiamo una quantità di finanziamenti che sono definiti», ha aggiunto Marchetti, «in parte disponibili come disponibilità di cassa e in parte di bilancio, ma devono essere incrementati. Pensiamo ad esempio alle seconde case e alla possibilità di poter dare qualcosa in più ai proprietari modificando le norme, e anche questo potrebbe servire per sveltire la ricostruzione». Il governo sta pensando il modo di trovare nuove forme di finanziamento, assicura il vicecommissario ai Beni culturali.

SERVE UN GOVERNO TECNICO PER LA CITTA’ – Nel corso dell’incontro con i rappresentanti istituzionali e i sindaci del cratere sismico il ministro per la Coesione sociale FabrizioBarca ha detto che«i fondi ci sono ma molti non sono stati spesi», ed è su quelli che bisogna agire da ora in poi. A ribadirlo è il vicecommissario ai Beni culturali, Luciano Marchetti. «Il motivo di questa spesa mancata sta nel fatto che si stanno facendo i progetti. In alcuni casi ci sono difficoltà amministrative, si devono seguire una serie di procedure tipo le conferenze di servizi che portano via tempo, la burocrazia che ritorna in auge. Però può anche essere una burocrazia intelligente. Dobbiamo trovare le modalità per snellirla: è un passaggio fondamentale. Creando anche delle strutture speciali». L’idea di Marchetti è che ad esempio i Comuni si associno, soprattutto i piccoli Comuni, in modo che creino delle strutture per gestire tutti insieme la ricostruzione, con ingenti risparmi di personale ma anche omogeneità di trattamento delle procedure». Discorsi che «il governo deve decidere di fare e farà».

Marchetti ha detto la sua anche sulla lunga litigiosità tra struttura commissariale e e amministrazione comunale. «La litigiosità è un sistema che si viene a creare affinché nessuno si assuma le sue responsabilità, per cui ciascuno dice che è colpa dell’altro. Non giudico le posizioni dei singoli, ma si tratta di valutazioni diverse di come ricostruire la città, di come fare amministrativamente la ricostruzione. Io ritengo che debba nascere come scelta di fondo dai cittadini e debba essere attuata operativamente da strutture ad hoc, che siano più snelle possibile e non legate a colori politici». Insomma, una sorta di governo tecnico. «La scelta politica va fatta e la deve fare l’amministrazione politica. A me piacerebbe ad esempio buttare giù le case popolari che stanno sopra Porta Romana e recuperare gli orti e la cinta muraria. Ma non è una scelta che posso fare io. La deve fare la città e quando ha deciso che quella cosa si fa, a quel punto c’è una struttura veloce che prende e la realizza: la struttura commissariale o simile. Bisogna distinguere il momento della scelta politica e d’indirizzo dall’operatività. Queste cose forse andavano meglio codificate», ammette il vicecommissario Marchetti.

M.Gianf.