L’Aquila, Barca: «Ritorno alla normalità, il commissario va via»

L’Aquila, 20 feb 2012 – Ad ascoltare il ministro per la Coesione sociale Fabrizio Barca sembrerebbe che la ricostruzione post-sisma parta da adesso. Tre anni sembrano inghiottiti nel nulla, il tempo non è passato sulla città puntellata. Così, il ministro Barca è venuto all’Aquila a dire che i soldi ci sono e sono tanti e che bisogna spenderli bene in modo rigoroso. Che si deve recuperare fiducia nel futuro e nelle istituzioni. Che la burocrazia verrà snellita e che le pratiche delle case E devono essere istruite. Chi si aspettava parole nuove è rimasto deluso. Ma la novità c’è: dopo le elezioni il commissario alla Ricostruzione andrà via. Gianni Chiodi, da tre anni al potere commissariale, tornerà a fare il presidente della Regione.
Un’indicazione, questa, arrivata dallo stesso Chiodi.
Non è la prima volta che il ministro Barca viene all’Aquila. All’uscita dalla sala Celestino V della giunta regionale, a palazzo Silone, dopo ore di discussione, il sindaco Massimo Cialente lo ha detto scherzandoci su: «Almeno 7 volte, di cui alcune quando ancora il centro storico non era completamente messo in sicurezza», racconta, «mia moglie vedeva sempre la ricevuta fiscale di una cena per due, alla fine ho dovuto dirle che si trattava di Barca». Ma Barca all’epoca non era ancora ministro. La sua conoscenza del territorio aquilano ha convinto il presidente del consiglio Mario Monti ha nomimarlo per seguire la ricostruzione all’Aquila. «Io stesso ho fatto il suo nome a Monti, indicandolo come la figura migliore per seguire la ricostruzione, quando ci ha ricevuto a Roma», ha aggiunto Cialente.
Intorno al tavolo c’erano tutti i protagonisti del post-sisma. Gianni Chiodi, il vicecommissario Luciano Marchetti, il capo della Struttura tecnica di missione Gaetano Fontana – che ha recuperato per l’occasione l’antica verve – i sindaci delle 8 aree omogenee, tra cui Emilio Nusca, coordinatore del tavolo dei sindaci del cratere, poi Cialente, il prefetto Giovanna Maria Iurato, il presidente della Provincia, Antonio Del Corvo. E tanti altri ancora. Ognuno, come in una processione seduta, ha riportato i propri punti di vista, le criticità e le debolezze su cui il governo deve intervenire. Decine di esigenze che ora Barca dovrà decifrare e valutare. Ma il ministro ha le idee ben chiare.
Quando è sceso nella hall di palazzo Silone, pronto per andare a raggiungere nelle loro sede di Pile gli industriali di Confindustria e i sindacati promotori del progetto “Verso il 2030”, erano 4 ore che i giornalisti lo stavano aspettando. «Siamo d’accordo nel migliorare la qualità dell’informazione», ha detto il ministro, «troppe cose sono rimaste nel silenzio delle carte mentre è importante che i cittadini sappiano quanto lavoro è stato fatto fino a questo momento», ha aggiunto. «Bisogna migliorare la macchina informativa, rendendo pubblici i dati procedurali. Ad esempio quante delle case delle periferie sono state istruite, quante lo saranno, fare delle previsioni e così via. Avvertiamo tutti l’esigenza di snellire la governance. Io mi sono trovato in questa vienda aquilana con grande piacere, spero che nel giro di 60 giorni si riesca a ritrovare quell’entusiasmo che ha accompagnato la prima fasse post-sisma», ha aggiunto allargando un sorriso spontaneo e gratuito che non assomiglia affatto a quello per forza ironico dell’ex premier Silvio Berlusconi.
«Oggi abbiamo sentito opinioni anche molto diverse», ha detto il ministro, «ma le innovazioni e il progresso si fanno solo mettendo sul tavolo con convincimento e senso di visione pubblica anche opinioni diverse». Un aspetto sul quale Barca ha chiesto la condivisione di Chiodi: «Non è vero Gianni? », ha detto al commissario visibilmente stanco ma «soddisfatto e convinto che bisogna andare verso un ritorno all normalità e a fare recuperare a tutti la propria responsabilità. I sindaci dovranno fare quello che stanno facendo, ma con maggiore determinazione, mentre il presidente seguirà la ricostruzione con tutti i suoi poteri e le sue possibilità». Un programma, però, che verrà avverato di qui all’estate. A cominciare da dopo le elezioni. Il governo ritiene che «non soltanto L’Aquila ma tutte le questioni emergenziali debbano essere affrontate tornando al più presto alla normalità. Chiodi ci ha anticipato», ha precisato Barca.
Ma chi vede l’uscita dal commissariamento come un rapido cambio di scena sbaglia. «Per costruire la fine di una situazione commissariale bisogna essere certi che tutto sia a posto», ha precisato Barca. «le procedure devono stare a posto, gli enti locali devono avere la capacità di portare avanti la ricostruzione da soli. Quindi questa sarà per noi un’occasione per costruire un prototipo-L’Aquila, un itinerario che potrà essere utile in futuro per vedere come si esce da una fase emergenziale. Ma i giudici finali saranno i cittadini». In sostanza, a che punto si deve arrivare per poter uscire dalla fase emergenziale? Chiodi ha spiegato che «una volta presentati i piani di ricostruzione e esaminate le pratiche relative alle E fuori centro storico, si potrà dire che il mandato è in via di esaurimento».
