Autopsia Morosini, il medico: «Necessari ulteriori approfondimenti»

16 aprile 2012 | 18:41
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Autopsia Morosini, il medico: «Necessari ulteriori approfondimenti»

Pescara, 16 apr 2011 – «Non ci sono situazioni macroscopiche evidenti che ci permettano di determinare la morte del ragazzo». Questo il primo commento di Cristian D’Ovidio, il medico legale che oggi ha effettuato l’autopsia sul giovane corpo del calciatore del Livorno Piermario Morosini, morto in seguito ad un malore avuto in campo nel corso della partita di sabato Pescara-Livorno. «Ora – ha aggiunto il medico – sono necessari ulteriori approfondimenti anche di carattere tossicologico».

L’anatomopatologo comunque ha precisato di non poter «rilasciare dichiarazioni ufficiali», ribadendo la necessità di ulteriori accertamenti «per avere una esatta definizione del caso». L’autopsia è durata oltre sei ore. 

Sulle cause della morte del centrocampista, l’attenzione dei medici sarebbe concentrata sull’accertamento di difetti cardiaci come alterazioni strutturali dell’organo e su difetti genetici che coinvolgono la conduzione elettrica del cuore. Secondo le prime dichiarazione del medico legale, sarebbero esclusi aneurisma e infarto. In particolare, secondo quanto si apprende da fonti mediche interne all’Ospedale di Pescara, per approfondire le ipotesi sul difetto genetico di conduzione elettrica del battito del cuore i medici dovranno effettuare test specifici, comprese analisi del Dna. L’ipotesi principale è quella che sia insorta una fibrillazione ventricolare del cuore che avrebbe di fatto impedito la normale la funzione di pompa per poi arrivare all’arresto cardiaco. Tale aritmia potrebbe essere stata determinata appunto da un’anomalia di origine genetica. Tra l’altro, non sfugge all’attenzione dei medici una storia di familiarità per le malattie di cuore: il padre del giocatore sarebbe morto per una malattia cardiaca. Secondo gli esperti sono molte le malattie che riguardano la conduzione cardiaca alcune delle quali legate a difetti genetici (gli esperti le chiamano canalopatie, sindrome del Qt lungo e breve, Wolf Parkinson White, sindrome di Brugada). I successivi esami del Dna che dovrebbero essere effettuati all’università Cattolica di Roma, potrebbero mettere inoltre in evidenza se l’arresto cardiaco era o non era riattivabile.

INCHIESTA, AMBULANZA IN CAMPO DOPO 3’42" – Dall’indagine aperta dalla Procura di Pescara sulla morte di Piermario Morosini trapela gia’ qualcosa di utile ai fini dell’accertamento della precisa dinamica. Le riprese svelano la partenza dal campo dell’ambulanza c’e’ stata 3 minuti e 42 secondi dopo il malore accusato dal centrocampista del Livorno. Un dato definito "molto interessante" dagli inquirenti. Il calcolo preciso e’ stato reso possibile dopo l’acquisizione, da parte della Procura della Repubblica di Pescara, delle immagini di Sky, dalle quali e’ possibile determinare la tempistica dei soccorsi. Morosini inizia a barcollare quando sono passati 29’41" del primo tempo e l’ambulanza lascia lo stadio "Adriatico" al 36’05". Si nota anche che dopo 30 secondi dal malore i paramedici hanno gia’ infilato la cannula per la ventilazioni in bocca e il corpo di Morosini sembra dare segni di vitalita’. Dopo 1’49", esattamente al 31’30", si vede un medico che inizia a praticare il massaggio cardiaco e accanto al calciatore si intravede una barella. Dunque, le indagini per ricostruire l’esatta dinamica del triste accaduto proseguono in modo spedito. Nel pomeriggio, infatti, presso l’Istituto di anatomia patologica dell’Universita’ di Chieti, sono iniziati gli esami istologici sui reperti raccolti durante l’autopsia. Si dovra’ indagare su tutti gli organi interni del centrocampista bergamasco. Partecipa al lavoro anche Cristina Basso, il perito nominato dalla famiglia di Morosini, definita dai medici di Chieti una delle maggiori esperte di patologie cardiache in Italia.

FAMIGLIA: BASTA IMMAGINI DEGLI ULTIMI ATTIMI DI PIERMARIO: Mentre si accertano le cause della morte, i familiari di Piermario Morosini chiedono di non pubblicare immagini e video del momento della tragedia. L’appello è stato diffuso attraverso il sito del Livorno Calcio, che «a nome della famiglia Morosini – si legge in una nota –  chiede, gentilmente, a tutti i media di non riproporre più le immagini (video, foto) dell’attimo in cui Piermario cade in campo e degli attimi successivi dei soccorsi nella partita Pescara-Livorno». La richiesta è stata poi ribadita dal Luca Borgomeo, presidente dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart: «Ci associamo alla richiesta della famiglia Morosini – ha detto –  non siano più pubblicate foto o trasmessi video che riguardano gli ultimi atti di vita del calciatore. L’Italia ha partecipato a questa tragedia, andare oltre significherebbe eccedere». «Il dolore della famiglia Morosini – ha aggiunto – va rispettato anche accogliendo queste volontà. Anche noi pensiamo che giornali e tv debbano porre dei limiti in casi come questi».

