Ricostruzione, Cgil: «Taglio col passato, da Progetto Ocse proposte nuove»

L’Aquila, 27 mar 2012 – «L’incontro con il governo e con l’Ocse sul progetto per L’Aquila è servito a chiarire un punto fondamentale: senza sviluppo economico per la città non ci sarà futuro. Dovrebbe essere una considerazione semplice, scontata. Talmente ovvia che in tutto l’Abruzzo si discute sulle novità introdotte dal progetto per L’Aquila e sul fatto che l’intera regione potrebbe trarre vantaggio da scelte e strategie innovative per il capoluogo». E’ quanto specifica la Cgil L’Aquila in una nota.
«Un tema decisivo – spiegano dall’organizzazione sindacale – che in questa città non tutti riconoscono. Alcuni ambienti politici e alcuni ambienti imprenditoriali aquilani preferisco parlare con parole vecchie, scelgono di alimentare il solito meccanismo della divisione, lo stesso che per decenni e già prima del terremoto aveva causato tanti problemi alla città. Lo fanno persino autorevoli politici e candidati alle elezioni amministrative, gli stessi che hanno brillato per la loro assenza al dibattito sul progetto Ocse e che oggi se nericordano in vista del voto. Per quanto ci riguarda l’appello all’unità vale sempre, oggi come ieri: questa città ha bisogno di coesione e di comportamenti coerenti, non di appelli fasulli buoni soltanto in campagna elettorale.
Una seconda considerazione riguarda il fatto che la discussione sul futuro del capoluogo potrebbe ritardare gli interventi relativi alla riprogrammazione dei fondi europei per il 2014-2020. Non è così, anche perché il progetto per L’Aquila propone scelte e modalità di intervento che aiuteranno a ridefinire i campi di azione deifuturi finanziamenti europei e sarà proprio uno strumento che ci aiuterà a stare dentro i fondi strutturali. D’altra parte si assiste a un fatto paradossale: le stesse istituzioni e gli stessi politici che ci fanno fatto perdere quasi tre anni per una zona franca che non è arrivata, oggi si lamentano sui tempi per i fondi strutturali».
«Il commissariamento deciso dal precedente governo si è rivelato un fallimento, invece di aiutare i cittadini ha impedito l’avvio della ricostruzione pesante ed ha aumentato i problemi sociali ed economici di questa città – conclude la nota – E’ arrivato il momento di tornare alla gestione ordinaria della ricostruzione e del territorio, dando agli enti locali il ruolo che la democrazia e i cittadini assegnano loro. Il governo Monti, nel riportare il dramma aquilano al centro dell’attenzione nazionale, ci ha informato della sua intenzione di superare la gestione commissariale ed ha avviato il relativo percorso, che però andrà concluso rapidamente. Ma anche qui c’è chi fa finta di non ascoltare».
«SERVONO GARANZIE. RICOSTRUZIONE INSIEME A SVILUPPO» – «All’Aquila avremo il più grande cantiere d’Europa e l’edilizia è un settore fatto spesso di lavoro nero, con presenza di immigrati. Quindi è fondamentale avere uno strumento, come l’articolo 18, che dia forza ai lavoratori, per un governo trasparente della ricostruzione». A dirlo, all’ANSA, è il segretario della Cgil Abruzzo Gianni Di Cesare. Terremoto e crisi economica, sommati insieme, hanno portato profondi disagi nella città colpita dal sisma del 2009. «Siamo stati sfortunati – commenta Di Cesare -. Adesso però ricostruzione e sviluppo devono andare insieme. E sviluppo vuol dire conoscenza». Un esempio pratico esiste già, fa sapere il segretario regionale della Cgil: è il Gran Sasso Institute, una prestigiosa scuola di alta specializzazione scientifica, presentata dal ministro Francesco Profumo. Per risollevare il territorio «bisogna infatti investire molto su scuola e università ma anche su tutti gli aspetti che ricostruiscono l’animo umano: la psicologia (visto che nel post-terremoto abbiamo difficoltà nel vivere quotidiano), la socialità, la cultura. L’Aquila – aggiunge Di Cesare – è una città che in 700 anni aveva costruito una sua immagine di arte e di cultura. Tutto questo oggi non c’é più e va ricostruito». Vanno ricostruite anche le identità. Nelle scuole, prosegue il segretario regionale della Cgil, bisogna insegnare la storia della città dell’Aquila, una città che oggi non esiste e che i bambini rischiano di non conoscere. E poi perché, domanda Di Cesare, non c’é uno psicologo nelle scuole? Secondo Di Cesare «bisogna ricostruire una città di 100 mila abitanti, com’era prima del terremoto. Anche se i dati Istat indicano 70 mila residenti, a questi bisogna aggiungere studenti, professori, professionisti di vari settori che erano una fetta cospicua della cittadinanza. Altrimenti costruiamo una che ha meno significato e meno forza, non un capoluogo». L’Aquila è candidata Città europea della cultura 2019, «deve quindi avere forza – conclude Di Cesare -, anche con relazioni con il mondo esterno che ora sono interrotte. Perché oggi, a differenza di prima del sisma, da fuori non si sceglie di andare a vivere all’Aquila, è troppo difficile vivere qui».