Smaltimento macerie: arrestati sindaco e assessore di Magliano Dei Marsi

L’Aquila, 1 mar 2012 – Sono scattati questa mattina gli arresti domiciliari per il sindaco di Magliano de’ Marsi, Gianfranco Iacomini, l’assessore con delega all’urbanistica, lavori pubblici e attività produttive, all’epoca dei fatti vicesindaco, Angelo Iacomini, e i fratelli Franco e Sergi Celi, titolari dell’impresa Celi calcestruzzi Spa di Massa D’Albe, da parte dei Carabinieri del Noe di Pescara su disposizione della direzione distrettuale Antimafia di L’Aquila.
Le accuse sono concorso in corruzione e traffico illecito di rifiuti: «I carabinieri del Noe sono presenti sul territorio da subito dopo il terremoto e oggi hanno effettuato uno dei sequestri più importanti in Italia», le parole del Procuratore capo Alfredo Rossini. Fondamentale anche in questa operazione, denominata Penelope, l’utilizzo delle intercettazioni.
A finire con i sigilli, per un valore stimato di 10 milioni di euro, una cava di circa 14 ettari, di proprietà della Celi, situata a cavallo tra i comuni di Massa d’Albe e Magliano de’ Mersi, parte dell’impianto di calcestruzzo che la stessa società ha istallato nel nucleo industriale di Bazzano e 6 ville a schiera edificate nel Comune di Carsoli.
Gli uomini del Noe hanno lavorato 8 settimane di seguito sulla cava. Da tempo erano stati, ormai, superati i limiti di estrazione: «Hanno prelevato troppo e poi hanno ripiombato con rifiuti, inerti, fanghi di lavaggi per nascondere gli scavi». Sono almeno 130 mila i metri cubi di ghiaia cavata in più per un guadagno, in nero, stimabile tra i 500 mila e i 2 milioni di euro.
Gli imprenditori, che hanno collaborato anche con altre amministrazioni, hanno “pagato” l’emanazione di una delibera a loro favore in cambio di regali e promesse di voti durante la campagna elettorale del marzo 2010. Un atto deliberativo che non spettava neanche al Comune ma che era di competenza della Regione Abruzzo: «La delibera Comunale concedeva illecitamente un altro pezzo di collina da cavare. La Regione ha richiamato il Comune ripetutamente ma la delibera non è mai stata ritirata». «Le indagini sono state condotte grazie all’utilizzo di intercettazioni, acquisizioni di atti e intercettazioni telematiche», spiega il sostituto procuratore Antonietta Picardi.
Oltre al falso e alla corruzione c’è stato anche un reato ambientale, a farne le spese il fiume Vera: «É stato accertato che gli stessi imprenditori abbiano rotto l’argine a ridosso dei loro impianti di produzione a Bazzano, approvvigionandosi in maniera irregolare delle acque per l’uso industriale». Non solo, «la rottura degli argini in cemento armato poteva comportare un’esondazione visto che era stato edificato per contenere il fiume e mettere a rischio alcune abitazioni», sottolinea la Picardi.
E ancora, non è possibile dire se le 6 ville a schiera di Carsoli, edificate con il cemento armato dei Celi, siano sicure o meno in quanto le prove di schiacciamento previste per legge sono state falsificate per ottenere le certificazioni necessarie. «I Celi hanno prodotto i cubetti e si sono adoperati perché venisse falsificato la verifica di schiacciamento fatta da un’altra ditta. Due delle villette erano già occupate, le famiglie, per la loro sicurezza, hanno preferito trasferirsi».
Oltre alle custodie cautelari, 11 sono le persone iscritte nel registro degli indagati e vari i reati contestati dalla truffa a danno del Comune al falso, sono: Marcello Accili (imprenditore) di L’Aquila; Luigi Antonio Morgante (imprenditore), di Magliano dei Marsi; Alessandro Arcangeli, (imprenditore) di Carsoli; Armido Frezza (ingegnere e imprenditore) di L’Aquila; Wolfango Millimaggi (ingegnere) di L’Aquila; Armando Romanelli (imprenditore) di Valle Roveto; Marco Sanzi (imprenditore masricano).
Di Sarah Porfirio
SOSPESI DALL’INCARICO – Il Prefetto dell’Aquila, Giovanna Maria Iurato, dopo aver preso visione delle ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emesse dal GIP del Tribunale dell’Aquila, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, il Prefetto ha dichiarato «sospesi di diritto, a termini di legge, Gianfranco Iacoboni e Angelo Iacomini dalle cariche di Sindaco e Assessore del Comune di Magliano de’ Marsi».
«Considerato che la previsione normativa ex articolo 59 del D. Lgv. 18.8.2000, n. 267 dispone che ai provvedimenti giudiziari di cui sopra consegue la sospensione di diritto dalla carica di Sindaco e Assessore Comunale e accertatoche nel caso di specie sussistono i presupposti per la sospensione dei predetti dalle cariche ricoperte. Il Presidente del Consiglio comunale è stato incaricato di dare urgente comunicazione del presente atto al Consiglio medesimo» si legge in una nota della Prefettura dell’Aquila.
