
L’Aquila, 8 mar 2012 – Non gli interessano le polemiche nel Pdl alle prese con le primarie; parla solo quando dice lui e di argomenti di cui si occupa direttamente. È difficile strappargli un’opinione o una battuta su rumor cittadini. Il vicepresidente vicario del consiglio regionale, Giorgio De Matteis, leader regionale del Movimento per le autonomie e candidato sindaco a capo del progetto “L’Aquila città aperta”, preferisce lavorare dietro le quinte e uscire allo scoperto solo quando è sicuro. Come quando, un mese fa, ha ufficializzato la sua candidatura. De Matteis si lascia intervistare dopo «sei mesi di silenzio su un non-problema» per parlare «di quello che voglio fare e come immagino la città».
De Matteis accoglie il cronista in quella che definisce la sua «seconda casa», l’ufficio al quarto piano dell’Emiciclo, offrendo anche il caffè. Lì studia le sue carte, comprese quelle contestate sulla zona franca urbana. Lì incontra politici, sindaci, esponenti della società civile che intendono abbracciare il suo progetto politico – «che, badate bene, non è una lista», calmo e sicuro mentre nel Pdl imperversa la tempesta per le primarie annunciate e poi abortite. Non parla dei suoi potenziali antagonisti, se non per dire che «Cialente, Giuliante e Toto usano lo stesso linguaggio nei miei confronti». Ride. «Io penso agli affari e loro mi fanno campagna elettorale gratuita». De Matteis, in questi sei mesi di prematura campagna elettorale, ha preferito lavorare al progetto politico “L’Aquila città aperta”. Evoluzioni in arrivo: le liste che lo sosterranno restano sei, ma alle cinque già rese note, se ne aggiunge una che «unisce la città al contado». Ma un’altra sorpresa uscirà dal cilindro di De Matteis già lunedì prossimo. Sorpresa dal “peso nazionale”.
Vicepresidente, cosa nasconde dentro al cilindro?
Lo scoprirete lunedì, quando terrò una conferenza stampa in buona compagnia (dice, con un sorriso aperto, e poi si lascia scappare che si tratta di un sostegno politico nazionale al suo progetto).
Allora ricominciamo dal suo progetto.
Ho cercato di comprendere e intuire le necessità di questa città e mi sono accorto che mentre tutti pensavano alle primarie di centrodestra e di centrosinistra, dentro steccati e polemiche che non m’interessano, nessuno guardava a cosa serve a questa città. Chi vuole fare cosa? Io intendo andare oltre gli schemi precostituiti, il progetto politico “L’Aquila città aperta” ha raccolto l’adesione di sei liste, cinque già presentate (Udeur, Udc, Mpa, Rialzati l’Aquila, L’Aquila città unita) e un’ultima lista che verrà svelata la settimana prossima e che riunisce L’Aquila al suo contado. A differenza del sindaco uscente Massimo Cialente che ha difeso solo gli interessi di una parte di città dividendo il territorio.
Idee chiare dunque.
Chiarissime da sempre. Non voglio più di sei liste. Quando ho ufficializzato la mia candidatura sapevo già chi fossero. L’ho detto un mese fa; non agisco alla rinfusa, ma soltanto quando so cosa si deve fare. E io voglio uscire fuori dagli steccati e dalle appartenenze politiche, proponendo un progetto a cui gli aquilani possono aderire e che permetta loro di scegliere con chi impegnarsi senza timore di essere etichettati.
Vicepresidente, perché il suo progetto si chiama “L’Aquila città aperta”?
“Città aperta” perché le liste e le forze che lo sostengono possono così aprirsi al confronto con la città e con il contado, cosa finora non possibile a causa delle divisioni e della conflittualità dettate dal modo di fare di Cialente. Che ha comportato isolamento nei confronti del governo regionale e nazionale. Bisogna abbassare i toni della conflittualità, recuperare le adesioni e la credibilità agli occhi dei cittadini. Agli errori compiuti da Cialente, preso dall’ansia di ottenere un giovamento elettorale, si deve ora porre rimedio. Il sindaco tenta di recuperare presentando una serie di attività tutte insieme (piano di mobilità, aree bianche, piano strategico e piano di ricostruzione). Un tentativo di carpire la fiducia degli aquilani con vecchi meccanismi elettorali. Se ci avesse pensato un anno fa, adesso staremmo avanti sul piano di ricostruzione e avremmo dato un segnale alla città.