GIOVEDI’ FUNERALI A BERGAMO – I funerali di Piermario Morosini, secondo quanto diffuso dall’agenzia Ansa, si terranno giovedì alle ore 11 nella chiesa parrocchiale di Monterosso, a Bergamo.

Il corpo di Morosini si fermerà a Livorno per permettere anche ai tifosi amaranto un ultimo saluto. Secondo quanto riferito dal presidente del Livorno Aldo Spinelli «ci sara’ il passaggio per 10-15 minuti della sua bara allo stadio di Livorno e con i tifosi sugli spalti sarà previsto anche un giro di campo».

La salma non sarà invece esposta a Pescara «per espresso desiderio della famiglia». La notizia emerge da un cartello esposto sulla porta principale di ingresso all’obitorio dell’ospedale. I familiari del giovane e gli amici hanno già lasciato la città, compreso il parroco arrivato a Pescara dopo il decesso del calciatore. La bara, sigillata, lascerà l’Abruzzo domani mattina.

Il Livorno Calcio, come era stato preannunciato, ha ritirato ufficialmente la maglia numero 25 «per onorare la memoria di Piermario Morosini».

LEGA PRO: SENZA DEFIBRILLATORI NON SI GIOCA – In queste giornate di lutto, si insiste molto sul tema della sicurezza in campo. Senza defibrillatori la Lega Pro domenica si fermerà. A lanciare l’ultimatum è il direttore generale Francesco Ghirelli. «Entro giovedì vogliamo una dichiarazione scritta dai presidenti sulla disposizione, data a inizio stagione, che richiedeva la presenza in campo dei defibrillatori in prima e seconda divisione. Altrimenti non si gioca». Sui campi di A e B, la presenza dello strumento per il pronto soccorso che tutti i cardiologi, anche alla luce del caso Morosini, giudicano imprescindibile, è prevista come indispensabile. Le società ne devono indicare la presenza nel piano sanitario che confluisce nel piano di sicurezza da sottoporre alla Questura, sottolinea la Federcalcio, e senza il quale le partite delle due massime divisioni non possono aver luogo.

Ambulanza e defibrillatore sui 42 campi dei due campionati. E in terza divisione? Una direttiva era stata diffusa a inizio stagione, ma ora la preoccupazione è per il suo rispetto. Ghirelli ha detto di aver incontrato ieri Maurizio Casasco, presidente della Federazione medico sportiva: «Abbiamo deciso di varare in settimana un protocollo con la Federazione, che abbia al centro il sistema di gestione dell’emergenza in campo. Organizzazione, formazione ed intervento, dall’idoneità dei giocatori a quella dello stadio». Una ricognizione a volo d’uccello su alcuni tra i 77 club della Lega Pro rivela situazioni d’eccellenza. Come il Perugia. Allo stadio ‘Renato Curi’ i defibrillatori sono addirittura quattro, sistemati in diversi strategici dell’impianto come lo spogliatoio e la sala medica. Ce ne é poi uno portatile che segue la squadra in trasferta. E lo staff medico è stato addestrato all’uso. Scendendo in Puglia, al Foggia, «se noi prevediamo la presenza di un’ambulanza allo stadio, siamo certi che disponga di un
defibrillatore e che abbia persone in grado di utilizzarlo – spiega Lino Zingarelli, responsabile comunicazione – Dopo quanto accaduto sabato faremo richiesta ufficiale affinché l’ambulanza abbia anche un defibrillatore, ammesso che finora non l’avesse». Il club non esclude l’acquisto dell’apparecchio, ma allora servirebbe anche qualcuno in grado di usarlo. Il Taranto già dall’inizio della stagione si è messo in regola. Allo stadio ‘Erasmo Iacovone’ ci sono ambulanze munite di defibrillatore e personale medico specializzato. Risalendo verso il centro, ecco la Ternana. La società rossoverde «in ogni partita disputata al ‘Liberati’ – spiega il ds Vittorio Cozzella – ha a bordo campo un’ambulanza con defibrillatore. Ma in più, la società ne ha uno suo». Al Nord, ora con l’Alessandria. Il club piemontese è dotato di defibrillatore, ma condivide la minaccia di non scendere in campo se non se ne doteranno tutte le società. «A parte la tragedia, che ha conosciuto comprensibilmente un’onda di emotività – sottolinea il presidente Maurizio Pavignano – bisogna intervenire con razionalità: anche la Lega Pro non può più prescindere da strumenti e strutture professionistiche in tutti i settori». Senza dimenticare che resta l’imponderabilità del fato, come ha ammesso Federica Lisi, moglie di Vigor Bovolenta, stroncato da un malore su un campo di pallavolo poche settimane fa: «Non c’era niente da fare, la morte di mio marito non fu questione di defibrillatore, il destino è più forte di tutto, a volte bisogna accettare la realtà senza cercare responsabili».