
L’Aquila, 5 apr 2012 – In un crescente “sciame” d’intercettazioni, che sembra quasi presagire quella più forte, Guido Bertolaso è tornato agli onori della cronaca, con l’ennesima intercettazione, pubblicata ieri da Repubblica.it che lascia ancora una volta -e ancora di più- basiti. Oltre che con un amaro in bocca ed una indignazione crescenti. La posizione di Berlusconi ai funerali solenni delle 309 vittime (Letta-Bertolaso); la riunione della Commissione grandi rischi a L’Aquila come operazione mediatica(Bertolaso-Stati). E ieri il bavaglio da mettere ai giornali (Bertolaso-Letta): «Adesso tu devi dire ai giornali che questa cosa qui la devono tenere bassa come polemica, capito?».
Un Bertolaso che a L’Aquila risulta coinvolto in un’inchiesta parallela a quella che ha portato al processo alla Commissione Grandi rischi ed i suoi 7 componenti per l’accusa di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose. Lo stesso Bertolaso che si trova indagato anche per le procedure di gara, costi e gestione dei bagni chimici Sebach posizionati nelle tendopoli installate dopo il terremoto. E lo stesso Bertolaso che terrà tra il 2 ed il 17 luglio prossimi a Pavia le lezioni del modulo relativo a “Gestione post-terremoto: un caso di studio” del Master organizzato dalla Iuss e da Eucentre.
La conferma è stata data alla redazione del Capoluogo.it dalla segreteria della Ume (Iuss) proprio questa mattina: sia delle date, sia degli argomenti, sia dei docenti, compreso Bertolaso. E alla luce di quanto abbiamo appreso in questi due anni, specialmente delle ultime telefonate intercettate, tutto questo ci fa rabbrividire e porta ad esasperare la nostra indignazione. Sul Master in “Gestione dei Rischi e delle Emergenze“e sui suoi contenuti e sulla sua organizzazione ci eravamo già occupati quasi un anno fa.
Emerge, invece, sempre più chiara e concreta l’applicazione del Metodo Augustus della Protezione Civile, nelle integrazioni volute proprio da Guido Bertolaso. Questo è un passaggio illuminante:
“Se la sua controparte istituzionale sarà sufficientemente autorevole e determinata, la maggior parte dei cittadini sarà disponibile ad abdicare alle proprie autonomie decisionali, a sottoporsi a privazioni e limitazioni, ad “ubbidire” alle direttive impartite. […] Un chiaro piano di comunicazione […] permetterà una più agevole accettazione delle misure adottate. Non solo: qualora il precipitare degli eventi lo rendesse necessario, sarà più facile imporre una disciplina più ferrea e chiedere sacrifici più duri. […] E inutile perdersi in dettagli poco importanti, per esempio parlare della reazione incontrollata di una piccola parte della popolazione, quando la comunità si è comportata, in generale, in maniera corretta”.
Il “Metodo Augustus” è un documento di riferimento per la pianificazione nel campo delle emergenze. E’ del geologo dott. Elvezio Galanti e inquadrato dalla legge 225/92 (istitutiva del Servizio nazionale di Protezione civile).
Per essere la “controparte istituzionale (.) sufficientemente autorevole e determinata” è ovvio che il ruolo della comunicazione e del suo controllo diventa determinante. E, con la città dell’Aquila e gli altri 56 comuni del cratere sismico devastati dal terremoto, con 90mila sfollati da “proteggere”, cosa raccomanda Bertolaso a Letta il 7 aprile 2009? Di mettere la sordina ai giornali sulle polemiche seguite allo sciame sismico.
Una telefonata – quella pubblicata ieri da Repubblica.it – che l’ex capo del Dipartimento nazionale di Protezione civile, nonché sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri, fatta all’allora collega sottosegretario Gianni Letta, abruzzese di Avezzano (Aq). Una telefonata in cui Bertolaso mostra tutte le sue qualità da decisore vero di tutto quello che è successo prima e, soprattutto, dopo il 6 aprile 2009 a L’Aquila; e un Gianni Letta remissivo, quello che risponde, forse disorientato, anche se è difficile immaginare un personaggio come lui disorientato. Una telefonata che ancora una volta dimostra l’ossessione di Bertolaso: tenere sotto controllo la comunicazione e i messaggi dei media. Questa volta a proposito dei giornali che parlavano dello sciame sismico.
Quello che stupisce (nonostante tutto, nonostante tante vicende oscure venute fuori negli ultimi due anni), è il tono ed il linguaggio usato dall’ex capo Dipartimento. «è venuto Barberi, il che ci fa comodo, perché Barberi come sai è un esponente del centro… È venuto lui, è venuto Boschi, sono venuti tutti e hanno detto “non si può fare assolutamente nulla, il terremoto non si può prevedere, quello che si sta facendo è il massimo”. Adesso tu devi dire ai giornali che questa cosa qui la devono tenere bassa come polemica, capito? Perché se no andiamo a diffondere un disorientamento totale in tutta la gente». «Certamente, certamente, perfetto», replica un Gianni Letta, che sembra affidarsi completamente alle braccia risolutive di Bertolaso, che conclude ancora con «Va bene? Mi raccomando, controllatemi questa cosa».
E questo si sposa perfettamente con gli ultimi tre moduli del Master in corso a Pavia, che tratteranno nell’ordine: “Crisi e comportamenti umani”, “La gestione del post-terremoto: un caso di studio”, “Gestione dei media e comunicazione”. Non fa una grinza, con quanto successo a L’Aquila, e con quello che stiamo scoprendo mese dopo mese da due anni.
Non sappiamo se a questa seguiranno altre intercettazioni di quei giorni, i giorni del dolore e del caos, i giorni in cui altri pensavano agli affari (ridendo alle 3.32) o al controllo dei media ed alle “operazioni mediatiche”.
Quello che è certo, però, è che per decenza Bertolaso dovrebbe rinunciare a quella docenza. Perché in questo modo non si farà altro che mistificare ancora una volta tutto quello che è successo a L’Aquila. E Bertolaso continuerà ad ammaestrare (e insegnare come fare) il grande circo. Mediatico, ovviamente.
di Paolo Della Ventura