
L’Aquila, 25 mar 2012- La serie di continui aumenti che da mesi sembra dominare il mercato nazionale dei carburanti con incrementi particolarmente decisi, ha convinto la magistratura ad avviare dei controlli per verificare che le società petrolifere non stiano approfittando degli innalzamenti per aumentare indebitamente anche i margini di guadagno. Una serie di accertamenti della Guardia di Finanza sono così scattati, ieri, su ordine della Procura della Repubblica di Varese, nelle sedi delle principali dieci compagnie nazionali e internazionali, a Roma, Genova e Milano. Sono stati acquisiti molti registri contabili che ora verranno verificati uno per uno. Al momento, però, gli inquirenti hanno aperto un fascicolo a carico di ignoti per ‘manovre speculative di merce’, e non c’é alcun indagato. Le società hanno tempo dieci giorni per produrre il resto della documentazione richiesta.
La notizia, peraltro, cade nel giorno in cui il Centro studi di Confindustria ha lanciato l’ennesimo allarme sul caro-benzina (+18,0% annuo a febbraio, +54,1% dal minimo di inizio 2009) e sulla conseguente recessione dei consumi, che registrano una flessione di quasi l’11% da inizio 2007. A coordinare le indagini è il pm di Varese Massimo Politi, e secondo l’orientamento della magistratura le aziende petrolifere che operano sul territorio nazionale sono state considerate non come aziende private ma come «soggetti incaricati di pubblico servizio». Al vaglio delle fiamme gialle sono quindi le dinamiche che hanno portato alle oscillazioni dei prezzi nel periodo dal gennaio 2011 al marzo 2012, attraverso le comparazioni fra i prezzi del prodotto a livello internazionale e quelli applicati alla pompa in Italia, e lo studio dell’incidenza su quest’ultimo delle accise regionali e dell’Iva. L’ipotesi che la Guardia di finanza sta vagliando attraverso le analisi dei documenti e di alcune audizioni all’Antitrust, è quella di comportamenti speculativi anche attraverso accordi fra le varie aziende.
«La nostra attività è iniziata alla fine dello scorso anno a seguito di un esposto del Codacons – ha spiegato il Colonnello Antonio Morelli, Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Varese – con la formazione di un dossier conoscitivo sulle modalità della formazione dei prezzi delle componenti della benzina, e dei relativi margini di guadagno. Ora confronteremo i margini medi con quelli applicati in questi periodi». Il Codacons, dal canto suo, ha chiesto «di estendere l’indagine anche nei confronti dello Stato italiano, che grazie ai rincari dei carburanti incassa 20 milioni di euro al mese per ogni centesimo di aumento alla pompa», e ha sottolineato come procura e guardia di finanza hanno «finalmente confermato la tesi che i carburanti vanno assimilati a beni di prima necessità, e il cui andamento dei prezzi al dettaglio dev’essere estremamente chiaro e trasparente». (di Fabrizio Cassinelli, Ansa)