Chiodi ha cercato di svelare anche il mistero delle 7.500 pratiche relative alle case E fuori dai centri storici. «Sono state esaminate quasi tutte le pratiche relative a quelle presentate entro il 31 agosto. Ne rimangono alcune che sono state esaminate come primo esame, alcune sono state ritenute ammissibili altre devono fare integrazioni. Tra la fine di marzo e aprile le pratiche saranno tutte completate».
Quanto alla velocità con cui si cercherà di restituire la città agli aquilani, Barca ha sottolineato che «soltanto quando si capisce quello che si è fatto e la velocità, poi, con cui si viaggia si sarà veramente in grado di dire dove arriverà la città». Il messaggio che il governo intende lasciare agli aquilani con al visita del ministro designato, è di «recuperare il più presto possibile quella straordinaria fiducia e rapporto fiduciario tra aquilani e tra cittadini e Stato che avevo visto molto forte nei mesi successivi e che poi ho visto spegnersi».
INDUSTRIALI, SINDACATI E IL PROGETTO “SULLE ALI DELL’AQUILA”
Con questo augurio il ministro per la Coesione sociale ha lasciato palazzo Silone alle 16 circa. La sua liunga giornata aquilana – che a un certo punto sembrava prevedesse anche una visita nel centro storico, affidata poi soltanto allo staff del ministro – si è conclusa a Pile, dove ad attenderlo con un’ora di ritardo sulla tabella di marcia, c’era il Comitato Abruzzo del progetto “Verso il 2030, sulle ali dell’Aquila”, voluto all’indomani del sisma da Cgil, Cisl e Uil e dalla Confindustria e sostenuto anche dall’Ocse, dal ministero dello Sviluppo economico e dall’università di Croningen. Attorno al tavolo, tra gli altri, il segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti, i rappresentanti di Cisl e Uil e il presidente della Confindustria L’Aquila, Fabio Spinosa Pingue. «Niente zona franca urbana», ha ribadito il ministro a chi non lo avesse ancora capito. Ci saranno invece i 90 milioni di euro da utilizzare tramite il De minimis. Barca ha chiesto che venisse presentato un prospetto delle risorse stanziate, quelle realmente utilizzate e quelle rimaste non spese, eventualmente per accantonare risorse aggiuntive alle attività produttive.
L’incontro con il Comitato Abruzzo è stato voluto dal ministro per fare il punto sul progetto, che si avvale della prestigiosa collaborazione di Philip McCan titolare della cattedra di Scienze all’università di Croningen, e dell’Ocse. E’ stato in occasione di questo progetto che Barca ha conosciuto più da vicino la città. Il progetto ha raccolto 7,5 milioni di euro tra i dipendenti delle imprese Confindustria e i tesserati ai sindacati principali, con l’obiettivo di rilanciare lo sviluppo economico della regione partendo dall’Aquila. Il capoluogo di regione, insomma, dovrà di
ventar volano per l’economia di tutto io territorio. La prima parte, quella dell’ascolto dei soggetti del territorio, è stata conclusa. I risultati saranno illustrai il 16 e 17 marzo all’Aquila. In quell’occasione il ministro Barca tornerà in città. C’è da giurarci che sarà un altro bagno istituzionale e un tour de force per discutere di ricostruzione. Speriamo riesca a conservare lo stesso sorriso.
MASSIMO CIALENTE
E’ forse il vero vincitore di questa giornata campale per L’Aquila. «Ho posto le mie questioni e sono state ascoltate», ha detto il sindaco, «entro il 15 verrà rinnovata completamente l’ordinanza sull’emergenza che ci permetterà di arrivare fino al 31 dicembre». Poi finalmente dopo le elezioni la struttura commissariale andrà via e «Chiodi farà da coordinamento con una sua struttura che lo affianchi. Entro il 15 di marzo si avrà uno snellimento della governance». Cosa vuol dire? Quale testa salterà? E’ ancora presto per dirlo, ma Cialente azzarda: «Credo ci siano seri problemi di convivenza tra la Soprintendenza che deve ricostruire e il vicecommissario Luciano Marchetti, problemi che devono essere sciolti». Per i piani di ricostruzione Cialente ha chiesto al ministro una griglia da condividere con i sindaci che stabilisca i criteri per i piani di ricostruzione.
M.Gianf.
PAOLUCCI (PD), DOPO CHIODI SI APRA NUOVA PAGINA – «La programmata fuoriuscita di Chiodi dal ruolo di commissario per la ricostruzione non è un traguardo, ma solo un punto di partenza: ora per l’Abruzzo, e L’Aquila in particolare, bisogna aprire una nuova pagina in cui si scrivano da subito alcune parole d’ordine come trasparenza, partecipazione, rapidità». Lo ha detto il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci. «Ora Chiodi dovrà rispettare i suoi impegni – prosegue Paolucci – e ridare all’Aquila il diritto ad una ricostruzione che finalmente parta all’insegna dell’efficienza e che sia soprattutto occasione di rinascita e non solo di sopravvivenza. La governance della ricostruzione dovrà essere ridisegnata con nuovi strumenti partecipativi e il Pd – conclude Paolucci – conferma l’impegno già dimostrato in questi anni a sostenere, a tutti i livelli e con tutti gli strumenti a disposizione, la rinascita della città e dei Comuni del cratere».