L’Aquila, progetti per il futuro: non sottovalutare le priorità della ricostruzione

13 marzo 2012 | 19:06
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L’Aquila, progetti per il futuro: non sottovalutare le priorità della ricostruzione

L’Aquila, 13 mar 2012 – Leggere il documento stilato dall’Ocse (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e dall’università di Groningensull’Abruzzo e su L’Aquila è un utile esercizio di realismo.

Questa relazione è un’anticipazione dei temi che affronterà il forum «Abruzzo verso il 2030: sulle ali dell’Aquila» a cui interverranno esperti di economia, sviluppo territoriale, il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca, quello dell’istruzione e università Francesco Profumo, il presidente Mario Monti in collegamento video e gli esponenti delle istituzioni locali (il 16 marzo dalle 15 alle 18, al Ridotto del Teatro comunale dell’Aquila e 17 marzo dalle 9.00, Laboratori di Fisica nucleare del Gran Sasso).

Certo in alcuni passaggi del documento ci si sente un po’ come un flagellante che si fustiga sul cammino verso la vagheggiata salvezza, mentre alcune riflessioni appaiono fin troppo note, ma è uno strumento che permette di superare l’autoreferenzialità e vedere l’effetto che fanno, visti da fuori, L’Aquila e l’Abruzzo, senza dimenticare che a promuovere l’iniziativa hanno dato il loro contributo le segreterie regionali di Cgil, Cisl, Uil e Confindustria L’Aquila.
Il presupposto di partenza della relazione definisce, senza mezzi termini, l’Abruzzo come una regione che deve uscire dall’arretratezza e l’obiettivo del forum è individuare «scelte politiche per lo sviluppo e la ricostruzione di una regione più forte e più prospera, chiarendo i risultati attesi e le condizioni per ottenerli». Ricorrono nella stesura del testo i termini, anche in riferimento all’Aquila, di collettività, visione d’insieme, progettualità, apertura, sviluppo economico e sociale integrato prioritario rispetto alla ricostruzione fisica, obiettivi di lungo termine, eccessiva frammentazione, necessità di trasparenza.
Nel documento vengono riassunte le azioni salvifiche per L’Aquila e l’Abruzzo in sei priorità tematiche la cui operatività progettuale dovrebbe essere finanziata, come anticipato da Cgil, Cisl e Uil, con 7 milioni di euro raccolti dai lavoratori italiani all’indomani del terremoto devolvendo un’ora del loro stipendio.
In sintesi le azioni di rilancio delineate nel progetto si coagulano in un auspicato cambiamento di atteggiamento nell’amministrazione della cosa pubblica favorendo maggiore trasparenza e partecipazione da parte dei cittadini; sul fronte imprenditoriale si indica la necessità di un impulso a migliorare le reti, le competenze e la consapevolezza delle imprese, e di rafforzare i collegamenti tra università, istituti di ricerca e mondo imprenditoriale e ancora liberare il potenziale delle risorse naturali e sostenibili. Per L’Aquila torna la riflessione sulla valorizzazione del patrimonio culturale e artistico da conservare nella ristrutturazione strategica della città, differenziando esplicitamente i cambiamenti necessari nell’ambito del piano di ricostruzione del capoluogo. Ancora attenzione al turismo per sviluppare un brand della regione Abruzzo e della città dell’Aquila. Un punto caratterizzante il progetto riguarda anche la creazione di infrastrutture e istituzioni per migliorare la prevenzione del rischio e mitigare gli effetti di disastri naturali. Per L’Aquila sono due le iniziative ritenute utili per ridare slancio al suo territorio in un’ottica di sviluppo sulla base dei suoi punti di forza un concorso di architettura e la candidatura dell’Aquila a Capitale europea della cultura nel 2019.
Lo studio verrà completato a dicembre, ma ripercorriamo di seguito la situazione che ci accingiamo ad affrontare, secondo l’Ocse e i professori di Groningen. Riportiamo alcuni stralci dalla relazione, scaricabile integralmente alla fine di questo articolo per i lettori che fossero interessati agli approfondimenti, anticipiamo solo la conclusione suggerita per il “caso L’Aquila”, al termine dell’analisi dell’esistente «Non è possibile ricostruire l’intera città nell’immediato e occorrerà spiegare la logica alla base dell’assegnazione delle priorità di ricostruzione. Il processo di ricostruzione offre un’opportunità unica per equilibrare identità e innovazione attraverso la realizzazione di una città sostenibile».di Alessia Moretti

