L’Aquila, atenei e imprenditoria: la crisi si supera facendo sistema

L’Aquila, 28 feb 2012 – Il ruolo delle fondazioni universitarie nello sviluppo del territorio e delle piccole e medie imprese. Questo l’oggetto del convegno che si è tenuto oggi all’auditorium dell’università dell’Aquila, alla Reiss Romoli alla presenza di rappresentanti del mondo universitario e imprenditoriale. Il convegno è stato fortemente voluto dal rettore dell’ateneo aquilano, Ferdinando di Orio, che nel 2001 nella sua veste di parlamentare contribuì alla stesura delle normative delle fondazioni universitarie. Oggi si è fatto il punto sul nuovo ruolo che le fondazioni – nate come strumenti per individuare nuove risorse finanziarie per il sistema universitario nazionale – stanno assumendo e devono avere sempre di più nel contesto di un’economia in crisi e della scarsa propensione del Paese a investire in ricerca e innovazione a livello di pubblico e di privato.
Tra i relatori, oltre al rettore, il vicepresidente della giunta regionale, Alfredo Castiglione, il presidente di Abruzzo Sviluppo, Nello Rapini, e diversi docenti. Tra questi, Fabrizio Politi, preside della facoltà di Economia e consigliere d’amministrazione della Fondazione dell’università dell’Aquila, Dante Galeota, direttore del Dipartimento d’Ingegneria delle Strutture delle Acque dell’università dell’Aquila, Claudio Arbib, direttore del Dipartimento d’Informatica. E’ intervenuta anche il vicepresidente della Provincia dell’Aquila e vicepresidente della Fondazione universitaria, Antonella Di Nino.
A portare, poi, esempi concreti dei problemi e delle prospettive dl mondo del lavoro e delle Pmi, c’erano rappresentanti dei sindacati, di Cna e Confindustria.
Le fondazioni universitarie, infatti, hanno contribuito in questi undici anni allo sviluppo, ad esempio attraverso il finanziamento di dottorati di ricerca, attività di trasferimento tecnologico, attivazione di spin off. La prima sessione del convegno, presieduta dal preside della facoltà d’Ingegneria, Pierugo Foscolo, ha riguardato il ruolo delle fondazioni universitarie nell’economia della conoscenza, le nuove politiche industriali della Regione e il Patto per lo sviluppo, le reti d’impresa e lo sviluppo del territorio, soffermandosi in particolare a illustrare l’Accordo di programma Abruzzo 2015.
Il professore Claudio Arabib, ha parlato dei progetti della fondazione dell’università dell’Aquila, sottolineando «la scarsa propensione al rischio del sistema imprenditoriale e universitario italiano. Il sistema universitario è un’impresa», ha detto, «che deve investire; quello italiano è tra quelli di maggiore qualità al mondo, ma l’Italia è piuttosto indietro quanto a investimenti in ricerca (dati Istat e Banca d’Italia 2011)». Una situazione che ci espone al rischio di regredire dal punto di vista della qualità del sistema.
«Ci sono differenze enormi rispetto ad altri Paesi in Europa e nel mondo», ha aggiunto, «e anche tra una regione e l’altra d’Italia. Quelle che spendono di più sono Lombardia e Lazio. In Abruzzo c’è veramente poco investimento privato nel campo universitario. Uno dei problemi nazionali è che l’Italia deve la sua ricchezza a un sistema reticolare di Pmi, che hanno, però, per le loro piccole dimensioni scarsa propensione all’investimento rispetto al core business. Quello che viene sviluppato in Abruzzo finisce per evaporare e il valore aggiunto viene realizzato altrove: è capitato in passato che la nostra fondazione ha fatto progetti di sviluppo e innovazione con aziende radicate nel territorio poi naufragati nel nulla. Ci vuole anche la capacità dell’imprenditore di guardare oltre le solite modalità di sviluppo e produzione, avvalendosi della preparazione del mondo universitario. Una Pmi si concentra sugli ordini e cerca di mantenere l’equilibrio, non pensa a investire, se c’è crisi si preoccupa di sopravvivere. Bisogna generare innovazione attraverso gli spin off, per aiutare le imprese a fare quello che non riescono a fare da sole».
L’ultima parte del convegno si è invece concentrata al tema dello “Sviluppo delle Pmi tra innovazione e competenze”, affidato a una tavola rotonda alla quale hanno partecipato i rappresentanti di tutti i settori.
Il rettore di Orio ha espresso il suo ottimismo sul futuro del territorio colpito dal sisma. «Questo territorio si salverà e recupererà posizioni di vertice», ha detto, «ma soltanto se saprà fare rete, la volontà di ricostruire significa risollevarsi come provincia aquilana, che è oggi in condizioni di grande sofferenza».
