Bellezza e dolore: le fotografie di Roberto Grillo in mostra per raccontare L’Aquila

L’Aquila, 22 mar 2012 – Il terremoto dell’Aquila e la ricerca di un'(est)etica del dolore, questi i temi al centro della mostra fotografica di Roberto Grillo che verrà inaugurata il 26 marzo (ore 18.00) nella sede dell’Ance all’Aquila e promossa dall’associazione "Lo Spazio del ricordo". Le immagini verranno esposte in due distinte location: sotto i portici del Convitto nel centro del capoluogo abruzzese (il 4, 5 e 6 aprile) e nei locali di un altro centro, quello commerciale, "L’Aquilone" (dal 26 marzo al 4 aprile).
Due luoghi emblematici nei quali ripercorrere gli ultimi tre anni di storia della città dell’Aquila dopo il terremoto del 2009. Da una parte la memoria e i segni di quanto è accaduto, dall’altra il presente fatto di nuovi luoghi e nuove relazioni e un futuro ancora da costruire.
Per le 68 immagini all’interno della galleria commerciale è stato ricavato un corridoio di 20 metri per 3 dove creare uno spazio separato, ma facilmente accessibile in un luogo molto frequentato e con altre finalità. In questo modo Grillo, come già avvenuto a L’Aquila con altre installazioni, vuole raggiungere con le sue immagini i luoghi che oggi, nel bene e nel male, vengono vissuti e offrire così l’occasione di riflettere, osservare, capire. Non dimentica però che il desiderio, l’esigenza, è anche di riappropriarsi degli spazi urbani e per questo, simbolicamente, i portici del Convitto saranno invasi da dieci gigantografie di sue foto della dimensione di 1,5 metri per due. Un augurio questo e al tempo stesso un omaggio un po’ amaro al centro della città che definisce «vuota e chiusa».
Roberto Grillo si muove quindi tra dolore e bellezza come sintetizza il titolo della mostra. Il dolore che dopo tre anni non passa, si può ignorare, ingannare, ma resta e avere l’occasione di condividerlo attraverso un racconto per immagini aiuta chi racconta, ma aiuta anche chi osserva essendo stato "protagonista". Un inevitabile lavoro sulla memoria di una comunità da non trasformare in "santino" del terremoto, ma per tradurre il ricordo in un insegnamento o un’indicazione. Come ad esempio ricordare che di terremoto si muore, ma possiamo lavorare per evitarlo. Oppure ridimensionare la nostra sofferenza di fronte al dolore degli altri.
La bellezza dell’Aquila poi, nonostante tutto. Grillo trova ancora attraente la città che ha fotografato da sempre, anche se la definisce come «un corpo malato e intubato», riferendosi alla mole dei puntellamenti. Lo si vede in alcune immagini che colgono spazi nuovi e nuovi dettagli.
L'(Est)etica del dolore chiude quindi il percorso di Roberto Grillo sul terremoto dell’Aquila, dopo le prime due tappe di "Terraemotus" e "Un blues per L’Aquila", aprendosi al colore, ad una ricerca che è appena iniziata, come dice lo stesso Grillo, sulla quale vuole rimettersi in discussione nel suo approccio alla fotografia e anche, forse, nella scelta della materia raccontata. Vedremo se sarà ancora L’Aquila. (a.m.)