ESTRATTI DAL DOCUMENTO PER IL FORUM DEL 17 MARZO

Il contesto – Il documento fa un’analisi dell’esistente, spesso è utilizzato il termine frammentazione, come un morbo che pervade l’Abruzzo e L’Aquila. «All’epoca del terremoto, il tasso di crescita dell’Abruzzo era inferiore al resto dell’Italia e alla media dei Paesi OCSE, uno scenario che ora si prevede continuerà per i prossimi anni. La disoccupazione è cresciuta negli anni più recenti, con un tasso che nel 2010 si è attestato a 8,5, valore più elevato della media nazionale e di quella dell’OCSE, e se è vero che i segnali di stagnazione dell’economia regionale risalgono alla fine degli anni ’90, il sisma ha compromesso in misura rilevante gli sforzi di ripresa».

«A quasi tre anni dal sisma, la regione Abruzzo, e la provincia dell’Aquila in particolare, appare, sotto molti punti di vista: frammentata in termini di prospettive e vedute; con difficoltà a guardare all’esterno e in avanti per far maturare una nuova prospettiva di sviluppo e creare le condizioni per realizzare attività sociali ed economiche della portata richiesta. Le priorità per una strategia integrata di sviluppo presentate in questo documento si propongono tutte, pertanto, di fondarsi sulla conoscenza locale e di rafforzare le reti culturali ed economiche, quale strumento principale per la crescita, nonché di promuovere la condivisione delle informazioni, la trasparenza e l’accountability (rendicontabilità, ndr)».

Le metodologie suggerite – «L’attuale situazione dell’Aquila in materia di ricostruzione sembra riflettere in gran parte un approccio ampiamente frammentato, scoordinato e individualistico, con prospettive di breve termine. La linea direttrice delle azioni intraprese sembra essere caratterizzata soprattutto dalla volontà di veder ricostruiti il più gran numero possibile di edifici così com’erano prima del terremoto del 2009, il più rapidamente possibile; mentre limitati cambiamenti sono prospettati al tessuto economico, ambientale, istituzionale, e culturale della regione».

«Un’impostazione alternativa, caratterizzata dalla volontà di decidere prima quello che vogliamodiventare e di ricostruire in un secondo tempo in funzione di queste decisioni, permette di situare il potenziale dell’Aquila in un contesto più vasto”. «Se gli abitanti di questa città non riescono a scegliere in maniera chiara un cambiamento che li porti verso un nuovo futuro, L’Aquila diventerà sempre più una collettività frammentata e infine una città isolata e dimenticata senza un potenziale di sviluppo visibile sul lungo termine».

«Quindi, per incoraggiare un più vasto impegno pubblico, tali modifiche implicheranno probabilmente alcuni cambiamenti per quanto riguarda il livello di trasparenza di persone e istituzioni (del settore privato, pubblico e appartenente alla società civile) e l’approfondito esame a cui esse devono essere sottoposte. In quanto tale, questo processo può risultare scomodo per molta gente nel breve termine, e sottoporrà a una pressione nuova persone che in precedenza non avevano avuto tali responsabilità».

