
L’Aquila, 12 mar 2012 – Prosperino è di nuovo insieme alla sua Key nel centro storico de L’Aquila. Impaurito,o meglio terrorizzato, nascosto sotto un furgone, ma lì tra le vie della città.
Key aspettava il suo Prosperino come del resto la maggior parte degli aquilani che lo volevano vedere fuori dal canile sanitario di Collemaggio prima e da quello di Bazzano poi. Tante sono state le dimostrazioni di solidarietà sia dagli aquilani sia da fuori città per far sì che la sua vita continuasse lontano dalle sbarre che volevano imprigionarlo per sempre.
Dalle prime notizie sembra che non sia stato liberato con la forza: «Non siamo stati noi ma adesso vogliamo andare fino in fondo», dicono alcuni cittadini che si erano mobilitati subito dopo la cattura del cane di quartiere da parte del personale veterinario della Asl.
«Probabilmente qualcuno si è ravveduto – proseguono – ma dobbiamo fare in modo che questo non succeda mai più».
Prosperino, come gli altri cani di quartiere, è stato sterilizzati dalla Asl. Tutti vengono giornalmente accuditi da molte persone e sono stati riconosciuti dal sindaco cani di quartiere sulla base di un regolamento comunale adottato anni fa. Questi cani non sono mai stati pericolosi, qualche abbaiata ogni tanto a una macchina di passaggio è l’unica “marachella” che si permettono.
Il dottore Pierluigi Imperiale intanto punta il dito contro la liberazione di Prosperino e smentisce chi nega il blitz: «Ho già sporto denuncia alla Polizia. Ci siamo accorti della liberazione questa mattina alle 8, un atto di eroismo a basso costo». Imperiale chiarisce che Cerino non era ancora stato trasferito a Bazzano perché doveva ancora essere vaccinato.
Il direttore del servizio veterinario di Sanità Animale sollecitato sulla condizione di cane di quartiere di Prosperino, parla di «eccezione»: «Se c’è un cane randagio noi dovremmo catturarli tutti anche se sono 3 mila come nel nostro territorio perché la responsabilità è mia».
Ha il dente particolarmente avvelenato Imperiale sia per le parole rivolte nei suoi confronti dall’inizio di questa vicenda sia per le pretese della cittadinanza di tutelare i cani de L’Aquila: «Tutti hanno la mascotte, tutti lo vogliono libero per strada, ci sono 500 cani da adottare ma su prosperino si è fatta una querelle, un tam tam su cui tutti dicono la propria opinione. Perché non si parla degli altri 500 in attesa di un’adozione?».
Lo stato di libertà riconquistato da Prosperino sembra però “limitato”: «E’ il capo branco della Fontana, stiamo prendendo i cani perché ci sono dei problemi. A me Prosperino non da problemi ma il suo essere capobranco potrebbe portare a problemi per la collettività e per quello devo catturarlo, stiamo prendendo dei cani perché ci sono dei problemi».
Il direttore fa il sunto della vicenda definendola come «ipocrisia sociale» e fa un appello per le adozioni che nell’aquilano toccano solo il 10 per cento degli animali ricoverati nelle strutture comunali.
(s.p.)