Omicidio Rea: lettere d’amore tra Parolisi e la sua amante

21 marzo 2012 | 16:13
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Omicidio Rea: lettere d’amore tra Parolisi e la sua amante

L’Aquila, 21 mar 2012 – «Sono chiuso in una gabbia di Ferro, nell’involucro della fragilita. Ho sprecato una parte di vita/cercando un senso che non ha…»

È parte di una poesia che dalla sua cella del carcere di Teramo, dove è detenuto perché accusato dell’omicidio della moglie Melania Rea, il caporalmaggiore Salvatore Parolisi ha scritto all’ex amante Ludovica Perrone. «Sono convintissimo che anche tu stia soffrendo molto per questa tragica vicenda ma non voglio che tu trascuri te stessa. Oggi la mia vita è su una barca nel mare in tempesta, ma le acque prima o poi si calmeranno raggiungendo la riva e la mia libertà».

Parole a cui Ludovica Perrone ha risposto, in una lunga lettera di quattro pagine. Il testo di entrambe è sul sito del Tgcom 24. Ma, è scritto nel sito «il caporalmaggiore non ha mai ricevuto la lettera di risposta perché secretata dagli inquirenti».

Scrive Ludovica nella risposta: «Io non so come sarà la mia vita, so che finché tu non ne sarai fuori io sarò ferma qui con te. Poi, forse, mi immagino dall’altra parte del mondo dove nessuno si ricorderà mai di questa tragedia. Ho mille domande, mille ragioni, tutto il mondo può parlarti, giudicarti, avvicinarti. Solo a me non è concesso e questo non è giusto».

«Io non lo so quello che stai passando posso solo immaginarlo – prosegue la Perrone – non so se riesci realmente a sfogarti, a parlare, a farti capire con qualcuno della tua famiglia almeno, lo spero, perché nonostante tutta la sofferenza, tutta la cattiveria che ho sentito uscire dalla tua bocca nei miei confronti, sapendo l’umiliazione inspiegabile che mi hai buttato addosso, se sapessi che ti farebbe stare meglio, metterei da parte tutto per darti un po’ di conforto, per farti sentire che non sei solo a combattere, in questa situazione così assurda, così difficile, ma dalla quale sono sicura uscirai, perché si può e si deve pagare per i propri errori, ma non per le colpe che non si hanno e per contraddizioni dettate dalla paura, anche se forse ora, dopo tutto quello che è successo, sono forse l’ultima persona che vorresti vicino».