Del Turco, Caiazza: «Garantire diritto alla difesa»

13 aprile 2012 | 11:28
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Del Turco, Caiazza: «Garantire diritto alla difesa»

Pescara,  13 apr2012 – L’avvocato Gian Domenico Caiazza, difensore dell’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco nel processo sanità, ha affidato a quattro pagine inviate al presidente del collegio Carmelo De Santis la sua richiesta di «diritto alla difesa» il suo appello al presidente a garantire «la difesa senza più indulgenze verso le inammissibili pretese di Vincenzo Maria Angelini».

Come si legge dal quotidiano Il Centro l’appello di Caiazza è quello di «garantire la difesa senza più indulgenze verso le inammissibili pretese di Vincenzo Maria Angelini». Una lettera che nasce da quando l’accusa formata dal procuratore capo Nicola Trifuoggi e dai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli ha chiamato a testimoniare, in veste di parte offesa, il teste più importante: il grande accusatore ed ex proprietario di Villa Pini Angelini, lo scorso 14 dicembre 2011. Quel giorno, Angelini presentò il primo certificato medico.

A far accrescere il malumore dell’aula è stato nel 2012, un calendario di udienze che si è ritrovato dimezzato: due date sono saltate perché l’imprenditore ha deciso di sostituire il suo avvocato Sabatino Ciprietti con Sergio Menna e Iole Di Bonifacio e altre due udienze rinviate per la malattia di Angelini.

«Dopo l’esito dell’ennesima udienza dedicata a quello che oramai dobbiamo definire il tentativo di controesame del dottor Angelini da parte della difesa di Del Turco e per cui sento la necessità e il dovere di segnalare formalmente la mia preoccupazione e il mio sconcerto di difensore impegnato in questo delicato processo». «Non si era mai visto un testimone dettare con tanta spudorata impudenza tempi, modi e condizioni della propria escussione: “Chiamate un medico, non mi sento bene, io vado a casa, se volete continuare venite da me” sono state le incredibili parole con le quali Angelini ha interrotto il suo esame non appena ha dovuto misurarsi con le sue contraddizioni» ha proseguito Caiazza nella lettera. 

«Esprimo la mia sincera ammirazione per l’autorevolezza, il garbo e l’impegno con cui lei, presidente, sta conducendo dall’inizio questa complessa vicenda processuale – ha scritto Caiazza – Ed è certamente a questa apprezzabile impostazione della conduzione dell’aula che si deve la considerazione di una patologia in forza della quale di fatto si consente a un teste di stabilire improvvisamente e senza obiezioni possibili quale sia il momento nel quale l’esame possa iniziare, quando debba interrompersi e quando ancora ed eventualmente riprendere. Uno spettacolo inedito, strabiliante per la semplicità con la quale si va replicando sul proscenio processuale, mortificante per la dignità dell’aula e soprattutto lesivo del diritto di difesa. I continui rinvii» scrive ancora il legale «e soprattutto lo smembramento del controesame costituiscono un grave pregiudizio per il pieno esercizio del diritto di difesa del mio assistito che al contrario dovrebbe conoscere, in questo momento della vicenda processuale, il più ampio, incondizionato e incoraggiato spazio di piena e libera estrinsecazione».

«Noi stiamo esaminando l’unico artefice delle gravissime accuse che hanno travolto la giunta e soprattutto l’unico testimone delle sue stesse accuse. Il tribunale sa bene che le conseguenti pretese dazioni di ingentissime somme di denaro confluite in 25 episodi concussivi non hanno mai avuto altro testimone diretto che lo stesso Angelini. Ciò che il teste è riuscito a imporre» ha specificato Caiazza, «con un’inedita inversione tra accusato e accusatore o tra vittima e carnefice veicolata attraverso questa pretestuosa e abnorme centralità del proprio stato di salute è un inconcepibile freno nei confronti delle domande difensive, sulla cui libera esplicazione sembra spesso prevalere la preoccupazione di non abusare della pretesa fragilità fisica e psichica del teste».

«Dunque» ha conclude «le chiedo di predisporre ogni misura per impedire ulteriori, arbitrarie manovre dilatorie che consentano a un testimone di adottare comportamenti non altrimenti qualificabili come reticenza o rifiuto di rendere la propria doverosa testimonianza. Infine, le chiedo di garantire la difesa senza ulteriori indulgenze, di poter svolgere e concludere con tutta la forza che le regole del processo ci riconoscono un esame volto, senza altre indebite angustie, a sottoporre al vaglio di credibilità, attendibilità e coerenza le dichiarazioni accusatorie di Angelini»