Quali sono i punti programmatici del suo progetto?
Lavoriamo a una vera idea di futuro della città, con una visione più ampia che tenga conto della qualità dell’abitare in città (urbanistica, spazi verdi, eco compatibilità, interventi in ambito sociale e nel settore dell’economia). Uno dei primi interventi, se vincerò le elezioni, sarà mettere mano a un catastrofico stato del Comune, dovuta alla situazione economica, alle mancate entrate dell’Ici e ai mancati trasferimenti da parte dello Stato, che non sono stati adeguatamente valutati, con gravi ripercussioni. La prima cosa che farò sarà, dunque, una verifica dello stato economico dell’ente e la valutazione dei debiti. Poi si dovrà pensare a riorganizzare il sistema burocratico del Comune. I dipendenti dovranno recuperare serenità e senso di appartenenza, perché se non funziona il Comune, non può funzionare nemmeno la ricostruzione. Poi si dovrà mettere riparo alla maldestra gestione del progetto Case da parte di Cialente: il Comune si è preso carico della manutenzione ordinaria e straordinaria, del servizio di trasporto e nettezza urbana, senza valutare gli effetti negativi sulle tasche dei cittadini. Se il sindaco, prima di prendere in carco questo enorme mattone, avesse contrattato con la Protezione civile le gestione da parte dello Stato dell’intero progetto Case per 15 anni, avremmo avuto il tempo per ripristinare un’accettabile situazione economico-finanziria delle casse comunali.
Con la nuova governance come si comporterebbe il “sindaco De Matteis”?
Il rapporto con la governance sarà quello che deve esserci tra istituzioni. Non può essere sottoposto alla variabilità emotiva del sindaco Cialente. Senza attacchi infondati. Chiodi è commissario, come confermato da Barca. La scelta dell’architetto Fontana è totalmente in capo al sindaco Cialente, che lo scelse insieme a Giovanni Lolli. Oggi il sindaco è in perenne scontro con Chiodi e cerca in tutti i modi quello con Fontana, forse perché quest’ultimo non è adatto a farsi tirare la giacca come qualcuno vorrebbe.
Un esempio di quelli che lei definisce “danni” prodotti da questa amministrazione?
Se avesse fatto il Piano di ricostruzione un paio di anni fa o un anno fa, oggi Chiodi, che ha il compito di dare l’intesa sul piano, sarebbe già a casa. E Cialente sarebbe il commissario per la ricostruzione all’Aquila. Di chi è la responsabilità? Per oltre due anni e mezzo Cialente ha ripetutamente negato la necessità del Piano di ricostruzione, considerandolo inutile e non necessario per la città. Nel frattempo, assumeva come consulenti 12 personaggi, per un costo 800mila euro per la redazione del Piano di ricostruzione. Quindi un sindaco che racconta bugie può essere credibile quando dice di difendere la città? Oggi a un mese dalle elezioni ci troviamo di fronte a un piano non partecipato, cui si aggiungono altri pezzi di carta (piano mobilità, aree bianche eccetera) tutto ciò che avrebbe potuto produrre in tempi non sospetti e lontani dalle elezioni. Così ingenui ritiene i cittadini? Quello di Cialente è un bieco calcolo elettorale sulla pelle degli aquilani.
Un aspetto, questo, da lei più volte sottolineato in passato.
