
L’Aquila, 9 mar 2012 – «Guarda, ci penso io a risolvere il tuo problema, ho un rapporto ventennale con situazioni estere. Non ti preoccupare, la tua casa al mare, fai una società dove ci metti il tuo appartamento e un altro, un altro e quella sarà la tua situazione di famiglia, starai tranquillo, dopo ci mettiamo d’accordo, ti faccio sapere i prezzi e tutto il resto».
A parlare è Carmine Tancredi, commercialista, ex assessore alle finanze del comune di Teramo, consulente della Regione e titolare, in società con il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, dello studio commerciale a Teramo. A riferire queste dichiarazioni è l’imprenditore Maurizio Di Pietro, arrestato lo scorso 27 gennaio dalla Guardia di finanza per la bancarotta fraudolenta di 4 società – alcune delle quali con sede legale nello studio professionale dei due – con evasione fiscale e distrazione di oltre 3 milioni di euro, attraverso passaggi tra società estere, in particolare cipriote, con conti svizzeri e inglesi.
Di Pietro, da 42 giorni in carcere assieme a un suo socio, Guido Curti, ha chiamato in causa il commercialista quale regista delle operazioni che oggi vengono ritenute illecite dalla procura teramana. L’interrogatorio è stato reso lo scorso 15 febbraio, nel carcere di Teramo.
Associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e reati tributari, per aver distratto fondi per oltre 3 milioni di euro. E’ questa l’accusa con cui, lo scorso 27 gennaio, la Guardia di finanza di Teramo arresta i fratelli Maurizio e Nicolino Di Pietro e i coniugi Guido Curti e Loredana Cacciatore (quest’ultima ai domiciliari), in esecuzione di altrettante ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Teramo, Marina Tomolini, su richiesta del pm Irene Scordamaglia. Nell’indagine, avviata da una verifica fiscale all’azienda di edilizia stradale e movimento terra Dft Grafiche, sono indagate sette persone.
Maurizio Di Pietro e Curti vengono ritenuti amministratori di fatto di almeno altre tre società fallite e una ancora in attività, attraverso le quali, ricorrendo anche alla costituzione di società all’estero, in particolare Cipro, è stato possibile far transitare e sottrarre ai creditori beni quali mezzi meccanici e denaro contante per oltre 3 milioni di euro. Un impulso importante alle indagini viene dalle sommarie informazioni testimoniali rese da Carmine Tancredi, commercialista teramano, ex assessore alle finanze e titolare dello studio professionale in società con il Governatore d’Abruzzo, Gianni Chiodi.
La Finanza si era rivolto a lui, nel giugno scorso, per acquisire documentazione e libri contabili della società fallita e di altre due con sede a Cipro, la cui contabilità e sede legale risulta essere presso lo studio Chiodi-Tancredi. Di recente Nicolino Di Pietro e la Cacciatore hanno ottenuto rispettivamente i domiciliari e la scarcerazione, mentre gli altri due sono tuttora detenuti nel carcere di Castrogno.
TANCREDI, NOTIZIE DIFFAMATORIE «Apprendo dalla lettura di quotidiani online che nel corso di un interrogatorio davanti al Pm di Teramo, svoltosi nel quadro dell’inchiesta per bancarotta a carico del signor Maurizio Di Pietro, questi avrebbe affermato che sui conti correnti degli indagati transitavano anche i miei soldi. L’atto processuale è inaccessibile e per questa ragione ignoro se la notizia avente ad oggetto il tenore della dichiarazione resa abbia un fondamento di verità; smentisco recisamente il fatto, che costituirebbe, ove realmente fosse stato riferito al Pm, il prodotto di una pura invenzione oltre che di una discutibile e pericolosa (per chi l’abbia concepita) strategia processuale».
Lo ha detto il commercialista Carmine Tancredi, commentando gli ulteriori elementi emersi nel caso "crac Di Pietro". «Riservo di proporre a tutela della mia dignità di uomo e di professionista – prosegue -, tutte le iniziative orientate a ristabilire la verità dei fatti e ad ottenere la punizione dei responsabili sia della propalazione calunniosa che degli scritti diffamatori che l’hanno diffusa, in un flusso di informazioni – ha concluso – capziose che hanno valicato ogni limite di tollerabilità».
PD: CHIODI CHIARISCA IL SUO RUOLO – «Dalle notizie riportate oggi dalla stampa emerge una responsabilità diretta dello studio Tancredi-Chiodi nella vicenda del crac Di Pietro, con il ritrovamento persino di fondi neri da parte della Guardia di Finanza. Si tratta di notizie che devono trovare conferma nel corso delle indagini, che la magistratura e le forze dell’ordine hanno il diritto e il dovere di condurre serenamente: ma vista la loro gravità Chiodi non può più rinviare il chiarimento che deve agli abruzzesi sul suo ruolo e su quello dello studio di cui è socio». Lo afferma il segretario regionale del Pd abruzzese Silvio Paolucci.
«Gli abruzzesi hanno capito che Chiodi è allergico alla trasparenza – ribadisce il segretario del Pd – ma il quadro è cambiato e i contorni inquietanti di questa vicenda gli impongono di non nascondersi più dietro il silenzio».