BASILICO (NOE PESCARA): SI PRELEVAVA TROPPO IN QUELLA CAVA – Parlando del sequestro della cava di 14 ettari, il pm Picardi ha evidenziato come la stessa «sia una delle piu’ importanti in Italia per le sue dimensioni». «Si prelevava troppo in quella cava – ha detto il capitano Fiorindo Basilico, comandante del Noe di Pescara – e poi si ritombava anche nascondendo gli inerti ed i fanghi di lavaggio delle lavorazioni. La stessa delibera comunale – ha aggiunto – che e’ stata emessa, concedeva illecitamente un altro pezzo di collina da cavare, non si poteva fare perche’ non era regolare, il Comune non poteva farlo, doveva farlo la Regione che aveva richiamato piu’ volte il Comune a ritirare la delibera. Da un calcolo di massima – ha concluso Basilico – nella cava sono stati estratti 130 mila metri cubi di ghiaia per un guadagno che si aggira tra i 500 mila ed i 2 milioni di euro». «Siamo costretti a far fronte – ha detto il Procuratore capo della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini – a situazioni come questa, che uno non si aspetterebbe mai, di persone che sfasciano tutto per prelevare fondi leciti, violando le norme, ma noi non ci siamo fatti sorprendere»
SOLIDARIETA’ DA VICE SINDACO – Solidarietà del vice sindaco di Magliano dé Marsi (L’Aquila), Antonio Morgante, e della maggioranza consiliare al primo cittadino, Gianfranco Iacoboni, e all’assessore Angelo Iacomini, posti agli arresti domiciliari con l’accusa di traffico illecito di rifiuti, sottrazione di inerti in modo abusivo per avere un vantaggio economico, frode di tributi allo Stato, false certificazioni e corruzione. I due sono stati sospesi dall’incarico dal prefetto dell’Aquila, Giovanna Maria Iurato. «A mio nome e a nome della maggioranza consiliare esprimo la vicinanza e la solidarietà al sindaco Iacoboni e all’assessore Iacomini – scrive Morgante -. Esprimiamo la sorpresa e il conseguente smarrimento di tutta la popolazione maglianese nell’apprendere le notizie relative all’indagine e ai relativi provvedimenti – prosegue -. Ci auguriamo che la magistratura faccia presto e che il corso della giustizia sia rapido – conclude Morgante – confidando nelle note qualità di equilibrio e di senso delle istituzioni che hanno sempre informato l’agire di chi sta conducendo le indagini».
LEGALI ARRESTATI: ESTRANEI A FATTI – Gli avvocati Antonio Iannucci e Leonardo Casciere, difensori del sindaco e dell’assessore di Magliano dei Marsi Gianfranco Iacoboni e Angelo Iacomini, arrestati oggi, precisano in una nota che «i due Amministratori sono totalmente estranei alle vicende per le quali risultano indagati. In modo specifico, in riferimento alle vicende relative allo sgombero degli inerti susseguenti al sisma dell’Aquila. Nessun ruolo e nessuna attività – prosegue la nota dei due legali – è stata posta in essere dai due Amministratori in L’Aquila, per cui appare inverosimile che siano stati inseriti in una vicenda del tutto estranea al loro operato. L’unica contestazione è riferita a un presunto atto contrario al dovere d’ufficio riguardante una delibera per escavazione di un terreno in Magliano dei Marsi. Detta de
libera, ritenuta illegittima dalla Regione Abruzzo e dal Gip, non è mai stata posta in esecuzione proprio perché la Regione aveva determinato una sua assoluta ineseguibilità. Pertanto appare del tutto strumentale ciò che dice il Gip dell’Aquila nel ritenere responsabili i due amministratori per la mancata revoca della stessa. Tutti sanno – aggiungono gli avvocati – che non si deve revocare una delibera che è ineseguibile. Così come le regalie consisterebbero, da ciò che emerge dal capo d’imputazione, in un presunto contributo alla Asd Monte Velino Magliano dei Marsi, in una cena presso un ristorante in Scurcola Marsicana e nell’assunzione di un operaio presso la ditta Celi. Orbene, la cena è stata pagata dai consiglieri e dagli assessori intervenuti, la somma di denaro alla Monte Velino non è dato sapere se sia stata mai consegnata; l’impegno a richiedere l’assunzione di un onesto padre di famiglia appare preciso obbligo morale di un Amministratore, attesa l’attuale situazione economica italiana. Non si comprende perché il Gip dell’Aquila applichi costantemente provvedimenti custodiali adeguandosi pedissequamente alle richieste del Pm, senza valutare ipotesi interdittive dell’attività amministrativa in presenza di presupposti di legge».
PAOLUCCI (PD): STUPITI COINVOLGIMENTO COMUNE GUIDATO DA CAPO SEGRETERIA CHIODI – «Lascia senza parole apprendere che una parte dello smaltimento delle macerie del terremoto sia passata per il Comune di cui è vicesindaco Antonio Morgante, il capo della segreteria del Commissario Delegato per la Ricostruzione, Gianni Chiodi». Lo afferma, in una nota, il segretario regionale abruzzese del Pd, Silvio Paolucci, dopo gli arresti di sindaco e assessore ai Lavori pubblici di Magliano dei Marsi. «Non entriamo nel merito dell’indagine che la magistratura ha il diritto di condurre in piena serenità – sottolinea Paolucci -, ma c’é evidentemente un corto circuito di poteri attorno alla ricostruzione. Chiodi continua a respingere ogni regola di trasparenza e sono i cittadini abruzzesi a pagare caro il prezzo di questa diffidenza del presidente-commissario verso le regole democratiche. Dopo il caso Tancredi, dopo le promozioni politiche nelle Asl, dopo le superconsulenze negli enti locali targati Pdl, dopo le indagini che coinvolgono stretti collaboratori e uomini fidati della presidenza della Giunta, Chiodi ora non può più permettersi di nascondersi: prenda atto che si è aperta una voragine nella credibilità del massimo rappresentante istituzionale d’Abruzzo, e senza una spiegazione e un radicale cambio di rotta è l’intera Regione che rischia di sprofondare sul piano etico e morale».