Terni: scoperta cellula Hezbollah turca, 9 arresti. Perquisizioni anche a L’Aquila

21 febbraio 2012 | 11:47
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Terni: scoperta cellula Hezbollah turca, 9 arresti. Perquisizioni anche a L’Aquila

Terni, 21 feb 2012 – Scoperta dalla Polizia di Terni una struttura criminale riconducibile all’organizzazione terroristica turca Hezbollah dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’operazione è stata coordinata dal Servizio Centrale Antiterrorismo dell’UCIGOS.

Nove le ordinanze di custodia cautelare emesse e 41 le perquisizioni, eseguite anche a L’Aquila, effettuate nei confronti degli appartenenti all’organizzazione. L’indagine ha avuto inizio con l’arresto in Lombardia di un cittadino turco destinatario di mandato di cattura internazionale per terrorismo che ha portato alla luce l’esistenza e l’operatività nel nostro Paese, di una struttura clandestina di Hezbollah turchi.

Questi facevano giungere in Italia clandestini curdi e palestinesi con falsa documentazione relativa ad inesistenti vicende umane per poter richiedere asilo politico ed ottenere il permesso di soggiorno. L’Hezbollah turco, di credo islamico sunnita, non ha alcun legame con l’omonima formazione libanese e nasce nei primi anni ottanta con l’obiettivo di creare uno «stato islamico retto dalla shari’a sul territorio della Repubblica turca».

CELLULA HEZBOLLAH FINANZIAVA ORGANIZZAZIONE AD ANKARA – Quella smantellata dalla digos di Terni era un’associazione a delinquere con ramificazioni nazionali e internazionali, composta da cittadini turchi operanti nel settore della ristorazione (kebab), riconducibili alla "Hezbullah Turca" che faceva arrivare clandestini e li sfruttava nella catena di lavorazione e vendita di kebab per finanziare l’organizzazione terroristica ad Ankara.

L’intera filiera del kebab – precisano fonti investigative – dalla lavorazione delle carni, alla distribuzione all’ingrosso, sino alla vendita al minuto, si è palesata funzionale alla raccolta di denaro, una sorta di salvadanaio, periodicamente svuotato dai vertici dell’organizzazione, diretto alla Turchia per sostenere la causa curda.

L’operazione, tuttora in corso in sette regioni d’Italia e che vede impegnate le digos di Terni, Roma, L’Aquila, Modena, Milano, Trieste, Como, Venezia, Latina e Viterbo, ha condotto all’arresto ed alla conseguente traduzione in carcere di sei cittadini turchi, i vertici dell’organizzazione per delinquere, A.S. di 37 anni, U.F. di 43 anni, E.V. di 38 anni, A.M. di 31 anni; A.I. di 32 anni, K.M. di 53 anni, e di una donna italiana B.S. di 46 anni, responsabile di avere consentito fraudolentemente e per fini di lucro il rilascio a cittadini stranieri di abilitazioni per la conduzione di esercizi pubblici. Due cittadine di origine ucraina, K.M. di 30 anni 30 e O.L. di 31, responsabili di concorso in reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono state condotte agli arresti domiciliari nelle loro abitazioni di Terni e Milano. I 30 denunciati sono responsabili a vario titolo di reati che vanno dall’associazione per delinquere, al favoreggiamento dell’immigrazione, al falso documentale. Tra di essi anche un avvocato del foro di Terni. Eseguite, in tutto il Centro-Nord Italia, circa 50 perquisizioni domiciliari, nei confronti di cittadini turchi e presso le sedi delle principali associazioni curde, finalizzate al rinvenimento di cose o documenti utili a supportare le tesi investigative.

