Grandi rischi: concluse le testimonianze di parte civile, ora le difese

L’Aquila, 14 mar 2012 – Il Processo ai 7 membri della Commissione Grandi rischi volta pagina: si sono concluse, infatti, le testimonianze delle parti civili, fatta eccezione dei testi dell’avvocato Cecchini rimandati con placet di difesa e accusa a maggio prossimo.
Il giudice titolare del procedimento, in dibattimento dal 20 settembre 2011, Marco Billi, prosegue con la fitta calendarizzazione che nei mesi scorsi aveva fatto alzare i toni: si torna in aula il 28 marzo per la deposizione di Moretti e Valenzise. Non solo, tra 2 settimane verranno visionati anche i video depositati dalla Procura. Materiale consistente come sottolinea il Pubblico ministero, Fabio Picuti: «Solo i video dei telegiornali durano 15 ore».
Da aprile sarà la volta dei testi prima, e dei consulenti poi, dei difensori dei 7 membri dell’organo consultivo della Presidenza del Consiglio alla sbarra per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose: il 4 sarà la volta dei testi di Filippo Dinacci, legale di Berbardo De Bernardinis e Mauro Dolce, che porterà in aula anche l’ex prefetto de L’Aquila Franco Gabrielli oggi Capo del dipartimento di Protezione civile. L’11 aprile condurrà i giochi l’avvocato Francesco Petrelli, per la difesa di Franco Barberi, che si dovrà dividere la scena con l’antropologo Antonello Ciccozzi, di nuovo in aula per esporre la sua perizia ormai scremata di tutti quei passaggi che non erano entrati nel fascicolo del procedimento. Il 18 aprile l’udienza sarà in mano all’ex ministro della giustizia Alfredo Biondi, legale di Claudio Eva, a dividersi l’aula con l’avvocato Alessandra Stefano per Gian Michele Calvi.
Dopo la pausa forzata del 25 aprile, l’udienza del 2 maggio proseguirà con l’ulteriore visione dei documenti raccolti dalla procura e si darà modo all’avvocato Cecchini di sentire i suoi testimoni. Il 9 maggio si susseguiranno in aula i consulenti tecnici della Stefano chiamati a rispondere su questioni di psicogenetica e psicosociali, mentre il 16 maggio l’udienza sarà dedicata ai consulenti di Dinacci.
Il cerchio si chiuderà il 23 maggio con l’inizio dell’esame degli imputati, solo al termine il presidente Billi scioglierà il nodo sui confronti chiesti sia dal Pm che dalla difesa, che vedono come vertice del triangolo giudiziario il sindaco de L’Aquila Massimo Cialente, l’ex assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo, Daniela Stati, coindagata di Bertolaso per cooperazione colposa in seguito all’intercettazione stralciata dal processo sul G8 della Maddalena di Perugia, e Altero Leone, dirigente regionale sempre della Pc, per disaccordi emersi dalle loro deposizioni. La riserva verrà sciolta alla fine dell’istruttoria dibattimentale perché, come esposto dal Pm, «queste circostanze potrebbero divenire marginali».
Il dibattimento pubblico è stato toccato anche oggi dalle dolorose testimonianze degli amici e parenti delle vittime. Straziante il ricordo di Giulio Carnevale, padre di Giulia, la studentessa morta nel crollo dell’ala della palazzina di via XX settembre 79 dove persero la vita anche la moglie e le due figlie dell’avvocato Maurizio Cora. «Arrivai verso le 5:30, mi avvertì un’amica di mia figlia. Io ho una ditta, chiamai subito una decina di operai per cercare di salvare chi era sotto le macerie, sentivamo le urla, erano dei lamenti quasi isterici, una ragazza strillava che era ferita». Alle 10 della mattina del 6 aprile riuscirono a tirare fuori dalle macerie in condizioni disperate Antonella Cora. La ragazza venne in un primo momento portata all’ospedale di Teramo e il 7 aprile trasferita nel reparto di terapia intensiva del Policlinico Gemelli di Roma. Il primario dell’unità, Massimo Antonelli, parla di un «caso particolarmente toccante. Presentava una sindrome da schiacciamento e una grave insufficienza renale. Alla fine ci siamo dovuti arrendere perché situazione generale e neurologica si era aggravata, abbiamo concordato con il padre di sospendere le cure che le avrebbero allungato la vita solo per poche ore».
Della famiglia Cora hanno parlato gli amici come Giovanna Lombardi: «La famiglia usciva sempre dopo scossa terremoto, andavano alla Villa o al Castello, andavano là perché non c’erano intorno case. Patrizia era sfiancata da quella serie di scosse».
«Il 30 marzo dopo la scossa mi chiamò, io ero a Roma alla Sapienza. Qualche giorno dopo la incontrai e abbracciandomi mi disse “hai sentito”, era fiduciosa i quello che avevano detto gli esperti. Aveva apprezzato molto che fossero venuti tutti questi luminari. Si era tranquillizzata come tutti. Lei aveva sentito delle interviste in televisione, aveva grande fiducia nella scienza e nelle istituzioni. Il messaggio pervenuto non è stato quello di rischio, se ci avessero detto può succedere di tutto forse avremmo reagito diversamente».
di Sarah Porfirio