Polo elettronico aquilano: la Triplice dice no alla riforma Fornero

22 febbraio 2012 | 12:06
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Polo elettronico aquilano: la Triplice dice no alla riforma Fornero

L’Aquila, 22 feb 2012 – Sono tornati a riunirsi oggi i lavoratori ex-Finmek, Compel e Vibac per un’assemblea Fim-Fiom-Uilm di tutte le aziende in procedura fallimentare o concorsuale per stabilire le azioni di protesta da intraprendere in merito alla riforma pensionistica varata dal Governo Monti. Le sigle sindacali dei metalmeccanici si sono uniti per fronteggiare le proposte della riforma Fornero, che annullerebbero, di fatto, la possibilità di aggancio alla pensione per centinaia di lavoratori aquilani attualmente in cassa integrazione.

«Il Governo e il ministro Fornero considerano questi 300 lavorati in città tra Finmek, Compel, Vibac, come persone che hanno un’azienda, quando invece non ce l’hanno già da molti anni», ha detto Gino Mattuccilli della Fim Cisl. «A Roma abbiamo un Governo che non considera che sta parlando con padri di famiglia, con persone che vivono la loro vita con difficoltà. Per loro sono solo numeri. Stanno impoverendo il paese pur di far bella figura con il resto d’Europa, pur di risalire con le borse».

Mattuccilli definisce «arrogante» l’atteggiamento del Governo, «che sconvolge, mette paura alla gente che deve arrivare a fine mese». A giorni i rappresentanti sindacali si recheranno dal Prefetto e le chiederemo di convocare tutti parlamentari aquilani per affrontare la crisi del polo elettronico. Le stesse problematiche verranno poi riportate anche a Nichi Vendola (SEL) e a Pier Luigi Bersani (PD) che a giorni visiteranno la città. «Cerchiamo di aprire una breccia – afferma ancora Mattuccilli. Oggi abbiamo approvato un ordine del giorno con il quale informeremo i segretari generali Camusso, Bonanni e Angeletti delle nostre esigenze, esortandoli a indire una manifestazione nazionale su questo tema». 

Al centro dell’assemblea, come sempre, le pensioni dei lavorati, i quali vedono allontanarsi sempre più l’obiettivo. «Non riusciamo a capire – ha detto a margine Clara Ciuca, Uilm – con quale ammortizzatore, con quale sostegno queste persone arriveranno poi alla pensione, dato che ad oggi non hanno un lavoro. I sostegni sono e saranno comunque molto bassi. Le ipotesi della riforma Fornero sono molto drammatiche e disastrose per la situazione aquilana perché i lavoratori rischiano di essere penalizzati oltre ogni modo». 

Per alcuni lavoratori più giovani, intorno ai 55-57 anni di età, si parla anche di 8-10 anni dalla pensione. La domanda è: quale sarà la loro pensione? Quando andranno in pensione se ogni anno si innalza l’età pensionistica? Questi lavoratori sono stati penalizzati fino ad adesso perché non percepiscono uno stipendio da anni, ma vivono con gli ammortizzatori sociali, tra cassa integrazione e mobilità.

«Dal nazionale devono capire che anche se si tratta di 60mila persone sono 60mila persone che contano. I problemi non sono solo l’articolo 18 o quelli di cui si parla sui giornali, ma la crisi del nostro paese parte dalle realtà locali, che al tavolo della Fornero dovrebbero esser posti come problemi cruciali». 

La critica va anche alle forze politiche locali, le quali, a detta dei rappresentanti sindacali, non partecipano alla crisi lavorativa della città. «Il tema del lavoro – sottolinea Alfredo Fegatelli, Fiom Cgil – è fuori dai programmi politici delle prossime elezioni amministrative, viene sfiorato e a volte eluso. Solo con la ricostruzione dei redditi e la prospettiva di dare un’occupazione seria e duratura si potrà ripartire in città».

E.Ferr

RIFORMA PENSIONISTICA Dal 1° gennaio 2012 viene introdotto il metodo contributivo di calcolo delle pensioni per tutti i lavoratori, secondo il meccanismo pro rata. Sono abolite le finestre di uscita e le quote introdotte nelle precedenti riforme previdenziali. L’età di pensionamento viene alzata a 62 anni per le donne lavoratrici dipendenti del settore privato (63 anni e sei mesi per le donne autonome). Entro il 2018 l’età di pensionamento delle donne sarà equiparata agli uomini. Da 62 a 70 anni viene introdotto il pensionamento flessibile tramite l’applicazione dei coefficienti di trasformazione calcolati fino a 70 anni. Per i lavoratori e per le lavoratrici dipendenti pubbliche, la fascia di flessibilità è compresa tra 66 anni, età minima oggi prevista per il pensionamento di vecchiaia, e 70 anni. Permane il requisito minimo dell’anzianità contributiva di 20 anni come già previsto nel precedente ordinamento della pensione di vecchiaia. L’accesso anticipato al trattamento pensionistico ( pensione anticipata ) è consentito con un’anzianità di 42 anni e un mese per gli uomini e di 41 anni e un mese per le donne. Sono applicate delle penalizzazioni percentuali sulla quota retributiva della pensione, pari al 2% per ogni anno di anticipo rispetto a 62 anni, al fine di disincentivare il pensionamento anticipato rispetto alla pensione di vecchiaia. La riforma prevede un aumento graduale delle aliquote contributive dei lavoratori autonomi artigiani, dei lavoratori autonomi agricoli e commercianti fino al 22% entro il 2018. Le Casse Professionali continueranno ad operare in regime di autonomia ma dovranno adottare dei provvedimenti funzionali di riequilibrio dei conti nel medio-lungo periodo, in assenza dei quali anche essere dovranno convergere all’adozione del metodo contributivo entro il primo gennaio 2012. Sono soppressi gli enti previdenziali e pensionistici INPDAP ed ENPALS le cui funzioni sono attribuite all’INPS allo scopo di armonizzare l’applicazione del metodo contributivo e di ottimizzare l’azione amministrativa.