Al sindaco erano state concesse risorse aggiuntive per le attività produttive in centro storico e le seconde case, a patto che redigesse il Piano di ricostruzione. Lo si legge nel documento del ministero dell’Economia del giugno 2011, dove il coordinatore del gruppo di lavoro interministeriale, Lorenzo Quinzi, scrive a chiare lettere che il piano di ricostruzione è una clausola vincolante per ottenere quei fondi; mi chiedo perché Cialente, non presentando il pian
o, abbia negato alla città queste risorse aggiuntive fondamentali per la rinascita. Bisogna quindi recuperare e affrontare il nodo della ricostruzione della città e cercare di dare all’Aquila quel ruolo di carattere internazionale che ha vissuto dopo il terremoto.
Come?
Con l’istituzione del "Centro internazionale di città futura", al quale parteciperanno università e altri enti. Ci stiamo lavorando da tempo: mette insieme il meglio al mondo nel campo del restauro, della progettazione di nuove città, dei materiali ecocompatibili. Tutto ciò che studia la creazione della città: diventeremo un laboratorio mondiale sul quale confluiranno le menti più prestigiose del mondo, gli studenti potranno studiare con i migliori ingegneri, architetti e altre figure al mondo. Ma queste accennate sono solo alcune delle priorità da affrontare e che rientrano nel nostro piano programmatico. Bisogna anche intervenire sul dramma sociale. Il primo tassello è la legge 41 votata in consiglio regionale che ha trasferito 7 milioni per interventi su sociale, sport e cultura. Poi c’è il tema del lavoro, occupazione e attività produttive. Una prima risposta sta nell’articolo 70 del decreto sulle Liberalizzazioni in approvazione alla Camera, che libera finalmente i 90 milioni della tanto discussa zona franca urbana. Ma è un primo tassello anche questo, cui si devono aggiungere ulteriori interventi: ad esempio dobbiamo chiedere lo sganciamento della quinta parte dei fondi per la ricostruzione da destinare a investimenti su medie-grandi imprese, compreso il polo farmaceutico. Poi ci sono i fondi Fas: la Corte dei Conti ha ratificato i 607 milioni per L’Abruzzo. Io ho già detto al presidente Chiodi e ai componenti della maggioranza e dell’opposizione in Regione, che una quota parte delle risorse dovrà essere trasferita sulla città dell’Aquila. Queste risorse sono divisibili in una parte già assegnata alla città e una parte che dovrà, invece, andare a bando e perché L’Aquila non sia la “Cenerentola” d’Abruzzo. Un altro errore di Cialente.
Il recupero del rapporto con il contado come avverrà?
Con i Comuni attorno alla città Cialente ha stabilito soltanto rapporti conflittuali e distanti: sarà uno dei compiti più importanti per noi recuperare il rapporto con il resto del territorio, perché la disgregazione del tessuto sociale ha comportato disgregazione della popolazione e diventa utile recuperare un buon rapporto con le amministrazioni limitrofe, in modo che L’Aquila riconquisti il ruolo di guida della ricostruzione. Ma non basta: dobbiamo lavorare anche per recuperare i rapporti con la giunta regionale del Lazio e il vicepresidente Ciocchetti. Già tempo addietro avevamo iniziato un lavoro che, attraverso la realizzazione del sistema viario e ferroviario, collegasse l’area metropolitana romana all’Abruzzo e in particolare all’Aquila, come snodo infrastrutturale per arrivare sulla costa abruzzese, un canale tra le due sponde laziale e abruzzese. Su questo tema già nei prossimi giorni ci saranno incontri, al fine di riannodare il filo del confronto uscendo dall’isolamento. Queste sono alcune parti di quello che sarà un programma non di bei sogni irrealizzabili; ma legato alla concretezza delle idee, alle disponibilità finanziarie e alla volontà dei cittadini aquilani.
Perché Giorgio De Matteis non è un uomo di centrodestra?
Perché ho scelto, come ho annunciato tre settimane dopo il terremoto in consiglio regionale, di essere fuori da ogni appartenenza partitica. Ritengo talmente importante la ricostruzione della città, da non potermi rinchiudere dentro i limiti degli interessi di partito. E così ho dato vita al progetto “L’Aquila città aperta”.
Marianna Gianforte