Secondo quanto emerso dalle indagini, i vertici dell’associazione gestivano in diverse regioni esercizi di vendita di kebab e avevano regolarizzato la loro posizione in Italia, avendo ottenuto in modo fraudolento il riconoscimento di rifugiati politici. Proprio attraverso la prospettiva della regolarizzazione, mediante l’abuso dello strumento dell’asilo politico, l’organizzazione induceva e favoriva l’ingresso in Italia di numerosi connazionali (piu’ di 50 i casi già emersi) attraverso diversi sistemi. I turchi giunti irregolarmente in Italia, alcuni dei quali destinati ad altri paesi europei, ottenevano fiancheggiamento da parte dell’organizzazione (vitto, alloggio, occupazione) che li avviava alla procedura per il riconoscimento dell’asilo, attraverso la predisposizione delle dichiarazioni "fotocopia" ideologicamente false, accompagnate da documentazione contraffatta. Il più delle volte è stato accertato che i cittadini turchi dichiaravano falsamente l’appartenenza a partiti politici organici all’organizzazione terroristica turca Pkk, per ottenere più facilmente il riconoscimento, che ha consentito a tali cittadini curdi, non solo la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, ma anche di sottrarsi al rischio di estradizione in altri paesi ove risultavano destinatari di pene definitive da scontare per gravi reati, anche di natura eversiva.

HEZBOLLAH TURCA: NO LEGAMI CON ‘PARTITO DI DIO’ LIBANESE   – L’organizzazione estremista curda islamica conosciuta con il nome di ‘Hezbollah turca’ non ha alcun legame con l’omonimo gruppo libanese sciita. Il ‘Partito di Dio’ turco nacque infatti ad Ankara nel 1980 come risposta e opposizione al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), e con ‘il sogno’ e l’obiettivo trasformare il sudest della Turchia in uno stato islamico indipendente. Il gruppo sunnita ebbe da subito lo scopo di eliminare fisicamente i militanti del Pkk, e negli anni Novanta inizio’ a colpire anche coloro che erano considerati di ‘bassa moralita’, con attentati a negozi di liquori, bordelli e altri ‘bersagli’ che l’organizzazione riteneva anti-islamici. Nel gennaio 2000 le forze di sicurezza turche uccisero Huseyin Velioglu, il leader della Hezbollah turca, in una sparatoria a Istanbul. Nell’operazione furono arrestati altri due capi carismatici del movimento, Edip Gumus e Cemal Tutar. Il blitz scatenò una serie di operazioni di contro-terrorismo che portò all’arresto di circa 2.000 militanti. Tra la metà e la fine degli anni Novanta la polizia turca recuperò circa 70 corpi di uomini d’affari turchi e curdi, oltre ai cadaveri di diversi giornalisti torturati e uccisi dall’organizzazione di Ankara. Nel 2001 il gruppo rivendicò l’uccisione del capo della polizia di Diyarbakir. Diciotto membri del gruppo sospettati di essere militanti del braccio armato sono stati rilasciati dal carcere il 4 gennaio 2011, in base a una recente modifica al codice penale turco che fissa il limite di 10 anni di reclusione per i detenuti che non sono stati condannati in un verdetto finale.

L’AQUILA: SEQUESTARATE CAMBIALI PER 35 MILA EURO – E’ numeroso il materiale sequestrato dalla Digos di Terni nel corso delle perquisizioni eseguite in varie parti d’Italia nell’ambito dell’indagine "Aladin" che ieri ha portato all’arresto di nove persone, tra cui sei curdi ritenuti vicini all’organizzazione "Hezbollah turca" e accusati di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Si tratta di almeno un centinaio di computer, documenti in lingua araba e turca che rivendicano l’appartenenza al gruppo eversivo, denaro (circa 30 mila euro in un appartamento di Como) e assegni (in bianco per 100 mila euro e cambiali per 35 mila in un’abitazione di L’Aquila), falsi documenti di identità. Gli investigatori ritengono che i soldi siano provento delle attività di kebab avviate dai turchi finiti in manette e nei quali venivano fatti lavorare i clandestini. Tra i documenti sequestrati ci sono anche falsa documentazione che sarebbe stata utilizzata per far ottenere l’asilo politico agli irregolari da fare entrare in Italia e alcuni dischetti commemorativi della strage su una nave turca a Marmara, nel maggio 2010. In seguito ai sequestri altri tre turchi sono stati indagati insieme alle 30 persone che risultavano inquisite a piede libero già ieri. Negli appartamenti perquisiti a Roma, L’Aquila e Latina sono stati inoltre trovati almeno cinque clandestini per i quali sono state avviate le procedure di espulsione. Computer e materiale cartaceo è stato sequestrato anche a Roma nella scuola di formazione nella quale lavorava la donna di 46 anni arrestata per avere concesso ai commercianti turchi le abilitazioni per la conduzione delle attività in cambio di s
oldi e in un ufficio di consulenza di Milano.