L’Aquila, Piero Angela: ricostruire case sicure e tornare a vivere in città

L’Aquila, 24 feb 2012 – «L’Aquila è come un corpo dilaniato all’interno. Il richiamo al corpo umano, alla scienza che ha divulgato per quarant’anni, è irresistibile per il giornalista Piero Angela, oggi nella città terremotata per la seconda volta in occasione della presentazione del suo ultimo libro, "A cosa serve la politica?", illustrato nell’auditorium del liceo classico "D.Cotugno" colmo di studenti, docenti e cittadini.
A loro Angela ha spiegato che per politica intende la "polis", il fare politica lontano dai partiti. «Questo libro parla di scuola, società e politica non partitica», ha spiegato. «È quindi sempre un libro scientifico».
Prima di raggiungere i ragazzi all’Istituto, Piero Angela ha visitato il centro storico dell’Aquila. Lo aveva visto all’indomani del sisma, ancora tutto pieno di macerie e senza puntellamenti. Lo ha ritrovato oggi «con un’opera massiccia di messa in sicurezza, che va bene, ma non basta».
Il giornalista e scrittore ha visitato piazza Duomo ed è entrato nella chiesa di Santa Maria Paganica – dove oltre ai danni del terremoto ora si devono recuperare anche quelli provocati dalla neve – accompagnato, tra gli altri, dal preside del liceo classico Angelo Mancini. «La messa in sicurezza è importante ma non basta. Bisogna anche ricostruire», ha detto Angela. «Ovviamente bisogna che la gente torni nelle case. Devono essere ricostruite case sicure e deve riprendere la vita interna della città. C’è un’eistenza ancora troppo provvisoria. Questa è pur sempre una città. Non basta un tetto o un posto in cui dormire e dove cucinare. La vita è un’altra cosa».
«Questa città è ferita nella profondità e non solo nelle case e nei palazzi», ha detto alla platea, «ma nella struttura umana, nel lavoro nella capacità di riprendere le attività umane. Bisogna che questa città creda nella sua capacità di ritrovare la propria nicchia di vita. Soprattutto per i giovani. Questa è la cosa più tragica, e cioè che il terremoto non ha colpito soltanto le strutture, ma la società, le persone, il tessuto sociale, come un corpo che è stato lacerato dentro e non solo fuori».
Ma anche l’informazione deve fare la sua parte. «Bisogna che ci sia sempre l’attenzione dell’informazione pubblica sulla città», ha detto Angela, «ma bisogna anche che gli aquilani s’impegnino a cercare di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica del resto del Paese. Non devono mollare e devono tornare in queste zone centrali, che sono quelle che vanno recuperate per dare qualità alla ripresa della vita sociale. La rinascita deve essere non soltanto quantitativa, ma anche qualitativa».
All’auditorium il giornalista è stato accolto con un piccolo concerto sulle note della sigla che lo accompagna in tutte le sue trasmissioni televisive fin dal 1969. «Sono 49 anni che è stata scritta», ha raccontato Angela.
In città principalmente per presentare il suo ultimo libro, il giornalista ha spiegato che «in realtà questo è un libro di scienza. Cerco di spiegare come la cultura scientifica, la capacità di innovare, di sapere sfruttare tutto quello che la tecnologia ha creato possa far progredire un popolo. Nel libro si parte da 150 anni fa e si arriva a spiegare che quello che è successo non è dovuto alla politica». Per politica lo scrittore non intende quel che si indica comunemente il termine, cioè la politica partitica, ma il concetto più alto indicato dai greci.
«La gente immagina che cambiando la maggioranza il Paese progredisca. Non è così. Il politico può aiutare se fa delle cose, se non le fa non aiuta. Ai tempi di mio padre i due terzi della popolazione era analfabeta, oggi ci sono 10 milioni di studenti. Ma questo non è dovuto a un progetto politico. Sono le macchine che producono la moltiplicazione dei pani. Noi oggi abbiamo un grande numero di persone che producono lavoro intellettuale. Il lavoro intellettuale è importante, ma il Paese si regge sulla capacità di esser competitivi, continuando sempre a studiare Leopardi, ma anche promuovendo industria, turismo, creatività, che» ha concluso, «dipendono dall’innovazione tecnologica».
M.Gianf.