Grandi Rischi: l’antropologo scalda la difesa, poi il “rapporto Barberi”

L’Aquila, 11 apr 2012 – Parla di «fame primordiale d’informazione» dopo le scosse del 30 marzo, Antonello Ciccozzi, l’antropologo consulente tecnico della Procura in merito al processo ai 7 componenti della Commissione Grandi rischi che il 31 marzo 2009 si recarono a L’Aquila per valutare la sequenza sismica in atto da mesi nel suo comprensorio.
Per il ricercatore dell’università de L’Aquila il messaggio scaturito dalla riunione dell’organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri fu come «un’epidemia che contagia la popolazione»: prima del summit del 31 marzo 2009 regnava la paura primordiale del terremoto che spingeva fuori dalle abitazioni in caso di eventi sismici minacciosi, dopo la commissione sul piatto della bilancia delle decisioni «non era più necessario uscire».
Una deposizione lunga e difficile quella di Ciccozzi che ha infuocato nuovamente gli animi dei legali degli imputati facendo rivivere lo scenario già assaporato lo scorso 25 gennaio quando, seduto al banco dei testimoni per illustrare la sua perizia, fu incaricato della stesura di un ulteriore lavoro scremato dei verbali non acquisiti nel fascicolo del dibattimento.
«Quello che si è messo in atto è stato un processo di persuasione. La diagnosi della commissione ha influito maggiormente un gruppo più istruito, con un background più scientifico, la commissione ha influenzato la capacità di volere a partire dalla capacità d’intendere». Sono 36 le vittime del terremoto del 6 aprile 2009 indicate nel procedimento che secondo Ciccozzi hanno, dunque, subito una modifica nel comportamento, «un’influenza sul piano pratico dell’azione».
Una perizia antropologica in cui viene valutato il periodo dello sciame sismico come un processo di incubazione dove nozioni e valutazioni su ciò che stava accadendo si confrontavano anche con i lutti passati insiti nella cultura aquilana ma tenuti comunque a bada perché «la tragedia è qualcosa che regredisce» e durante cui altri messaggi rassicuranti erano stati diffusi. «È stato fatto ampio sfoggio di scientificità, della fama internazionale dei componenti della commissione, è passato un significato simbolico alla stregua di una epifania scientifica». Prima della commissione Grandi rischi il panico collettivo era crescente, le scosse continuavano, aumentava la reminiscenza di eventi passati e, nel contempo, le istituzioni scientifiche tendevano a rassicurare ma «questo semaforo con il segnale verde non funzionava perché era in dissonanza cognitiva con le scosse. Il messaggio rassicurante è esploso con la riunione, uno tsunami che inonda la popolazione che si stesse verificando una cosa buona e che ribalta una paura ancestrale». Un senso comune che non mette in discussione la scienza ma che piuttosto la usa come chiave di lettura per la comprensione del mondo.
Non solo antropologia e filosofia del linguaggio nel corso dell’udienza che vede alla sbarra per aver sottovalutato il rischio sismico e fornito false rassicurazioni ai cittadini aquilani, Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce, ma anche le testimonianze del responsabile amministrativo e organizzativo, Marta La Ponzina, e il responsabile scientifico, Alberto Cherubini, dell’ormai famoso “Rapporto Barberi”.
I due testimoni citati dall’avvocato Petrelli parlano della valutazione svolta tra il 1996 e il 1997 sulla vulnerabilità sismica degli edifici pubblici e privati: «Quando ho sentito del terremoto mi sono sentita malissimo perché ci sono stati anni in cui si sarebbe potuta migliorare la situazione – afferma la dottoressa La Ponzina -. Non ho dormito per mesi pensando a quello studio». Un censimento che sulle strutture abruzzesi era iniziato prima dei rilievi della Protezione civile, del Ministero del Lavoro e della previdenza sociale e del gruppo nazionale per la difesa dai terremoti del Cnr che hanno collaborato alla realizzazione del progetto e che si sono occupati solo delle strutture in muratura. Uno studio che, in ogni caso, aveva messo ben in luce la debolezza strutturale della maggior parte degli edifici de L’Aquila.
A fine udienza il presidente del procedimento, Marco Billi, ha calendarizzato nuovamente le audizioni dei testimoni delle difese: Franco Gabrielli, l’attuale capo del Dipartimento di Protezione civile ed ex Prefetto de L’Aquila in piena emergenza, sarà in aula il 18 aprile mentre l’esame degli imputati è stata fissata per il 30 maggio.
di Sarah Porfirio