Alla tavola rotonda è intervenuto il segretario regionale della Cgil, Gianni Di Cesare, che ha riservato critiche al modo in cui viene gestita la crisi economica in Abruzzo. «Ci dobbiamo convincere che la parola chiave in Abruzzo è complessità, per questo abbiamo bisogno di un governo della complessità fatto di relazioni», ha spiegato, «noi ne abbiamo bisogno più che qualunque altra regione nel mondo. Il terremoto arricchisce negativamente la complessità e anche la cronologia delle cose. Io abito all’Aquila e lavoro a Pescara e giro l’Abruzzo e vedo che c’è difficoltà nel fare capire la complessità della situazione nel cratere aquilano. Quando abbiamo avviato il progetto sullo sviluppo del territorio con l’attuale ministro Fabrizio Barca, avevamo in mente la complessità, determinata dalla crisi economica (ricordiamo che l’Abruzzo perde 20 punti di Pil) ingrandita dal sisma, che è avvenuto nel cuore del capoluogo di regione, e non è poca cosa». Critiche da parte di Di Cesare sono state indirizzate anche al Patto per lo sviluppo. «Il patto nasce dall’idea di superare mettendoci insieme questa crisi e che il governo di questa complessità va fatto con strumenti nuovi. Adesso ha degli attori di rappresentanza, che spesso non fanno il gioco della rappresentanza. Cgil, Cisl e Uil nonostante le divisioni nazionali, hanno avuto un ruolo di rappresentanza vero. Ma questo non avviene a tutti i livelli. Anche per quanto riguarda la rappresentanza universitaria, ho impressione che vada per conto proprio. Il Patto ora deve concretizzarsi. Serve una legge sullo sviluppo, ad esempio. Bisogna allocare al meglio le risorse. Attualmente», ha aggiunto, «serve fare ad esempio accordi di mobilità tra università e impresa, tramite accordi contrattuali. Il rapporto tra Pmi e ricerca può essere così messo in moto».
Per il presidente della Camera di Commercio dell’Aquila, Lorenzo Santilli, bisogna invece «concentrarsi sullo sviluppo costituendo delle reti. Alle imprese mancano le competenze per gestire bene il rapporto con le banche. Serve la formazione su come ci si approccia con le banche. Spesso le imprese non conoscono quello che hanno vicino, non sanno quanti laureati ci sono e di che tipologia sono e con quale voto si sono laureati», ha aggiunto. «L’università in generale deve trovare formule che consentano alle due parti di conoscersi. Quanto al Patto per lo sviluppo, ritengo che sia un’ottima esperienza, che però deve tenere conto della territorialità. Noi non siamo ad esempio capaci di vendere le nostre tipicità. Ci vuole una campagna di marketing e comunicazione. La fondazione può essere un importante punto di riferimento. Potrebbe aiutare ad esempio a razionalizzare le spese e non disperdere le risorse in mille rivoli».
La vicepresidente della Provincia Antonella Di Nino, invece, ha fatto notare che c’è «troppo affastellamento di nomi, confusione di ruoli e troppe sigle sull’erogazione dei fondi alle imprese. Una situazione che non rende le Pmi in grado di muoversi e capire cosa serve loro. Assistiamo a grandi assise in cui si parla e si discute, ma intanto non ci rendiamo conto che la crisi continua e il tempo corre, mentre assistiamo alla chiusura delle imprese. Non è più opportuno continuare a fare concertazioni su concertazioni», ha aggiunto la Di Nino, «e poi i risultati non arrivano. Per quanto riguarda i Fas, ad esempio, i fondi devono essere utilizzati
subito. Mettiamo a sistema, perché oggi bisogna cominciare a spendere. Altrimenti l’economia non riparte».
Ha dato il suo parere anche il segretario regionale della Uil, Maurizio Spina. «Lo sviluppo della regione passa attraverso le Pmi», ha detto, «che però nella sfida nazionale non regge più. Il sistema delle imprese lo deve capire. Bisogna fare massa critica. Si cresce solo se si fa rete e se ci si unisce. Non basta avere idee globali, dobbiamo essere locali, ma fare massa critica affrontando i vari nodi dello sviluppo. Pr quanto riguarda il Patto per lo sviluppo, ritengo che stiamo facendo un buon lavoro. Ma posso sognare di vedere le tre università che lavorano insieme, mettono insieme i progetti che fanno e li presentano all’Europa? Senza università l’Abruzzo non ce la fa. L’università si deve mettere davanti al carro. Mi auguro che riesca a presentare per l’anno prossimo alla Comunità europea, saltando il passaggio della Regione e quindi l’intermediazione politica. In Abruzzo sono stati stipulati solo 3 contratti di rete. Sono troppo pochi! Dobbiamo fare come le Marche. L’università non deve più stipulare accordi con le singole imprese».
Il direttore della Cna dell’Aquila, Agostino Del Re, ha espresso il suo punto di vista sullo sviluppo delle Pmi da Torino, dove si trovava per un convegno nazionale della Camera di Commercio. «Bisogna recuperare le capacità sistemiche con le imprese, allo scopo di creare una realtà alternativa al vecchio sistema industriale, con alta specializzazione nel campo dell’hitech. Insieme si possono creare le condizioni attrattive per il territorio, ma per questo è importante il legame fra Pmi e università. In Italia il 98% delle Pmi ha meno di 30 dipendenti. Quindi dobbiamo valutare gli aspetti positivi di questo tessuto imprenditoriale, e sfruttarli: ad esempio la flessibilità, la dinamicità e l’lta competitività. La debolezza delle Pmi è, invece, nella capacità di autofinanziarsi. L’università deve aiutare a trovare questa capacità, promuovendo la cultura sistemica».
M.Gianf.