Borghi storici: Santo Stefano Di Sessanio nell’ E Book dell’Università Europea di Roma

Roma, 1 apr 2012 – "Valorizzazione dei borghi storici minori: strategie d’intervento" è il primo e-book dell’Università Europea di Roma e fa parte delle azioni del progetto "Dal restauro alla gestione programmata – una metodologia sostenibile per castelli, torri e chiese medievali", promosso dall’Università Europea di Roma, cofinanziato dalla Fondazione Cariplo e con la direzione scientifica della Prof.ssa Renata Salvarani.
L’obiettivo del progetto è la comprensione della genesi degli edifici storici per risalire alle modalità di costruzione e quindi di intervento: questa è stata la sfida per l’elaborazione di una nuova metodologia per il recupero e la manutenzione del patrimonio artistico e architettonico, basata su criteri sostenibili e a basso costo. La metodologia sperimentale, elaborata in sede accademica, trova la funzionalità e la sua efficacia attraverso operazioni di recupero e manutenzione concrete su tipologie di beni culturali molto diffusi in Italia come castelli, torri e chiese medievali. Da qui nasce il anche volume “Ricerca storica e manutenzione dei beni culturali” edito da Diabasis.
Valorizzazione dei borghi storici minori. Strategie d’intervento è curato da Samuele Briatore, giovane ricercatore del progetto e collaboratore di Italia Nostra Onlus su studi e progetti di valorizzazione culturale e turismo sostenibile. Lo studio analizza i concetti di recupero sostenibile e valorizzazione applicati ai borghi storici minori partendo dagli aspetti teorici e normativi per arrivare alla loro applicazione pratica. La nuova consapevolezza della necessità di ridurre i consumi energetici e recuperare i manufatti edilizi in modo ecosostenibile è diventato un imprescindibile requisito progettuale, cha ha portato a riscoprire e a rendere attuali antiche modalità di costruzione, in grado di utilizzare l’esistente come risorsa preziosa.
La valorizzazione del territorio, oltre a essere un’opportunità economica per il territorio, è una possibilità per mantenere vivi quei luoghi altrimenti destinati allo spopolamento e alla rovina. La sostenibilità diventa essenziale in vista di una tipologia di turismo che si sta affermando sempre più rapidamente, nella consapevolezza che lo sfruttamento turistico può mettere a rischio il patrimonio culturale di cui si nutre.
Dopo numerose ricerche e comparazione dei dati, Santo Stefano di Sessanio è stata eletto come uno dei tre borghi storici minori virtuosi, riportati all’interno del testo come esempio italiano di valorizzazione culturale e turismo sostenibile. Il caso abruzzese di Santo Stefano di Sessanio è stato preso in esame per il suo aspetto legato all’iniziativa imprenditoriale di Daniele Kihlgren e della Sextanio s.p.a.; il comune è inserito nel circuito de “I Borghi più Belli d’Italia” ed è rappresentativo di un’azione di valorizzazione e recupero legata ad un azione programmata di impianto imprenditoriale con un grande investimento economico iniziale.
Si può leggere che la filosofia dell’intervento di Kihlgren è stata appoggiata dall’amministrazione comunale e dall’Ente Parco di Treja che include il piccolo comune. Il punto di partenza nasce dalla riflessione sulle conseguenze disastrose che i centri storici minori hanno subìto a causa della loro ridestinazione turistica, che ne compromette irreversibilmente l’assetto urbano e il rapporto con il territorio, soprattutto tradendo la propria anima.
La peculiarità dei borghi abbandonati, che hanno subìto un forte spopolamento, risiede in particolare nell’assenza di segni del ventesimo secolo: le consuete palazzine in cemento, i capannoni artigianali e industriali, le casette a schiera “stile tirolese” della ridestinazione turistica anni settanta. Così si presenta Santo Stefano di Sessanio, in cui il borgo in pietra si fonde armonicamente con il paesaggio naturale che lo circonda e con il quale ha un rapporto molto particolare, per due ordini di motivi. Il primo è strettamente pratico, e risiede negli scarsi mezzi e nella povertà che hanno costretto gli abitanti a far tesoro delle risorse locali e ad assecondare la morfologia del territorio, il secondo si può spiegare col concetto di genius loci che caratterizza quei territori e il modo di viverli, e si esplicita anche in un’architettura e in patrimonio storico-culturale specifico.
I risultati ottenuti da Santo Stefano sono a dir poco stupefacenti anche grazie alla grande capacità comunicativa di Daniele Kilghren, ideatore e principale investitore di Santo Stefano. Basandoci sui resoconti pubblici e quelli della Sextantio S.p.A. possiamo notare che il punto di partenza fissato nel 2001, quando iniziò l’intervento di recupero e valorizzazione, il 75,5% delle abitazioni non era utilizzato, la popolazione dal secolo precedente era diminuita del 90% e lo sviluppo turistico era pari allo 0% ; in altre parole la popolazione era di 112 persone, le strutture alberghiere erano 3 con un totale di 79 posti letto e con 285 presenze annue.