
Pescara, 30 mar 2012 – Prima di sottoporsi alle domande della difesa, l’ex titolare della clinica privata Villa Pini, Vincenzo Angelini, dice subito che alla pausa pranzo del processo all’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco, andrà via perchè non si sente bene. Poi sale sul banco dei testimoni dell’aula 1 del tribunale di Pescara e fa una dichiarazione spontanea: «in questo momento soffro di due patologie. Il collegio ne conosce l’entità e la particolarità. In futuro potrei essere costretto a dover abbandonare l’aula o a non poter essere presente. Propongo all’avvocato Caiazza di rinunciare alla prescrizione».
Il grande accusatore dell’ex governatore Del Turco continua poi a parlare di cose che definisce «precisazioni tecniche». Dopo dieci minuti inizia il controesame.
L’avvocato Caiazza, difensore di Del Turco, fa notare la differenza di valori delle contestazioni formulate dalle commissioni ispettive alle cliniche private prima e durante la giunta Del Turco: «nel 2004 ammontano a 220 mila euro, nel 2005 a 35 milioni di euro e nel 2006 a oltre 34 milioni di euro. Questi sono atti della Guardia di finanza, che definisce il confronto imbarazzante». Caiazza poi si rivolge ad Angelini e gli chiede «sono questi i dati dello strangolamento economico a cui lei faceva riferimento con l’attività ispettiva della giunta Del Turco?». La domanda viene ritirata e Angelini dopo aver detto di conoscere i dati citati dal legale di Del Turco spiega la differenza di prestazioni contestate sostenendo l’utilizzo da parte della commissione regionale ispettiva «di deduzioni arbitrarie».
L’ex imprenditore della sanità rispondendo alle domande di Caiazza sostiene che «le ispezioni fatte per Villa Pini, indipendentemente da quello che è stato fatto per le altre case di cura, sono state cucite su misura» e parla di «rapporto privilegiato del presidente dell’Aiop Luigi Pierangeli con la giunta e, in particolare, con Paolini».
Angelini dice di aver fatto presente alla Regione che tutti i ricoveri del 2004 della casa di cura Pierangeli erano in realtà prestazioni ambulatoriali o day hospital, «ho poi saputo che la asl di Pescara ha sostenuto che siccome la Regione non aveva disciplinato il day hospital non potevano che pagarsi come prestazioni di degenza ospedaliera nonostante una casa di cura di Canistro era stata retribuita per il day hospital con la tariffa del ricovero di un solo giorno. La commissione ispettiva permanente non ha assolutamente tenuto conto di questi fatti».
Caiazza fa notare all’ex imprenditore della sanità che l’Aiop si è costituita parte civile sostenendo una tesi contraria, vale a dire, di essere stata penalizzata pesantemente dalla Regione e per contro che sono state favorite indebitamente le case di cura appartenenti al gruppo Villa Pini. L’ex imprenditore precisa che sa della costituzione delle parti civili e ne conosce le motivazioni. «Pierangeli è il testimone principale della procura di Pescara nel sostenere il contrario di quello che io sostengo».
Prima di passare al tema delle dazioni Angelini torna a parlare in aula del tentativo da parte di «Del Turco di indurlo a svendere il suo patrimonio a De Benedetti». Angelini dice che «De Benedetti voleva comprare Villa Pini pagandomi solo i debiti, una proposta simpatica, l’avessi accettata, visto come e’ stato poi bravo Del Turco a strangolarmi».
L’avvocato Caiazza produce poi una lettera del settembre 2006 firmata da Angelini rivolta alla societa’ FIG Italia srl, di cui il presidente del collegio oggi ha chiesto la visura camerale, riguardante trattative per la vendita di Villa Pini. Angelini replica che in quel periodo Gianluca Zelli era il dominus di Villa Pini: «è stato il vero padrone per quattro anni. La lettera l’ha scritta lui io l’ho firmata: da Zelli in quel periodo avrei firmato anche la cambiale su mia figlia».
Venticinque dazioni spalmate in un periodo di due anni. Senza un documento riepilogativo come è possibile ricostruire la loro cronologia? E’ la prima domanda sulle tangenti rivolta dall’avvocato Caiazza ad Angelini. Secca la risposta: «mi riporto a quanto riferito nell’incidente probatorio».
Caiazza incalza con le domande, ma l’ex titolare di Villa Pini risponde sempre allo stesso modo. Solo quando il difensore di Del Turco chiede se è possibile collegare oggettivamente i prelievi bancari alle dazioni Angelini risponde: «mi sono messo a piangere e con la memoria storica io e mia moglie abbiamo ricostruito i soldi che sono andati a Del Turco e quelli che abbiamo utilizzato per altro». Caiazza fa notare ad Angelini che sua moglie ha detto di aver appreso la prima volta delle dazioni qualche giorno prima del novembre 2007 e chiede, quindi, con quale bagaglio di nozioni la moglie ha potuto aiutarlo. L’ex imprenditore risponde che ha avuto un aiuto sul piano psicologico, pratico e organizzativo.
E’ l’ultima risposta della giornata poi Angelini dice di sentirsi male e che deve andare via: «fatemi visitare, chiamate il medico se non vi fidate. Rinunciamo alla prescrizione così problemi non ce ne sono». Il controesame si ferma, il presidente, dopo aver proposto di riprendere dopo un paio di ore, sospende l’udienza e invita Angelini a tornare in aula il 18 aprile.
«E’ una risposta disperata, sulla memoria». Lo ha detto l’avvocato Giandomenico Caiazza, difensore di Ottaviano Del Turco, al termine dell’udienza commentando il controesame di Angelini sulla questione delle dazioni. «Siamo solo all’inizio – ha proseguito – lo spettacolo che abbiamo visto ora continueremo a vederlo per molte udienze, ma va benissimo perche’ il processo penale serve a questo e a toccare con mano che cosa e’ accaduto in questa vicenda. Mi sarei aspettato che le domande che stiamo facendo noi fossero fatte allora». Per Caiazza inoltre e’ «una grottesca farsa che Del Turco voleva vendere a De Benedetti. Il direttore generale di Villa Pini era Zelli che dice che volevano vendere a De Benedetti. I problemi della credibilita’ di Zelli rispetto al proprietario non sono miei. Quindi e’ certo questo, come lo e’ che, stando alla lettera firmata da Angelini, l’attivita’ era cosi’ frenetica che voleva provare a vendere anche ad altri soggetti. La verita’ che si capira’ e’ che questo gruppo era gia’ morto, provavano a venderlo, ma non riuscivano a trovare chi volesse comprarlo», ha osservato Caiazza.