Inchiesta “fondi Giovanardi”: Cavaliere e la massoneria per un posto di lavoro

10 aprile 2012 | 07:28
Share0
Inchiesta “fondi Giovanardi”: Cavaliere e la massoneria per un posto di lavoro

L’Aquila, 10 apr 2012 – Nell’indagine sui cosiddetti "fondi Giovanardi" emergono nuovi dettagli legati alla Massoneria, a una settimana dall’udienza del gup sulla richiesta di processo, formulata dalla Procura, a carico di Fabrizio Traversi, Gianfranco Cavaliere, Silvano Cappelli (sindaco di San Demetrio ne’ Vestini), Nicola Ferrigni e monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare dell’Aquila. "Il Centro" oggi riferisce che il medico Gianfranco Cavaliere per un posto di lavoro nel Dipartimento di Scienze chirurgiche dell’ospedale San Salvatore avrebbe chiesto di far parte della massoneria, attraverso il tempio massonico della loggia «Guglia d’Abruzzo» di via Aldo Moro. A occuparsi di lui è il fratello di un magistrato. Lo ammette lo stesso professionista aquilano, che poi finirà agli arresti domiciliari, insieme al professore romano Fabrizio Traversi, sedicente massone, nell’ambito dell’inchiesta sulla tentata truffa ai danni dello Stato da perpetrarsi attraverso la Fondazione Abruzzo solidarietà e sviluppo, vicina alla Curia arcivescovile visto che i due vescovi, Molinari e D’Ercole a lungo ne sono stati garanti con ruoli apicali. 

Dalle migliaia di pagine agli atti dell’inchiesta coordinata dal pm Antonietta Picardi e condotta dai carabinieri del Noe anche il professor Traversi, che per gli investigatori è il fulcro del meccanismo messo in piedi, secondo l’accusa, per intascare direttamente parte dei 12 milioni di euro messi a disposizione per realizzazioni in ambito sociale dal dipartimento della famiglia dell’allora sottogretario Giovanardi, si dà da fare per introdurre Cavaliere nella loggia aquilana. «Ma che è ‘sta storia che mi hanno detto che non potete tegolare Gianfranco?», chiede Traversi al massone incaricato di presentarlo. «Acchiappatelo subito e tegolatelo d’urgenza, mi hanno detto che non poteva essere fatto per i casini che ci stanno sulla Fondazione…poi ne parliamo in mezzo alle colonne…». La tegolatura fa parte del percorso che permette l’ingresso nella massoneria.

Il 2 novembre nella casa massonica del Grande oriente d’Italia in via Aldo Moro sarebbe avvenuto l’"ingresso". Cavaliere è entusiasta. «È chiaro che con la massoneria adesso io rientrerò in quel reparto», frase che per gli investigatori è da riferirsi «ad alcune difficoltà finora incontrate ad avere un contratto di lavoro con l’ospedale aquilano». Traversi gli dice che «in sei mesi massimo un anno devi diventare maestro». Per l’accusa, l’appartenenza alla massoneria sarà fatta valere nei confronti del professore Gianfranco Amicucci (persona non coinvolta nell’inchiesta) direttore del Dipartimento di scienze chirurgiche dell’ospedale «presso il quale Cavaliere solo figurativamente è impegnato in un dottorato di ricerca dal momento che, in tutta la durata dell’indagine, non ha mai espletato alcuna attività lavorativa per quell’Unità operativa».

Dagli atti emerge un altro particolare. Nella lista che viene fatta visionare al profano Cavaliere al momento del rito di ammissione compaiono, tra gli altri personaggi aquilani, anche figure di riferimento all’interno del Comune tra cui un giovane consigliere.

Vincenzo Bonanno, «delegato magistrale Abruzzo Molise della Gran Loggia d’Italia» prende le distanze dalla vicenda. Sostiene il professore di inglese: «Affermare che i massoni sono coinvolti in faccende giudiziarie e illegali equivale a sostenere che tutti i Cristiani sbagliano o che tutti gli iscritti a un sindacato o un partito politico sono corrotti nel caso che qualche aderente non rispetti le regole del vivere civile. Il Centro ha avuto modo di visitare la sede della Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù a Barete in occasione della sua inaugurazione nel maggio del 2010 e ha riportato l’intervista con il Gran Maestro Luigi Pruneti dalla quale risultava chiara e distinta la Massoneria del Grande Oriente d’Italia (Goi), alla quale apparteneva Licio Gelli con la sua famigerata loggia P2 e alla quale sembra siano iscritti il professor Fabrizio Traversi e il dottor Gianfranco Cavalieri (Cavaliere, ndr), da quella della Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù palazzo Vitelleschi, maggioritaria all’Aquila e in Abruzzo e mai coinvolta in scandali o fatti illeciti. I rapporti dei nostri iscritti con le istituzioni sono sempre stati improntati alla massima trasparenza e correttezza e desideriamo non essere tirati in ballo, anche indirettamente, in intrallazzi di varia natura. Esprimo tutto il mio disappunto che la nobile Istituzione Massonica nella sua generalità sia stata coinvolta in fatti su i quali la magistratura aquilana farà piena luce e nel contempo desidero ribadire la completa estraneità dell’Obbedienza che rappresento dalle indagini di cui sopra».

GRANDE ORIENTE D’ITALIA: GIANFRANCO CAVALIERE NON E’ MAI STATO MEMBRO DELL’ISTITUZIONE –  Riceviamo e pubblichiamo di seguito integralmente una nota diffusa da "Grande Oriente d’Italia": «In riferimento all’articolo pubblicato in data 10 aprile 2012 su ‘Il Centro’, sotto il titolo ‘Medico diventa massone per fare carriera’, nel quale si attribuisce l’appartenenza al Grande Oriente d’Italia di tale Gianfranco Cavaliere, il Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia, Alberto Jannuzzelli, precisa in maniera categorica che "Gianfranco Cavaliere non è affiliato al G.O.I., né lo è mai stato. Presentò unicamente la domanda di affiliazione, presa in considerazione nel novembre 2010 e che in seguito ritirò, adducendo motivi strettamente personali, in data 23.12.2010, prima delle votazioni per l’ammissione, fissate per il 10 e 24 gennaio 2011. Il Cavaliere, pertanto, non è mai stato membro del Grande Oriente d’Italia. Circostanza, questa, già precisato il 27 settembre 2011 dalla stessa Gran Segreteria del G.O.I, come si può facilmente verificare dal comunicato stampa ufficiale pubblicato sul sito www.grandeoriente.it e a suo tempo ripreso dai quotidiani e dal web. Invitando quindi a uscire dal convento, sempre affollato, dei luoghi comuni, è proprio il caso di dire: Repetita iuvant"».