L’Aquila: concorso di architettura e candidatura al titolo di Capitale europea della cultura – «Questi due elementi, il concorso di architettura e la candidatura al titolo di Capitale europea della cultura 2019, sono due elementi distinti e a sé stanti, e sono ambedue considerati come possibili meccanismi per generare interesse al di fuori della regione Abruzzo per quanto riguarda le questioni fondamentali di ricostruzione di lungo
termine, che devono focalizzarsi e articolarsi intorno ai programmi della città intelligente legata al territorio, della specializzazione intelligente a livello regionale, e dello sviluppo locale gestito dalla collettività. Il concorso architettonico o la candidatura al titolo di Capitale della cultura possono essere organizzati e intrapresi indipendentemente ma, se i tempi piuttosto stretti del concorso al titolo di Capitale della cultura lo consentono, un approccio che combini questi due elementi sarebbe preferibile».

La governance dopo il terremoto – «A differenza di altri disastri naturali recenti, come il terremoto che ha colpito l’Umbria nel 1997, nel caso dell’Abruzzo, ogni tentativo di coinvolgimento dal basso verso l’alto e di leadership da parte di attori civili e istituzionali a livello locale e decentralizzato non ha avuto un esito positivo e sono varie le ragioni, sia interne che esterne alla regione, che spiegano tale fallimento. Per quanto riguarda l’agenda di ricostruzione e sviluppo locale dopo il terremoto, non sono state create né sostenute condizioni continuative e di lungo periodo azioni a livello locale; nessuna delle iniziative di base popolare, lanciate nel periodo immediatamente successivo al disastro, è stata in grado di condurre ad azioni sistematiche o al sostegno di obiettivi specifici; il ruolo dominante iniziale delle autorità esterne è successivamente stato sostituito da una specie di vuoto a livello di leadership locale, almeno per quanto riguarda l’agenda di ricostruzione e sviluppo locale. Pertanto, nonostante le migliori intenzioni e i tentativi da parte dell’amministrazione locale, regionale e centrale, nonché della leadership a livello di comunità locali, si è osservato che, purtroppo, il massiccio intervento e la governance esterna iniziali sono stati la causa e il risultato sia dello stallo istituzionale locale che della governance. Di conseguenza, la risposta iniziale straordinaria e diretta, alle necessità tecniche immediate su scala locale si sta fossilizzando in misura crescente in una soluzione permanente, sparpagliata e incoerente alle esigenze sociali della comunità. Questa frammentazione e fossilizzazione si mostra in varie dimensioni non solo sotto il profilo della ricostruzione e dell’agenda di sviluppo, ma anche nelle caratteristiche industriali e commerciali della provincia dell’Aquila, nelle questioni di governance e istituzionali, e nell’agenda di sviluppo sostenibile locale e regionale».

«I continui insuccessi politici e istituzionali si manifestano in uno scarso grado di fiducia non solo verso le autorità pubbliche ma anche tra i diversi attori locali e la quasi completa assenza di capitale sociale di alta qualità è un’ulteriore conseguenza che, a sua volta, causa il protrarsi del problema di fondo. La diagnosi generale sopra descritta vale anche per il contesto relativo al processo di ricostruzione dell’Aquila, dove la proliferazione e la frammentazione hanno reso gli aiuti immediatamente successivi al disastro e i processi di ripresa troppo complessi e opachi per essere compresi dalla maggior parte dei potenziali attori e hanno frenato l’urgenza di una strategia condivisa per una ripresa nel lungo periodo. I canali informativi non sono intuitivi e non contribuiscono a fornire un quadro per un’azione unificata, coerente ed efficace, un fattore in parte dovuto all’assenza di un sistema di informazioni e di comunicazione della conoscenza chiaro e consolidato, la cui mancanza ha contribuito al venir meno della fiducia da parte della società civile e contribuito a diffondere una cultura di inerzia, sospetto e scarico di responsabilità da parte della maggioranza degli attori e dei membri della comunità locale. Il risultato di quanto predetto è sfociato in una palpabile incapacità -e, pertanto, anche in una non disponibilità – da parte degli attori chiave della pubblica amministrazione, del mondo politico e della società civile, di assumere un ruolo di leadership e di coordinamento per proseguire nell’agenda di ricostruzione».

Issue paper FORUM 17 MARZO_ITA