L’Aquila: i club uniti per realizzare un laboratorio scientifico internazionale

L’Aquila, 01 mar 2012 – Realizzare un grande laboratorio internazionale di studi e sperimentazione costituito da ricercatori e scienziati che studiano le conseguenze del sisma sullo sfaldamento della società: è lo scopo dell’ultimo progetto realizzato per L’Aquila dai sei club service locali, che si sono uniti per «dare una scossa alla città».
Dopo il contributo per la ricostruzione della facoltà d’Ingegneria, di Porta Castello, della porta della Basilica di Collemaggio, e dopo il rifacimento del verde di Collemaggio, i sei club service locali hanno realizzato un progetto che va al di là della ricostruzione urbanistica. Lo studio è stato già consegnato al ministro per la Coesione sociale, Fabrizio Barca, ed è stato ideato dall’architetto Franco Esposito, Past governatore del distretto Lions 108 A e studioso della realtà abruzzese. Il progetto si chiama “L’Aquila, civitas internazionale”. L’idea è di creare all’Aquila una sorta di «centrale per gestire le catastrofi naturali, in un’ottica di prevenzione», ha spiegato l’architetto Esposito, nel corso di un incontro con la stampa. Al suo fianco anche il presidente del Lions club L’Aquila host, Maurilio Cordeschi, quello del Rotary club Gran Sasso d’Italia, Fabrizio Cimino, del Rotary club L’Aquila, Ruggero Ruggeri, dell’International Inner Wheel L’Aquila, Annalisa Petrilli, del Lions club new century L’Aquila, Raimondo Fanale, del Soroptimist L’Aquila, Elena Santo e del Panathlon club L’Aquila, Fulgo Graziosi. Un laboratorio operativo in quattro settori: recupero edilizio, sicurezza sismica, sicurezza ambientale e sostenibilità urbana.
Il progetto prevede l’arrivo in città di 300-400 ricercatori e scienziati da tutto il mondo, che resterebbero all’Aquila per studiare come fare rinascere un territorio colpito dal sisma, raccogliendo dati che verrebbero illustrati alla comunità scientifica anno per anno. Secondo Esposito, in questo modo si creerebbe un indotto di 5mila persone, «intorno a cui si innesterebbe un movimento turistico, culturale ed economico».
Lo scopo del progetto – al quale parteciperanno governi e ministeri di 15 Paesi, 23 università di tutto il mondo, 50 gruppi industriali e organismi internazionali e istituzioni finanziarie – è di ricostruire anche la “civitas”, l’identità del territorio, «sfaldato in decine di nuovi quartieri e senza più spazi di socializzazione». L’architetto Esposito ha spiegato che è previsto l’arrivo in città di 10-15 ricercatori da tutto il mondo, «una squadra selezionata a livello mondiale. Realizzeremo un prodotto da vendere a 200 Paesi in cui è in atto un processo di inurbamento elevato e dove ci sono città che stanno diventando invivibili». «L’Aquila deve guardare fuori dal territorio comunale», ha aggiunto Esposito, «nella progettazione urbanistica del futuro. Alla politica non chiediamo fondi, ma di farsi interlocutrice con le università di tutto il mondo per portare qui competenze diverse. La città deve puntare sui punti di forza: l’intelligenza, la conoscenza, la ricerca, la cultura». Il progetto dei sei club service dell’Aquila, intende promuovere un’operazione di marketing territoriale, «simile a quelle adottate quando si tratta di candidare una città, una nazione a sede di un grande evento internazionale», si legge nel piano, «come ha fatto la Fao a Roma», per focalizzare l’attenzione della comunità mondiale.
M.Gianf.