Riforma Protezione Civile: passo indietro su ipotesi tassa sugli sms

Roma, 12 apr 2012 – In caso di dichiarazione dello stato di emergenza, il governo può mettere una tassa fino a 2 centesimi su ogni sms con l’obiettivo di reintegrare il fondo imprevisti del ministero dell’Economia. E’ quanto prevedeva la bozza di decreto legge di riforma della Protezione Civile, che dovrebbe essere esaminato e approvato domani in Cdm. Tuttavia, secondo quanto si apprende, l’ipotesi di tassa sugli sms sarebbe stata già tolta dalla bozza del decreto legge. In seguito alle molte proteste da parte degli operatori di settore, infatti Palazzo Chigi avrebbe deciso di soprassedere.
Nel decreto rimane confermato, sempre per finanziare il fondo, anche l’aumento fino a 5 centesimi al litro dell’aliquota dell’accisa sulla benzina a livello nazionale.
TASSA SU SMS IPOTESI NON NUOVA – Il primo tentativo di introdurre una tassa sui ‘messaggini’, come quella inizialmente ipotizzata nella bozza della riforma della Protezione Civile, risale al 9 novembre del 2004. Era in carica il governo ‘Berlusconi 2’ alle prese con la ‘vecchia’ finanziaria alla ricerca di soldi, non solo per far quadrare i conti, ma anche per alleggerire il carico Irap sulle imprese. L’idea venne all’allora sottosegretario all’Economia, Gianluigi Magri (Udc) oggi nella stessa posizione ma alla Difesa: come oggi si ipotizzò di introdurre una tassa sempre di 2 centesimi sugli sms.
Apriti cielo: passate appena 24 ore dalla proposta del sottosegretario, che peraltro non era neanche stata formalizzata in un testo scritto, iniziarono a piovergli addosso critiche dappertutto. Persino dai colleghi di maggioranza e governo. Il coro di proteste diventò addirittura un movimento d’opinione che viaggiava in rete e sui telefonini e si arrivò anche ad ipotizzare una giornata di ‘sciopero dei pollici’. Cioé stop agli sms. E ci fu addirittura chi la buttò sul sentimentale: la tassa sugli sms – si sosteneva – è una tassa sugli innamorati. La maggior parete dei quali all’epoca (tecnologicamente parlando) erano assai arretrati e certo non utilizzavano smartphone, messaggi gratuiti e social network. Insomma Magri messo alle strette iniziò a ritrattare: «intanto è una proposta che stiamo ancora valutando» e inoltre «la pensavo solo relativamente ai messaggi commerciali che arrivano sui telefonini».
Ma ormai il tam-tam era partito e persino l’allora ministro alle telecomunicazioni, Maurizio Gasparri, intervenne con una provocazione «mettiamo una tassa di 2 centesimi su ogni parola che dice un politico: pensate a me quanto costerebbe». Si trattava – secondo Gasparri – «come della tassa sul macinato in versione tecnologica». E anche Pierluigi Bersani, all’epoca responsabile economico dei Ds, si lamentò per questa nuova tassa «sull’amore, sugli innamorati». Alla fine il sottosegretario affidò ad un comunicato la sua ‘difesa’: si è fatto «Tanto rumore per nulla» perché non è ancora una proposta, ma solo un’idea. E non riguarda tutti i messaggini, ma solo quelli del traffico business. «E’ davvero stupefacente – affermava Magri – leggere commenti ad una proposta mai presentata». E che alla fine, dato il clamore, nessuno presentò più
TWITTER INSORGE E LANCIA TASSE CREATIVE – Twitter si prepara all"Imu sulle fattorie di Farmvillé, il primo videogioco a spopolare sui social network, e alla ‘marca da bollo sulle password’ dopo le voci, subito smentite da Palazzo Chigi, di una tassa sugli sms per finanziare la protezione civile. Sono le tasse creative inventate dagli utenti, che spesso vedono nell’imposta sui messaggini la vendetta di un governo che «non sa nemmeno usare il T9», il programma per la scrittura rapida degli sms.
Il tema è caldo e conquista la vetta degli argomenti più trattati su Twitter con gli hashtag#tassecreative ed #smscome, che sforna acronimi come ‘Stavolta Monti Sbaglia’, ‘Siamo Messi Male’ o, addirittura, ‘Sono Miserabili Stitecnici’. Quanto alle imposte più fantasiose, si va dalla proposta di ‘pignorare le suocere’ alla ‘multa per chi sbaglia un congiuntivo’, alla stangata sui ‘chili di troppo’.
La crisi e l’attualità emergono nella proposta di tasse sui ‘curriculum inviati senza risposta (e l’Italia diventa nuova superpotenza globale)’, nella tassa sulla zeppola di Nichi Vendola o nella «tassa di soggiorno su chi ritiene di risedere in Padania». Un’ultima riflessione sui messaggini: «ogni 5000 sms inviati la casa di un politico sarà ristrutturata a sua insaputa», scrive un ragazzo.