Stupro Pizzoli: arrestato il militare Tuccia

23 febbraio 2012 | 14:08
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Stupro Pizzoli: arrestato il militare Tuccia

L’Aquila, 23 feb 2012 – Svolta nell’inchiesta sullo stupro ai danni della giovane studentessa avvenuto fuori della discoteca "Guernica" di Pizzoli, nella notte tra l’11 e il 12 febbraio scorsi. I carabinieri hanno arrestato, nella caserma Campomizzi dell’Aquila, Francesco Tuccia, il 21enne militare della Provincia di Avellino, principale sospettato della vicenda. Al giovane militare, volontario del 33/o reggimento Artiglieria Acqui, vengono contestati i reati di tentato omicidio e violenza sessuale.

Nella mattinata odierna i Carabinieri del Comando Provinciale dell’aquila, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di L’Aquila Romando Gargarella, il quale, condividendo le conclusione investigative dei carabinieri inquirenti ha disposto la detenzione dell’indagato, come richiesto dal Pm David Mancini che ha coordinato le indagini. Assolutamente estranei ai fatti sono risultati i due amici dell’arrestato e la ragazza, peraltro mai iscritti nel registro degli indagati.

«Parlano le ferite gravissime» E’ questa l’affermazione che fonti interne alla Procura hanno espresso dopo l’arresto del giovane militare della provincia di Avellino accusato di aver abusato sessualmente e del tentato omicidio della giovane studentessa laziale in una discoteca dell’Aquilano. Sulle ferite gravissime, probabilmente invalidanti, insieme ad altri riscontri testimoniali e legati agli esami dei Ris di Roma, la Procura ha ricostruito «con chiarezza» la vicenda.

Il giovane avrebbe agito da solo al di fuori della discoteca dove era uscito insieme alla giovane con la quale all’interno del locale aveva avuto un approccio. Secondo il pm titolare dell’inchiesta, David Mancini, non c’é stato rapporto sessuale ma una violenza sessuale che sarebbe stata effettuata anche con l’utilizzo di un corpo estraneo. Secondo il pm il giovane militare si sarebbe disfatto del corpo estraneo che probabilmente non verrà ritrovato alla causa della abbondante presenza della neve.

L’accusa di tentato omicidio è staccata perché non ci sono tra le testimonianze, prove sul fatto che il giovane militare abbia soccorso la giovane dopo che la stessa era svenuta in mezzo alla neve con una grave emorragia e con una temperatura di almeno dieci gradi sotto lo zero. Secondo la ricostruzione fatta dalla procura, avvalorata dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, che ha firmato l’udienza di custodia cautelare in carcere, se la giovane non fosse stata soccorsa dal gestore del locale e dagli addetti alla sicurezza che casualmente sono passati in quello spazio esterno al locale, la studentessa laziale che frequenta l’Università dell’Aquila, sarebbe morta per ipotermia.

DETERMINANTI LE TRACCE DI SANGUE A inchiodare il giovane militare della provincia di Avellino sono state in particolare le tracce di sangue trovate sulla camicia, sulla mano e sul braccialetto, presumibilmente quello che viene applicato all’ingresso delle discoteche, tracce di sangue che secondo gli esami dei Ris di Roma appartengono alla giovane studentessa laziale. Secondo la ricostruzione dell’accusa, come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, i due giovani sarebbero usciti per 15 minuti fuori dal locale e durante quel lasso di tempo il militare avrebbe abusato con conseguenze gravissime della studentessa. A far scattare l’ipotesi di reato di tentato omicidio, oltre alla gravità delle lesioni, è stato il fatto che tutti i testimoni ascoltati, almeno una trentina, hanno escluso che il giovane sia venuto a contatto con la ragazza dopo la violenza e questa circostanza farebbe presupporre il fatto che il militare, molto probabilmente impaurito da quanto accaduto, avrebbe lasciato la vittima esanime a terra e senza soccorrerla, rientrando semplicemente in discoteca.

MILITARE VERSO SOSPENSIONE DA SERVIZIO I vertici del 33/o Reggimento Artiglieria Acqui, una volta formalizzato l’ordine d’arresto per il caporale Francesco Tuccia, hanno attivato tutte le procedure amministrative per salvaguardare l’immagine dell’Esercito e anche dello stesso personale coinvolto. Nei giorni scorsi, per due volte, ufficiali del reggimento hanno inviato una richiesta alla Procura della Repubblica dell’Aquila per conoscere la posizione dei tre militari sospettati.

Il 33/o Reggimento Artiglieria Acqui dell’Aquila ha attivato la procedura per la sospensione cautelare dal servizio di Francesco Tuccia. «Preso atto del provvedimento di custodia cautelare in carcere adottato dall’autorità giudiziaria nei confronti di un militare del reggimento per un fatto avvenuto al di fuori del servizio – si legge in una nota – nell’esprimere la massima fiducia nell’operato della magistratura, si ribadisce che la forza armata persegue con la massima severità ogni comportamento non in linea con l’etica militare». «Per il caporale, che terminerà la ferma nel prossimo mese di marzo – aggiunge il comando – in base alla normativa vigente è già stata avviata la procedura per la sospensione precauzionale dal servizio obbligatoria».

