
Roma, 14 apr 2012 – Un’impresa su due – precisamente il 49,6 per cento – chiude i battenti entro i primi 5 anni di vita e dall’inizio 2012 ad oggi ci sono stati 23 suicidi di cui 9 nel Veneto. E’ quanto emerge dai dati diffusi dalla Cgia di Mestre che segnala «la grave difficoltà che stanno vivendo le imprese, soprattutto quelle guidate da neoimprenditori». Il drammatico fenomeno ha colpito anche la Puglia (3 suicidi), la Toscana (3 suicidi), la Sicilia (3 suicidi), il Lazio (2 suicidi), la Lombardia (1 suicidio), l’Abruzzo (1 suicidio) e la Liguria (1 suicidio).
«Tasse, burocrazia, ma soprattutto la mancanza di liquidità – spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – sono i principali ostacoli che costringono molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo. E’ vero che molte persone, soprattutto giovani, tentano la via dell’autoimpresa senza avere il know how necessario, tuttavia è un segnale preoccupante anche alla luce delle tragedie che si stanno consumando in questi ultimi mesi».
«Il meccanismo si sta spezzando – prosegue Bortolussi – questi suicidi sono un vero grido di allarme lanciato da chi non ce la fa più. Le tasse, la burocrazia, la stretta creditizia e i ritardi nei pagamenti hanno creato un clima ostile che penalizza chi fa impresa. Per molti, il suicidio è visto come un gesto di ribellione contro un sistema sordo e insensibile che non riesce a cogliere la gravità della situazione».
La Cgia sottolinea l’importanza delle piccole micro imprese in chiave occupazionale. «Se, come ricorda l’Unione Europea, il 58% dei nuovi posti di lavoro è creato dalle imprese con meno di 10 addetti – osservano gli artigiani di Mestre – e se, come risulta dai dati Istat, il 60% dei giovani italiani neoassunti nel 2011 è stato assorbito dalle micro imprese con meno di 15 addetti, è chiaro che il Governo non può non intervenire abbassando il carico fiscale sulle imprese e in generale sul mondo del lavoro, altrimenti sarà difficile far ripartire l’economia di questo Paese».