
L’Aquila, 14 apr 2012 – «Non faremo cene elettorali, né aperitivi. Saremo in giro con il nostro camper e una moka per prendere un caffè con i nostri elettori». C’è tanto entusiasmo fra i supporters di Vincenzo Vittorini-sindaco alle prese con l’avventura di “L’Aquila che vogliamo“. Un entusiasmo e una gentilezza d’animo che rompono con i consueti canoni del registro politichese.
«Prima di incontrare Vincenzo zappettavo il mio orto – ha spiegato Ennio Molina che da pensionato si è trovato a fare l’uomo Sandwich – Ringrazio il candidato sindaco perchè grazie a lui sono ringiovanito. Sono stato sempre un uomo contro: venti anni fa mettevo i manifesti fuori dal municipio sui quali scrivevo: “ladri”. Poi ho visto questa lista e ho detto: devo fare qualcosa. Agli aquilani dico svegliatevi!».
La lista LcV si sente chiamata ad una rifondazione della città: «Anche nel XIII secolo c’erano i castelli sparpagliati come ora le new town e c’era qualcuno al di sopra di questi borghi che voleva decidere su tutti – ha detto Enrico Diamanti– Chi ha detto che per rifondare una città serve chi ha capito come funziona la macchina? Non mancano i mezzi tecnici, mancano le idee, e noi le abbiamo. Non essere un politico è un valore aggiunto».
Tanti giovani nella lista di LcV, alcuni hanno incontrato per caso Vittorini, ma ora sono una squadra unita, come se si conoscessero da sempre: «O si cambia o non si va avanti», dicono. «La politica non ci rappresenta più siamo stanchi», aggiunge Francesca Gioia. Anche Romanino, sulla sedia a rotelle racconta la sua esperienza: «All’inizio non ci volevo stare, venivo da una situazione molto deludente. Vittorini ha svegliato in me qualcosa. Io sono disabile e mi sono accettato. Se non vi accettate siete morti. Questa città non è ancora morta. Ci sono degli zombie, ma L’Aquila è come un vulcano: bisogna solo togliere il tappo».
In lista ci sono anche gli amici di sempre di Vittorini: Pierluigi Castellani e Carmine Maccarone. «Abbiamo le persone giuste al posto giusto – ha spiegato il dottor Vittorini – Non parleremo ma opereranno. Se tutto fosse andato bene noi non saremmo nati. Ci siamo perchè non ci è andato bene nulla di come è stato gestito sia il prima sia il post terremoto». Infine l’appello al voto del capolista Stefano Cencioni: «La città è silente e stanca, ma ogni cittadino deve fare una prova di coscienza e andare a votare». A.Cal