LA DIFESA: «SI FA PRESTO A DIRE TENTATO OMICIDIO» «Prima guardiamo gli atti, devo vedere com’é articolata l’imputazione e quali sono gli indizi di colpevolezza». Lo ha detto a caldo l’avvocato Alberico Villani, difensore di Francesco Tuccia, il giovane militare della provincia di Avellino, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sullo stupro avvenuto a Pizzoli fuori dalla discoteca Guernica nella notte tra l’11 e il 12 febbraio scorsi.

Sull’ipotesi del tentato omicidio, ha sottolineato «devo verificare in che forma è articolata, è facile dire tentato omicidio: si può dare uno schiaffo a una persona che cade e batte la testa ed essere indagati per tentato omicidio». Villani non si sbilancia nel merito dei prossimi passi della strategia difensiva, anche se nei giorni scorsi aveva affermato che parlando con il suo assistito si era fatto l’idea di un rapporto sessuale consenziente. Il legale il quale spiega che il giovane è stato fermato in caserma, sarà all’Aquila nei prossimi giorni: «Vedremo l’ordinanza, e poi valuterò. Sicuramente verrò all’Aquila per l’interrogatorio, che per legge si svolge entro cinque giorni, quindi penso a fine settimana oppure all’inizio della prossima».

 IL LEGALE DELLA RAGAZZA: «HA SAPUTO, MA È RIMASTA MUTA» La giovane studentessa laziale ha appreso per telefono dalla sua camera di ospedale dove è ancora ricoverata dell’arresto di quello che l’accusa considera il suo aguzzino, ma non ha fatto alcun commento, rimanendo muta. Lo riferisce il suo legale, l’avvocato Enrico Maria Gallinaro. «Ho comunicato alla ragazza la notizia al telefono, ma non ha commentato il fatto rimanendo fredda e ripassandomi la mamma». Domani l’avvocato sarà ancora una volta in ospedale per fare visita alla sua assistita. «Le sue condizioni migliorano, ha ricominciato a mangiare anche se ancora non ricorda nulla – spiega ancora il legale, il quale ha riferito che anche la madre della giovane non ha voluto commentare. In quanto al padre invece – ha continuato l’avvocato Gallinaro – oggi non ha fatto particolari commenti ma nei giorni scorsi era rimasto sorpreso e addolorato da ciò che ha letto in riferimento alle dichiarazioni del collega che difende l’indagato, il quale ha riferito che la giovane era consenziente».

LA RICOSTRUZIONE DEI CARABINIERI – I Carabinieri del  Comando Provinciale dell’Aquila ricostruiscono così la tragica serata: «Intorno alle 00.20 – si legge in una nota – la vittima ed una amica si recano in discoteca. Dopo alcuni minuti trascorsi all’ingresso le due ragazze entrano nella sala da ballo e si siedono a chiacchierare con alcuni conoscenti, consumano da bere e poi si recano a ballare. Poco dopo, nella stessa sala entra il sospettato in compagnia degli amici. Due di questi si allontaneranno in macchina di li a poco per ritornare al locale solo a serata terminata. I due amici si mettono a ballare prop
rio vicino alle due amiche. La presenza  delle ragazze è documentata da una serie di immagini scattate dal fotografo che fa servizio nel corso delle serate. Verso le 02.20 circa la vittima e l’amica decidono di fare un giro per la discoteca. Proprio in questa circostanza una delle due perde il cellulare, ne scaturisce una ricerca affannosa (anche questa documentata dalle telefonate fatte da un’amica sull’utenza del telefono smarrito dell’amica nel tentativo di sentirlo suonare)  che coinvolge anche parte del personale di servizio che ricorda e descrive bene le due ragazze delle quali, taluno, evidenzia una forse eccessiva euforia. Poco dopo le 03.00 una delle due ragazze, spazientita dalla perdita dell’apparecchio decide di andare via per prendere l’autobus. L’altra resta sola e si reca a ballare. Proprio in questo momento è documentato da più persone l’incontro con il sospettato. I testimoni raccontano di parole scambiate tra i due, forse qualche tenerezza, e poi dell’allontanamento dei due dal locale e della ragazza che addirittura appare camminare a fatica. L’amico resterà, solo, in discoteca per tutto il tempo. Circa dieci minuti dopo il sospettato è nuovamente in discoteca, ma questa volta è sporco di sangue e non c’è più alcuna traccia della ragazza che, sarà soccorsa fuori dal proprietario del locale e soccorsa dagli uomini della sicurezza, priva di conoscenza in una pozza di sangue e con un quadro clinico che consiglia al personale del pronto soccorso l’immediato accompagnamento in ospedale, ove sarà sottoposta ad intervento chirurgico urgente. Proprio l’aver visto i ragazzi insieme induce gli addetti alla sicurezza  a trattenere il sospettato sino all’arrivo dei Carabinieri, chiedendo chiarimenti sull’accaduto ad un interlocutore che si è trincerato di volta in volta dietro risposte di comodo.  Adesso sarà all’autorità giudiziaria che il sospettato dovrà chiarire l’accaduto».